L'Africa era stata finora risparmiata da epidemie di massa e conte strazianti di morti. C'erano sì stati dei contagi da coronavirus e anche alcune vittime, ma i numeri erano molto distanti da quelli che conosciamo bene qui in Italia.
Purtroppo però le cose stanno peggiorando di giorno in giorno nel continente africano. Infatti, se fino a qualche giorno fa i contagi quotidiani non hanno mai superato i 50 al giorno, da poco più di una settimana questo dato è diventato preoccupante. Stando ai dati dell'Oms, dal 20 marzo i nuovi casi ogni giorno non sono mai meno di 100 e, soprattutto, sono in crescita esponenziale fino ad arrivare ai 456 del 26 marzo.
Secondo i dati dell'Oms, il 18 marzo erano 11 i nuovi Stati che avevano diagnosticato contagi e si tratta di Angola, Capo Verde, Ciad, Eritrea, Niger, Madagascar, Mali, Mauritius, Mozambico, Uganda e Zimbabwe per un totale di 1371 casi di Covid-19. Solo una settimana dopo, cioè il 25 marzo 2o2o (appena 3 giorni fa), sono diventati 38 i Paesi in cui il coronavirus era presente, per un totale di 1716 casi. Primo in questa triste classifica è il Sud Africa con i suoi 709 casi, seguito da Algeria (264 casi), Burkina Faso (114 casi), Senegal (86 casi).
La popolazione africana, oltre che essere molto numerosa, è anche molto giovane e questo comporta anche una logica conseguenza: l'età media delle persone positive al coronavirus è molto bassa. Parliamo infatti di 41 anni.
La possibilità che l'epidemia possa diffondersi in maniera dilagante in Africa non solo è concreta, ma sembra ormai un fatto certo. E purtroppo questo non promette nulla di buono. Gli ospedali africani, seppur con eccezioni positive, hanno uno standard che non è neanche lontanamente paragonabile a quello occidentale o cinese. Il sistema sanitario italiano è tra i migliori al mondo, eppure conosciamo tutti i numeri dei contagi e delle vittime nel nostro Paese.
Ed è proprio considerando lo stato della sanità in Africa, l'alta densità dei villaggi e delle città, l'elevata diffusione dell'Hiv insieme alle condizioni di estrema povertà in cui vivono molte popolazioni del continente, l'Oms sta cercando di lavorare sulla prevenzione e sulla diagnosi precoce del Covid-19. L'obiettivo è quello di riconoscere l'infezione da coronavirus ai primi sintomi per poter trattare i pazienti prima che le loro conseguenze peggiorino e per poter isolare loro e tutti i loro contatti più stretti.
Proprio con l'intento di riconoscere il più precocemente possibile l'infezione da coronavirus, gli Stati africani, affiancati dall'Oms, hanno potenziato i presidi e gli strumenti di diagnosi. In un mese e mezzo i laboratori per effettuare i test da coronavirus si sono moltiplicati: ti basta pensare che il 2 febbraio erano solo 2 i Paesi in grado di effettuare i test, il 25 marzo invece erano ben 42.
In un report pubblicato qualche giorno fa, l'Oms ha espresso tutta la sua preoccupazione per come si stanno evolvendo i numeri del coronavirus in Africa, ma anche per le peculiarità (non positive) del continente.
"La maggior parte dei paesi africani a basso reddito ha diverse vulnerabilità, tra cui fragili sistemi sanitari per far fronte a elevati carichi di lavoro, elevata prevalenza di HIV, malnutrizione e una crescente incidenza di malattie non trasmissibili e di altre malattie croniche", è l'allarme dell'Oms.
Come andare incontro quindi a questa curva in salita di contagi e morti dovuti all'epidemia di Covid-19 in Africa?
È ancora l'Oms a suggerire due strade, in base alla gravità della diffusione del virus nel Paese:
Tutti gli Stati del continente africano devono inoltre invitare i cittadini a mantenere la distanza di sicurezza, adottare le pratiche di una buona igiene personale e nello stesso tempo prepararsi a tutti i possibili scenari.
Fonte| Oms