“Secondo nome: Huntington”: quando il design incontra i bisogni del malato

Dalle posate da tavola alle lenzuola del letto, fino alla tavoletta da WC. La casa di una famiglia colpita dall’Huntington deve essere completamente riprogettata. La mostra “Secondo nome: Huntington” ci racconta come, attraverso i progetti degli studenti di design che hanno aderito al progetto di Huntington Onlus.
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Gaia Cortese 27 Ottobre 2018
* ultima modifica il 22/09/2020

Mangiare, dormire, vestirsi. Sono attività quotidiane semplici da svolgere, a cui quasi non rivolgiamo attenzione nel momento in cui le mettiamo in atto. Ma non potrebbe dire lo stesso un malato di Huntington.

L'Huntington è una patologia ereditaria del cervello determinata dalla perdita progressiva di cellule nervose. È una malattia che si manifesta generalmente tra i 30 e i 50 anni con disturbi emotivi e incapacità di controllare i movimenti degli arti inferiori e superiori; evolvendosi, la malattia comporta la perdita delle capacità cognitive e motorie. Non se ne sente molto parlare, eppure non è così rara, perché almeno una persona su 2.500 contrae la malattia.

La malattia di Huntington è causata da una mutazione genetica. Se uno dei genitori è portatore del gene Huntington, un eventuale figlio ha il 50% di probabilità di ereditare il gene mutato, per questo motivo, spesso nella stessa famiglia più persone sono affette dalla malattia. E questo è uno dei motivi per cui la malattia di Huntington viene spesso “nascosta”. Per un malato di Huntington, man mano che la malattia avanza, diventa difficoltoso riuscire a tenere in mano una posata, vestirsi autonomamente, muoversi in casa senza farsi male e senza danneggiare quello che ha intorno.

Da queste difficili condizioni di vita e dalla conseguente necessità di consentire una qualità di vita migliore ai pazienti, è nato nel 2015, il progetto Huntington&Design, dalle storie ai prototipi. Proprio partendo dall’ascolto dei bisogni delle famiglie e dalla condivisione delle possibili soluzioni individuate, l’associazione ha coinvolto studenti in oltre dieci università e scuole di settore italiane con lo scopo di costruire insieme oggetti di uso comune per migliorare la qualità della vita domestica di tutti i giorni. Sono stati così ri-pensati gli ambienti abitati dalle famiglie dei pazienti, perché le loro case non raccontassero solo una storia di difficoltà, ma fossero uno specchio delle sfide e del coraggio di chi le abita.

Credits: Huntington Onlus

Ai progettisti e designer under 35 coinvolti nel progetto come prima cosa è stata richiesta la realizzazione di un oggetto di utilizzo quotidiano: la tavoletta del wc. Un oggetto che rappresenta uno dei più grandi ostacoli per una famiglia in cui è presente l’Huntington: i movimenti involontari del malato, infatti, causano costantemente la rottura di questo supporto, costringendo le famiglie a doverne fare a meno.

Sono stati poi studiati altri oggetti di uso quotidiano: dalle lenzuola del letto, spesso danneggiate dai movimenti involontari del malato che si verificano anche di notte, a maniglie di design dalla forma circolare poste su librerie e lampade per offrire sostegno al malato nei suoi movimenti all'interno della casa.

La mostra "Secondo nome: Huntington" è stata esposta per la prima volta nel 2017 alla Triennale di Milano, successivamente a Pavia presso il Collegio Fratelli Cairoli, a Torino presso la Biblioteca Storica di Ateneo A. Graf dell’Università degli Studi e, in questi giorni fino al 4 novembre 2018, nella Biblioteca Civica di Brugherio, in provincia di Monza e della Brianza. L'obiettivo dell'Associazione Huntington Onlus, curatrice della mostra, è quello di far conoscere la malattia, affinché non sia più nascosta, e di costruire una rete di qualità per i malati e le loro famiglie.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.