Hanno sostituito la valvola tricuspide del cuore con una nuova e innovativa protesi valvolare. L’hanno fatto senza bisogno di aprire il torace e infilando la protesi attraverso un catetere inserito dall’inguine tramite la vena femorale.
Ma non basta: il primo intervento di questo tipo mai eseguito in Italia, e il 25esimo al mondo, ha salvato una donna di oltre settant’anni affetta da una gravissima insufficienza della valvola tricuspide.
Si tratta di una patologia subdola, spesso diagnosticata in fase avanzata, quando ormai diventa molto elevato il rischio operatorio, e che si contraddistingue per sintomi gravi, come debolezza e affanno, che su un’anziana diventano ancora più invalidanti.
Il successo record va a un’équipe dell’Emodinamica dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana, in collaborazione con l’Università di Pisa: sono stati loro a impiantare con successo la nuova pretesi il soli 70 minuti.
Merito, probabilmente, anche delle delicatissima fase preparatoria avvenuta il giorno prima di entrare in sala operatoria, quando i chirurghi hanno simulato l’intervento e provato il funzionamento dell’impianto con un simulatore dotato di un cuore di silicone identico a quello della paziente, ottenuto con la stampa in 3D sulla base della TAC.
L’impianto della protesi è stato tollerato benissimo dal cuore della donna, che è stata riportata nella sua camera di degenza senza bisogno di un ricovero in terapia intensiva o di farmaci endovenosi.
Le sue condizioni erano così buone che il giorno dopo l’operazione si è alzata e nel giro di tre giorni è addirittura tornata a casa: un tempo di recupero record per l’intervento di sostituzione valvolare tricuspidalica, fanno sapere dal nosocomio di Pisa.
Dal punto di vista tecnico, è stato un intervento molto simile a quello eseguito a Massa pochi giorni fa da un’équipe di cardiologi interventisti dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana e della Fondazione Monasterio.
Rrispetto a quell’intervento, però, la protesi impiantata nella donna di Pisa è dotato di un sistema di ancoraggio diverso e di una sorta di “foro di sfiato” che ne facilita l’adattamento al cuore.
È infatti l’unica disegnata per adattarsi alla forma asimmetrica dell'anello tricuspidale, consentendo l’impianto anche in pazienti il cui ventricolo destro è molto indebolito.
Fonte | Azienda ospedaliero-universitaria pisana