Scoperta la causa di recidiva nel tumore al colon-retto metastatico: lo studio italiano

I ricercatori hanno identificato l’ultima difesa innalzata dalle cellule cancerogene, che non permetteva ai farmaci di riconoscerle come maligne e quindi distruggerle. Questa scoperta potrà diventare la base di partenza per lo studio di nuove terapie, più mirate.
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Giulia Dallagiovanna 4 Settembre 2020
* ultima modifica il 23/09/2020

Contro il tumore al colon-retto, uno dei più frequenti tra la popolazione dei Paesi industrializzati, la battaglia è ancora aperta. Contro la forma metastatica oggi si ricorre soprattutto al cetuximab, un anticorpo monoclonale, soprattutto quando non è possibile intervenire con la chirurgia. Ma questo farmaco sembra funzionare sulla metà dei pazienti, mentre la restante non risponde in modo efficace alla terapia. Come potrai immaginare, capire il perché è fondamentale per poter trovare una nuova opzione di intervento ed è quello che hanno provato a fare i ricercatori dell'Istituto Tumori di Candiolo, nella città metropolitana di Torino, in uno studio pubblicato su Science Translational Medicine

Il problema è che le cellule tumorali in alcuni casi sono in grado di sopravvivere, disattivandosi temporaneamente, per poi riaccendersi e provocare delle ricadute. Insomma, tu pensi di esserti finalmente lasciato il cancro alle spalle, e invece questo torna a farsi sentire. E purtroppo sono proprio queste forme quelle che provocano il maggior numero di decessi legati a questa patologia.

Due proteine contenute nelle cellule tumorali possono attivarsi e farle assomigliare alle sane

Il team di ricerca si è accorto che vi sono due proteine, HER2 e HER3, all'interno delle cellule tumorali che di solito restano inattive. In alcuni casi però si svegliano e riescono a far assomigliare le cellule maligne a quelle sane. Dunque il cetuximab non le riconosce più come bersaglio da colpire e le lascia proliferare. Fino a quando queste non danno origine a un'altra massa cancerogena.

Analizzati alcuni campioni in laboratorio, si è visto come le cellule maligne attivassero questi due recettori proprio quando si registrava anche la massima risposta del tumore al farmaco. Il tumore, insomma, sentendosi minacciato, provava a nascondersi. E il problema è che ci riesce anche piuttosto bene.

Questa scoperta ha permesso di trovare una base di partenza per studiare nuove terapie, più mirate, che siano in grado di distruggere anche le ultime difese alzate dal tumore.

Fonte| "Colorectal cancer residual disease at maximal response to EGFR blockade displays a druggable Paneth cell–like phenotype" pubblicato su Science Translational Medicine, il 5 agosto 2020

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