Sindrome di Asperger: 5 cose che forse non sapevi  

Oggi è la Giornata Mondiale della Sindrome di Asperger. Chi ne soffre ha problemi nel linguaggio e difficoltà nell’instaurare rapporto sociali e sappiamo che il disturbo rientra nello spettro dell’autismo ma al momento non ci sono ancora certezze su origini e cause. Ci sono però cinque curiosità poco note che possono aiutarti a dipingere un quadro più completo su un disturbo così diffuso.
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Kevin Ben Alì Zinati 18 Febbraio 2020
* ultima modifica il 22/09/2020

Ha qualche difficoltà in più nel linguaggio perché non pone attenzione al tono della voce e alle espressioni del viso, è tendenzialmente timido e solitario e fa fatica a creare amicizie. Chi soffre della Sindrome di Asperger potrebbe anche sviluppare patologie come la depressione, il deficit dell’attenzione e soffrire di attacchi epilettici, sappiamo poi che il disturbo rientra ormai appieno nello spettro autistico.

Anche se questo è il potenziale identikit delle persone che vivono tutti i giorni con la Sindrome di Asperger, la ricerca tuttavia non ne ha ancora individuato con certezza origine e cause e il capitolo, al momento, resta ancora da scrivere. Ci sono però cinque aspetti poco noti o sottovaluti che proprio oggi, nella Giornata Mondiale della Sindrome di Asperger, potrebbero aiutarti a conoscere un po’ meglio un disturbo così diffuso eppure così misterioso.

Diffusione in Italia

Una delle prime domande che ti starai facendo riguarderà i numeri. Ovvero: quanti sono gli Asperger in Italia? La risposta l’ha data la Sinpf, la Società italiana di Neuropsicofarmacologia. L’Asperger può riguardare circa l’1% della popolazione e spesso chi ne soffre può sviluppare anche l’Adhd, cioè il disturbo da deficit di attenzione e iperattività. E nonostante sia difficile ottenere cifre e dati univoci soprattutto perché la diagnosi non sempre è così evidente, la Sinpf ha stimato che nel nostro paese il numero di italiani che soffrono della Sindrome di Asperger e dell’Adhd si aggiri attorno a 1,5 milioni, circa uno caso ogni 40 persone. Ma la fotografia fatta dalla Sinpf mostra anche che sarebbe solo 300mila coloro che vengono diagnosticati e curati: facendo i conti, un italiano su cinque sarebbe affetto da Asperger.

La diffusione in base al genere

Lorna Wing fu tra le prime psichiatre che si impegnarono nello studio dell’autismo e quando nel 1981 pubblicò le proprie ricerche, mise in risalto che le persone con diagnosi di “autismo ad alto funzionamento” (in cui per noi oggi rientra l’Asperger) erano praticamente solo maschi, circa 15 volte più ragazzi che donne. La Sindrome, come tutto lo spettro dell’autismo, è stato ed è ancora oggi al centro di grandi studi e ricerche. Nel 1993, in Svezia, ne venne effettuato un molto più ampio rispetto a quello messo in piedi da Lorna Wing, che contemplava 34 “pazienti”, e il rapporto maschio-femmina stabilito dallo studio fu di quattro a uno. Nel 2009 si riteneva che l’1,8% degli uomini e dei ragazzi inglesi che avevano partecipato allo studio aveva una diagnosi di autismo, rispetto allo 0,2% delle donne e delle ragazze; nel 2015 la National Autistic Society aveva abbassato il rapporto a 3:1, sottolineando comunque un’incidenza più alta nei maschi che nelle femmine.

La Sindrome di Asperger è ereditabile

Non si conoscono le causel’origine ma oggi abbiamo un pezzo importante del puzzle sulla Sindrome di Asperger. La rivista scientifica Nature Genetics, nel 2019, ha pubblicato uno studio che ha dimostrato come la Sindrome di Asperger sia ereditabile. Un team di ricercatori internazionale infatti ha preso in analisi il DNA di oltre 18.000 persone a cui era stata in precedenza diagnosticata una forma di autismo e ha riscontrato che, oltre a una sovrapposizione genetica tra la Sindrome, l’elevato successo accademico e il QI, il tasso di ereditabilità del disturbo di Asperger è addirittura il doppio rispetto alle altre forme “classiche” di autismo.

Una donna prima di Hans Asperger

Forse lo sapevi già: il “papà” della Sindrome fu Hans Asperger, un pediatra austriaco che per primo, nel 1944, studiò e delineò il modello comportamentale dell’autismo. I suoi studi però non ottennero larga diffusione a causa della frammentazione post Seconda Guerra mondiale e della difficoltà legata alla comprensione della lingua tedesca e così il disturbo venne ribattezzato con il suo nome per la prima volta solo trent’anni dopo. Nel 1981 Lorna Wing pubblicò le traduzioni del lavoro di Asperger, lo fece (ri)conoscere alla comunità scientifica e categorizzò i sintomi dell’autismo ad alto funzionamento sotto la dicitura di “Sindrome di Asperger”. Di lì a pochi anni, il nome fu ufficialmente accettato.

Quasi vent’anni prima, tuttavia, un’altra ricerca scientifica aveva analizzato e identificato i tratti tipici dell’autismo ad alto funzionamento (e quindi della Sindrome). La firma, però, non era di Hans Asperger ma Grunya Sukhareva, psichiatra infantile di origini russe e fondatrice della facoltà di psichiatria infantile all’Istituto Centrale di Formazione medica post-laurea di Mosca.

Nel 1925 aveva tenuto sotto osservazione sei bambini che oggi definiremmo autistici, aveva tratteggiato in modo molto preciso il loro quadro clinico e poi aveva pubblicato lo studio: rileggendo la sua analisi è emerso che, se guardati con ciò che sappiamo oggi, i sei bambini sembrano sottostare precisamente alla diagnosi di Asperger. Se quindi Asperger è il papà della Sindrome, la “mamma” è senza ombra di dubbio Grunya Sukhareva.

Quasi 1,5 milioni di italiani soffre di Asperger e solo 300mila persone ricevono una diagnosi e vengono curati

La prima scuola per gli Asperger

Le difficoltà che incontra chi soffre della sindrome di Asperger sono molte e spesso anche invalidanti in diversi ambiti della vita, dalla famiglia a quello professionale. La Scuola Futuro Lavoro è il primo istituto in Italia pensato proprio per aiutare chi soffre di Asperger a convivere in modo efficace e pieno con la Sindrome.

L’obiettivo della scuola, che ha base a Milano, è quello di preparare professionisti del settore tecnologico 4.0 e per questo svolge attività di formazione in due direzioni: alle lezioni “frontali” di graphic design, informatica, videomaking e digital fabrication ha scelto di affiancare corsi più “sociali” per imparare, per esempio, ad affrontare un colloquio o a relazionarsi con il proprio ambiente di lavoro.

Fonti | Spazio Asperger ; National Autism Society

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