Sei persone paraplegiche tornano a camminare con Stimo: nuove speranze per il nuotatore Manuel Bortuzzo

Sono già sei le persone paraplegiche che sono tornate a camminare grazie a Stimo, una stimolazione elettrica del midollo spinale progettata da un team dell’Università di Losanna. A breve partirà una sperimentazione anche su pazienti con lesioni spinali recenti e il pensiero corre subito al nuotatore 19enne Manuel Bortuzzo.
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Giulia Dallagiovanna 8 Aprile 2019
* ultima modifica il 22/09/2020

Sei persone paraplegiche, oggi camminano. Sono tornate a muovere le gambe grazie a una tecnica wireless di stimolazione elettrica del midollo spinale. Si chiama Stimo, è stata progettata dall'Università di Losanna, e ha fatto registrare un miglioramento nella funzione degli arti anche una volta che l'apparecchiatura veniva spenta. Risultati che in Italia hanno subito fatto pensare a una persona ben precisa: Manuel Bortuzzo, il nuotatore 19enne che lo scorso febbraio è stato colpito da un colpo di pistola che gli ha compromesso la mobilità dalla vita in giù.

Su Ohga ti avevamo già parlato di come si può tornare a camminare con Stimo e ora sembra diventare una possibilità sempre più concreta per i pazienti di tutto il mondo. Grégoire Courtine, docente alla International Paraplegic Foundation del Politecnico federale di Losanna, che ha ideato questa tecnica, ha annunciato che il prossimo anno verrà avviata una sperimentazione anche su persone che riportano lesioni spinali recenti. Ed è proprio in questo programma che potrebbe rientrare Manuel Bortuzzo.

Le persone già testate riuscivano a muovere gli arti anche una volta che l'apparecchiatura era spenta

L'unico ostacolo, in realtà, è proprio il tipo si ferita riportata dal nuotatore, che è stata determinata da un proiettile che ha colpito il ragazzo durante un agguato a Roma. Fino ad ora i test sono invece stati effettuati su chi riportava traumi di origine differente e vecchi di alcuni anni. Gli esiti però sono stati molto positivi, al punto che il miglioramento non è stato registrato solo a livello di ossa e articolazioni, ma anche nelle funzioni neurologiche.

Quello a cui il team di ricerca sta lavorando al momento è rendere l'apparecchiatura più facilmente fruibile, magari arrivando a telecomandarla grazie a uno smartphone o uno smartwatch.

Fonte| Ansa

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