Sì, anche chi si è vaccinato può morire di Covid-19: questo però non significa che il farmaco non funzioni

Il vaccino anti-Covid è sicuro ed efficace ma, come qualsiasi altro farmaco, non protegge al 100% dal virus e dalle sue conseguenze più drammatiche. Soprattutto se colpisce persone immunocompromesse o chi nonostante la doppia dose non ha sviluppato un’adeguata risposta anticorpale.
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Kevin Ben Alì Zinati 20 Ottobre 2021
* ultima modifica il 25/10/2021

Se questi mesi di pandemia sono una navigazione a vista in un mare buio e irrequieto, la scienza è la stella polare da seguire per non perderti.

Affidarsi alla scienza, oggi, significa (anche) credere che tutti i vaccini autorizzati fino ad ora siano lo strumento che ci permetterà di raggiungere il porto attraverso la tempesta.

E fidarsi della scienza vuol dire dunque essere consapevoli che sì, questi farmaci ci proteggono contro il virus e le sue conseguenze più nefaste, ma non lo fanno al 100%, come non può garantirlo nessun altro farmaco approvato e in commercio da anni contro nessuna malattia, infezione, virus o batterio.

Devi quindi capire che ci si può infettare e morire anche dopo essere stato vaccinato per il Covid-19: è poco probabile ma comunque possibileuesto però non significa che il

Questa consapevolezza è fondamentale. È ciò che ti tiene lontano da chi strumentalizza una notizia per diffondere paura e fare disinformazione. Da chi dice, per esempio, che la morte dell’ex segretario di Stato americano Colin Powell dovuta al Covid-19 nonostante la doppia dose è l’ennesima prova che il vaccino non funziona, uccide e non ha alcun senso di essere somministrato.

Semplicemente: non è vero. L’ha ribadito in una recente intervista alla Cnn anche Leana Wen, medico di emergenza e professore di politica e gestione sanitaria alla George Washington University Milken Institute School of Public Health.

La dottoressa Wen ha spiegato che i vaccini sono “straordinariamente efficaci” nel prevenire il Covid-19 e soprattutto una sua forma grave. A supporto delle proprie parole ha portato i dati elaborati dai Cdc statunitensi che evidenziano come il vaccino sia in grado di ridurre di 6 volte la probabilità di risultare positivi al Covid-19 e di ben 11 volte quella di morte.

Significa che chi sceglie di vaccinarsi hai sei volte meno probabilità di sviluppare il Covid-19 e 11 volte meno probabilità di morire rispetto a chi non si vaccina.

La stessa conclusione, con numeri differenti ma in linea con quelli americani, arrivano dall’ultimo monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità. Analizzando l’andamento della pandemia a cavallo tra settembre e ottobre, gli esperti italiani hanno rilevato che la maggior parte dei casi positivi segnalati in Italia in quel periodo riguardano soggetti non vaccinati.

Questa è la tabella dell’ultimo report del Ministero della Salute che mette in relazione la popolazione italiana over12 con i casi confermati, le ospedalizzazioni, i ricoverati in terapia intensiva e i decessi negli ultimo 30 giorni dalla dato di rilascio del documento, ovvero il 13 ottobre 2021. Fonte: Ministero della Salute

Non solo. Il 42,6% dei decessi negli over80 (la fascia di popolazione più a rischio e quella a cui apparteneva Colin Powel, morto a 84 anni) sarebbe avvenuto tra coloro che non avevano ricevuto alcuna dose di vaccino mentre l’efficacia della vaccinazione nel prevenire la morte sarebbe pari all’83,4% quando non è completa e del 94,3% quando invece si completa il ciclo.

Il vaccino è quindi altamente efficace contro il Covid-19, tuttavia non lo è in modo totale. “I vaccini contro il Covid-19 non proteggono al 100% – ha spiegato la dottoressa Wen – Nessun vaccino lo fa, probabilmente praticamente nessun trattamento medico è efficace al 100%. Ciò non significa che il vaccino non funzioni o che non vada preso”.

Qui invece puoi vedere la rappresentazione grafica della distribuzione per stato vaccinale dei valori percentuali di cui ti ho parlato prima. Fonte: Ministero della Salute

Per la professoressa della George Washington University è lo stesso discorso che vale per le malattie cardiache, per le quali si prendono farmaci che però non sono efficaci al 100%. Se anche qualcuno finisce in ospedale per un’acutizzazione della patologia questo, spiega, non può rappresentare un valido motivo per non assumerli.

Il punto semmai è un altro: la consapevolezza, ancora una volta. E cioè che alcune persone nonostante la vaccinazione hanno maggiori probabilità di avere esiti gravi dovuti al Covid-19.

La dottoressa Wen ha spiegato che i più anziani e chi soffre di più patologie concomitanti (proprio come l'ex segretario di stato americano), una volta infettati, hanno “maggiori probabilità di soffrire di malattia grave e di morire in seguito all’infezioni”. 

Chi è particolarmente a rischio poi sono le persone immunocompromesse. È per questo che negli Stati Uniti (oltre ad Israele e altri paesi) e anche in Italia è partita la nuova fase della campagna per somministrare una terza dose di vaccino alla fascia di popolazione più a rischio.

Il Ministero della Salute, su indicazione dell’Aifa, ha autorizzato una dose “addizionale” per chi non ha avuto una risposta immunitaria adeguata dopo le prime due e una iniezione “booster” che richiami gli anticorpi mantenendo o ripristinando un adeguato livello di risposta immunitaria.

Per rimarcare con forza la sicurezza e soprattutto l’utilità del vaccino anti-Covid, l’esperta ha concluso l’intervento facendo riferimento a uno studio di modellizzazione supportato dal National Institutes of Health secondo cui i vaccini Covid-19 avrebbero impedito più di 139mila decessi nei primi cinque mesi in cui erano disponibili.

Il messaggio quindi è semplice: i vaccini anti-Covid funzionano e riducono la probabilità di contrarre malattie, di ammalarsi gravemente e morire ma bisogna essere consapevoli che non lo sono al 100%. In fondo, nella scienza, cosa lo è?

Fonte | Ministero della Salute

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