Terapia del dolore, il diritto di tutti ad avere un po’ di sollievo

Il dolore solitamente è un meccanismo di difesa del nostro organismo, una sorta di campanello d’allarme. Quando però diventa cronico è una vera e propria tortura e va trattato come una malattia, quindi con una terapia ad hoc. L’accesso alla terapia del dolore è un diritto riconosciuto dalla legge italiana, ma in pochi lo sanno.
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Federico Turrisi 4 Gennaio 2020
* ultima modifica il 04/01/2020

Che cosa significa convivere con un dolore costante 7 giorni su 7, 365 giorni all'anno? Si tratta di un'autentica pena, qualcosa che non augureresti probabilmente neanche al tuo peggior nemico. Il dolore solitamente è un meccanismo di difesa naturale e ha una funzione estremamente utile: ti allerta che il tuo organismo ha ricevuto o sta per ricevere un danno e dunque ti dà la possibilità di correre rapidamente ai ripari. Può essere una botta, una scottatura, un taglio: insomma, incidenti che possono capitare a tutti.

Quando il dolore però diventa cronico, diventa esso stesso una vera e propria malattia. Allora sei di fronte a un problema ben più grave e soprattutto molto debilitante, che può procurare danni fisici permanenti ed avere anche conseguenze rilevanti a livello psichico. Molto spesso chi soffre di dolore cronico sprofonda nella depressione. Trattandosi dunque di una malattia, il dolore va curato nel modo più adeguato possibile. Come? Vediamolo insieme.

Che cos'è la terapia del dolore

La terapia del dolore (o terapia antalgica) ha un obiettivo prima di tutto: migliorare la qualità di vita dei pazienti. Tecnicamente, è la disciplina medica che si occupa della diagnosi e della cura del paziente affetto da sintomatologia dolorosa acuta e cronica. Le strutture specialistiche che trattano il dolore cronico e forniscono cure palliative sono i Centri di Terapia del Dolore, in cui la collaborazione tra algologi, psicologi e medici di altre specialità fa sì che per il paziente venga individuata la migliore strategia terapeutica, a tutto tondo. Questo perché oltre agli aspetti fisici, hanno un grande peso anche quelli emotivi.

A chi si rivolge la terapia del dolore

Se soffri in maniera costante e per un lungo periodo di tempo (almeno sei mesi all'incirca) di mal di schiena, cefalea o emicrania ricorrenti, artrite e di tutti quei disturbi che in qualche modo vanno a toccare i nervi, ovvero gli elementi più sensibili del tuo corpo (come, per citarne solo alcuni, l'herpes zoster o la sciatalgia causata da ernia al disco, ma anche tutte quelle lesioni nervose a seguito di un trauma violento, una frattura o un intervento chirurgico), allora ti puoi sottoporre alla terapia del dolore. C'è poi un altro fattore che devi prendere in considerazione: ovvero, le cure che ti vengono somministrate fino a quel momento non hanno un effetto lenitivo. Alla terapia del dolore, inoltre, di solito accedono i malati oncologici, spesso in fase terminale.

Farmaci utilizzati nella terapia del dolore

Ovviamente la scelta dei farmaci varia in base al profilo del singolo paziente (età, malattie concomitanti eccetera), alla tipologia del dolore e alla sua intensità. L'Organizzazione Mondiale della Sanità – che ha stabilito che la gestione del sintomo dolore è un diritto umano fondamentale, da garantire a tutti – ha elaborato nel 1986 una scala analgesica costituita da tre gradini e per ognuno di loro ha associato una specifica combinazione di farmaci:

  • Dolore lieve: FANS ± adiuvanti (ossia farmaci che non sono specificamente analgesici ma che possono contribuire a ridurre il dolore e a potenziare gli effetti degli analgesici stessi);
  • Dolore moderato: oppiacei deboli ± FANS ± adiuvanti;
  • Dolore severo: oppiacei forti ± FANS ± adiuvanti.

Nell'elenco hai incontrato termini come FANS e oppiacei. Che cosa sono? I FANS sono i farmaci antinfiammatori non steroidei e sono definiti così per distinguerli dagli antinfiammatori appartenenti al gruppo dei corticosteroidi (cortisone e derivati): uno dei FANS più conosciuti è il ketoprofene. Gli oppiacei invece sono considerati gli analgesici più potenti ed efficaci in circolazione e il loro principio attivo deriva dall'oppio. Tra di loro ricordiamo la morfina, la codeina, l'ossicodone e il metadone.

Va detto infine che per trattare il dolore cronico non c'è solo la terapia farmacologica. Ci sono varie terapie complementari tra cui la radioterapia, la termoterapia o la crioterapia, e anche la fisioterapia per aiutare il recupero del movimento articolare e ridurre la contrattura muscolare.

La normativa della terapia del dolore

Questo è un capitolo molto delicato. Devi sapere che il diritto a non soffrire è riconosciuto dalla legge italiana. La norma di riferimento è la Legge del 15 marzo 2010, n. 38 concernente “Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”. Secondo gli addetti al settore si tratta di una buona legge, la quale prevede come suo punto fondamentale che "le strutture che erogano cure palliative e terapia del dolore debbano assicurare un programma di cura individuale per il malato e per la sua famiglia, nel rispetto dei princìpi fondamentali della tutela della dignità e dell’autonomia della persona".

Eppure, secondo un'indagine effettuata dall'associazione Vivere senza dolore, neanche un italiano su cinque è al corrente di questa normativa. Molto spesso si associa la terapia del dolore solo ed esclusivamente ai malati di cancro, ma in realtà non è così. Se dovessi avere un dolore costante e insopportabile, metti da parte la vergogna e non esitare a consultare il tuo medico di base. È questa figura la prima che ti può indirizzare verso un centro specializzato.

Fonte | Ministero della Salute

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