Non era ancora venuto al mondo eppure il suo organismo era già compromesso. Tutto per colpa di un tumore al rene, una neoplasia fetale di 5 centimetri che aveva perfino superato anche l’aorta e la vena cava.
Oggi il bimbo operato dai chirurghi dell’unità operativa di chirurgia pediatrica del Policlinico di Palermo sta bene e la mamma ha cominciato ad alimentarlo con il biberon, ma è servito un intervento delicato e d’urgenza.
La patologia era stata diagnosticata in epoca prenatale e per questo la donna era stata tenuta sotto controllo e monitorata durante tutto il corso della gravidanza: l’idea dei chirurghi era aspettare la nascita naturale del bambino per poi procedere con l’intervento.
Il piano procedeva finché le condizioni ostetriche sono peggiorate, rendendo necessario un parto prematuro alla 30esima settimana di gestazione e la conseguente necessità di agire in tempi rapidi. Quando è nato, il bimbo pesava solo un chilo e mezzo e la massa renale presente nel suo addome aveva un diametro di circa 5 centimetri.
Spesso queste neoplasie fetali hanno caratteristiche oncologiche di bassa malignità ma possiedono una spiccata capacità espansiva. In questo caso, come ti ho spiegato all’inizio, il tumore era arrivato in fretta fino ai grossi vasi addominali che i medici avevano già isolato per evitare possibili emorragie e, in più, gli impediva un’alimentazione adeguata.
Così la seconda parte della gravidanza è stata messa sotto osservazione da un gruppo di ginecologi, ostetrici, neonatologi intensivisti, anatomopatologi, radiologi, chirurghi e anestesisti che si sono alternati nelle varie fasi dal parto all’esecuzione delle biopsie ecoguidate, alla diagnosi istologica, alla ricostruzione radiologica tridimensionale dei rapporti della neoplasia con gli organi circostanti fino all’asportazione della massa tumorale. Che ha avuto esito positivo: oggi sia la madre che il bambino stanno bene e sono pronti a iniziare la loro avventura.
Fonte | Policlinico di Palermo Paola Giaccone