Spreco alimentare: perché tendiamo a gettare via più cibo di quanto dovremmo

Lo spreco alimentare è uno dei maggiori paradossi del nostro tempo: acquistiamo troppo cibo, senza valutare quando e se riusciremo a consumarlo, finendo poi per dimenticarlo nelle nostre cucine e buttarlo. In Italia e in tutto il mondo si sprecano ogni giorno quantità inimmaginabili di alimenti e alla base del problema c’è un meccanismo che parte dalla produzione. Cerchiamo allora di capirne le cause e i danni che questo fenomeno può provocare all’ambiente.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Sara Del Dot 24 Giugno 2020

Per spiegarti esattamente cos'è lo spreco alimentare, parto da un esempio tratto dalla vita di tutti i giorni: siete soltanto in due a cena ma nell’acqua bollente hai buttato il doppio della pasta necessaria e ora hai un bel po’ di rigatoni cotti in eccesso. O ancora, hai deciso di acquistare delle verdure particolari, convinto che nel giro di una settimana le avresti impiegate in qualche ricetta. Non è successo, e ora ti ritrovi con un agglomerato ammuffito spinto in fondo al frigorifero.

Ti sarai ritrovato almeno una volta in una di queste spiacevoli situazioni. E la conseguenza, purtroppo, è una sola: buttare via il cibo avanzato o andato a male.

Lo spreco alimentare è uno dei grandi problemi del nostro tempo, in particolare dei paesi più sviluppati. Acquistare più di quanto si consuma, dare per scontato che il nostro piatto sarà sempre pieno e quindi abbondare senza una reale ragione, non controllare (o controllare poco) le date di scadenza. Il risultato? Solo in Italia, si parla di 65 kg di cibo a testa buttati via ogni anno, 1,3 miliardi di tonnellate nel mondo intero (dati FAO).

Ecco perché il solo modo di invertire il trend è comprendere il problema, individuarne le cause e prendere coscienza dell'impatto che questo fenomeno ha sull'ambiente. Infine: come si può rimediare? Quest'ultimo è un tema così ampio, che abbiamo dedicato un articolo separato alle soluzioni per ridurre lo spreco alimentare.

Definizione

Se cerchi una definizione precisa che spieghi il significato di spreco alimentare (food waste in inglese) puoi riferirti a quella data dalla Commissione Europea, che descrive il problema come "l’insieme dei prodotti scartati dalla catena agroalimentare, che – per ragioni economiche, estetiche o per la prossimità della scadenza di consumo, seppure ancora commestibili e quindi potenzialmente destinati al consumo umano – sono destinati ad essere eliminati o smaltiti”.

La FAO, ovvero l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, propone un altro modo di guardare alla questione, spiegando che l'espressione spreco alimentare "si riferisce a un calo di quantità o di qualità del cibo in seguito alle decisioni e le azioni compiute dai rivenditori, fornitori e consumatori", menzionando poi 3 dei modi più frequenti in cui il cibo viene sprecato:

  • Attraverso lo scarto di prodotti freschi che per forma, colore o dimensioni sono diversi da ciò che è considerato ottimale
  • Attraverso lo scarto di cibi che sono vicini o hanno raggiunto la data entro la quale dovrebbero essere preferibilmente consumati
  • Attraverso l'inutilizzo o lo scarto di grandi quantità di cibo avanzate nelle cucine domestiche o in quelle di ristoranti o altri stabilimenti

Ma perché accade questo? Come è possibile che, sempre più sensibili e consapevoli (quest’anno per la prima volta si è registrato un calo nella tendenza allo spreco degli italiani) ancora non riusciamo a ottimizzare al meglio le nostre abitudini alimentari, evitando di sprecare la nostra fonte di sopravvivenza?

Prima di affrontare una ad una le cause dello spreco alimentare, è importante sottolineare che questo fenomeno interessa vari momenti della filiera di produzione di cibo. Prima di arrivare sulle nostre tavole, infatti, una cospicua parte degli alimenti viene gettata via sia durante la produzione sia durante la distribuzione. E noi, con le nostre cattive abitudini, diamo il colpo di grazia.

Le cause dello spreco alimentare

Cerchiamo ora di capire insieme perché la nostra tendenza allo spreco è così alta e a quali aspetti dovremmo fare più attenzione per migliorare il nostro approccio a questo problema.

