Spegnere i geni che favoriscono il glioblastoma: così la scienza prova a contrastare uno più aggressivi e letali tumori del cervello

Una catena corta di aminoacidi messa a punto da un gruppo internazionale di ricercatori guidati dall’Università del Surrey, nel Regno Unito, e capace di inibire l’attività dei geni Hox potrebbe dare il via a un potenziale trattamento contro il glioblastoma multiforme.
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Kevin Ben Alì Zinati 11 Maggio 2022
* ultima modifica il 11/05/2022

Potremmo aver trovato un potenziale alleato contro il glioblastoma, uno dei più grandi spauracchi della medicina.

Spauracchio, sì. Questa forma aggressiva di tumore al cervello che colpisce il sistema nervoso centrale e ha origine nella glia, un gruppo di cellule in sostegno a quelle nervose, non rappresenta solo il 45% di tutti i tumori cerebrali.

È un tumore maligno che colpisce soprattutto dai 65 anni in su senza tuttavia risparmiare la fascia dei più giovani, dove non poi così raro, ma soprattutto è caratterizzato da un’aspettativa di vita decisamente bassa. Chi ne soffre, purtroppo, quasi mai supera i tre anni dalla diagnosi: la sopravvivenza a cinque anni riguarda invece solo il 5% delle persone.

Una catena corta di aminoacidi secondo un gruppo internazionale di ricercatori guidati dall'Università del Surrey, nel Regno Unito, potrebbe tuttavia diventare la base per un potenziale trattamento contro il glioblastoma multiforme perché inibirebbe efficacemente le attività dei geni Hox: quelli, cioè, responsabili della crescita di questo tumore del cervello.

I geni Hox hanno un ruolo decisivo nella crescita sana del tessuto cerebrale ma di solito vengono silenziati alla nascita ma quando invece vengono riaccesi in modo inappropriato possono funzionare all’opposto, favorendo lo sviluppo e la progressione di tumore proprio nel cervello.

Da tempo la scienza è consapevole che la disregolazione di questi geni è strettamente connessa al glioblastoma multiforme ma fino ad ora non sapevamo, in sostanza, come intervenire in questo meccanismo.

Come hanno spiegato sulla rivista BMC Cancer, gli scienziati hanno messo a punto una molecola specificamente mirata contro questi geni. In sostanza, questa catena corta di amminoacidi chiamata HTL-001 si concentra sulla sovraespressione dei geni Hox bloccando l'interazione tra le proteine e un cofattore chiamato PBX, inducendo le cellule del tumore all’apoptosi, cioè al suicido cellulare.

Dopo averla testata su dei modelli animali (topi), i ricercatori hanno osservato che la “loro” molecola era riuscita a offrire un miglior controllo delle masse tumorali aumentando anche la sopravvivenza degli animali stessi.

“Anche se siamo ancora all'inizio del processo, il nostro progetto di sette anni offre un barlume di speranza per trovare una soluzione alla disregolazione del gene Hox, che è associata alla crescita del glioblastoma multiforme e di altri tumori, e che si è rivelata un obiettivo sfuggente per così tanti anni” ha spiegato Hardev Pandha, capo progetto e professore di oncologia medica presso l'Università del Surrey.

Fonte | "HOX and PBX gene dysregulation as a therapeutic target in glioblastoma multiforme" pubblicata il 13 aprile 2022 sulla rivista BMC Cancer

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