Le fasi in cui la gran parte del cibo viene sprecata sono quelle lontane dai nostri occhi e di cui non abbiamo una reale percezione, ovvero la produzione (industriale prevalentemente) e la distribuzione. Durante la produzione e la raccolta, infatti, in particolare riguardo gli alimenti di origine agricola, una parte consistente di prodotti viene accidentalmente lasciata nei campi perché non raccolta in modo adeguato. Durante la lavorazione, l’inserimento nel packaging e il trasporto, poi, si tende a scartare i prodotti “brutti”, quelli ammaccati, rovinati o non gradevoli alla vista. E così, un’altra bella fetta di cibo buono e decisamente commestibile finisce inutilizzato.

Infine, arriviamo noi. Le cause delle nostre pessime abitudini in ambito alimentare sono diverse ed è probabile si basino sulla nostra tendenza ad avere tutto e subito, a scegliere da uno scaffale senza domandarci cosa si cela dietro ciò che stiamo acquistando, in generale senza porci domande di cui non vorremmo davvero conoscere la risposta. Proviamo a definire con maggiore chiarezza cosa davvero rappresenta un ostacolo al nostro buonsenso.

  • Gli occhi più grandi della pancia: forse per un’irrazionale paura di rimanere senza, forse sentendo il bisogno di avere sempre un po’ di cibo “di scorta”, tendiamo ad acquistare più di quanto in realtà di servirebbe, di conseguenza parte della nostra spesa rimane abbandonata in fondo a uno scaffale o nel frigorifero in attesa di essere buttata.
  • Porzioni prefissate: se per pigrizia acquisti frutta, verdura o carne in modalità preconfezionata, ovvero nelle vaschette o sacchetti con una porzione prefissata che una volta aperta è impossibile richiudere in modo efficace, tenderai a gettare via ciò che avanza. Dovresti cercare di prendere solo ciò che ti serve nella misura in cui ti serve, anche se per fare questo occorre qualche minuto (secondo?) in più.
  • Promozioni ingannevoli: chi non è mai caduto nel trabocchetto del prodotto scontato al 70% grazie a una scadenza fin troppo prossima? Poi magari quella sera scegli di ordinare a domicilio o restare fuori a cena. E il giorno dopo quel prodotto tanto conveniente finisce nel bidone.
  • Date di scadenza: la sola presenza su uno scaffale non è sinonimo di acquistabilità. Mi spiego meglio. Se non controlli le date di scadenza, diventa complicato capire se riuscirai a mangiare quell’alimento oppure no. Cerca quindi di controllare sempre il fine vita del prodotto, così da riuscire a evitare lo spreco fino all’ultimo.

E dopo aver passato il rassegna le ragioni per cui sprechiamo, puoi capire come evitarlo il più possibile.

La legge

Forse non ne eri a conoscenza, ma nel settembre 2016 è entrata in vigore la legge 166/2016, nota anche come legge Gadda, dal nome di Maria Chiara Gadda, la politica che l'ha proposta. Si tratta di una normativa che ha naturalmente l'obiettivo di ridurre gli sprechi, non solo di cibo ma anche di farmaci, partendo da alcune definizioni formulate con chiarezza, tra cui quella di spreco alimentare, per arrivare poi a una serie di punti che hanno facilitato enormemente il recupero di alimenti e farmaci e la loro donazione a fini di solidarietà, oltre ad assicurare incentivi ai ristoratori che promuovono l'utilizzo della doggy bag, per far sì che i clienti possano portarsi a casa il cibo avanzato.

Come potrai immaginare, si è trattato di un passaggio davvero importante nella lotta allo spreco alimentare: se vuoi approfondire la questione, abbiamo spiegato nel dettaglio cosa prevede la legge Gadda e i primi risultati già ottenuti.

Impatto ambientale

Hai mai pensato allo spreco di cibo come ulteriore fonte di inquinamento, che va aggiungersi a tutte le altre con cui danneggiamo il pianeta? Se ci pensi attentamente, capirai che è così: buttare via degli alimenti significa sprecare tutte le risorse coinvolte nella sua produzione, come la terra, l'acqua o l'energia utilizzata. In alcuni casi, poi, può voler dire sfruttare inutilmente i combustibili fossili, dai quali dovremmo cercare di allontanarci il più possibile a favore delle energie rinnovabili e pulite.

Come se non bastasse, una volta finiti in discarica, i rifiuti alimentari producono emissioni che contribuiscono all'effetto serra: secondo le stime della FAO, se paragonassimo lo spreco alimentare a una nazione, i gas prodotti lo renderebbero il terzo Paese più inquinante al mondo, nel podio con gli Stati Uniti e la Cina.

(Modificato da Alessandro Bai il 18-3-21)