Terreno umido e non drenante, il segreto per coltivare con successo il salice piangente

Originario dell’Asia Centrale, il salice piangente è una pianta molto caratteristica che non teme il gelo e i ristagni idrici. Cresce spontaneamente lungo i corsi d’acqua, ma puoi optare per la coltivazione in vaso, seguendo le indicazioni per ottenere un fogliame abbondante e rigoglioso.
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Gaia Cortese 12 Aprile 2023

Originario dell'Asia Centrale, il salice piangente (Salix babylonica) è approdato nel Continente europeo solo nel XVII secolo, seguendo la famosa Via della seta, ossia la rotta degli scambi commerciali via terra tra impero cinese e impero romano.

La principale caratteristica di questa pianta, che va un po’ contro corrente rispetto alle altre specie, è la sua predilezione per un terreno non drenante, non teme infatti l’umidità, anzi, il suo habitat naturale si trova proprio lungo corsi d'acqua come fiumi, rivoli e ruscelli.

Appartenente al genere Salix e alla famiglia delle Salicacee, il salice piangente è presente soprattutto nelle zone più temperate o fredde dell’emisfero settentrionale, ma allo stato selvatico si trova anche in gran parte dell’area mediterranea.

Caratteristiche

Nonostante sia fragile e spesso anche attaccato da malattie e parassiti, il salice piangente è un albero caduceo che può raggiungere l'altezza di 10 metri (in casi eccezionali anche 25 metri) e può arrivare a vivere anche trent’anni. Volendo puoi coltivare un salice piangente anche in vaso, purché quest'ultimo sia di ampio diametro e il terreno sia sempre mantenuto umido.

Il fusto del salice piangente è piuttosto tozzo, mentre i rami sono così lunghi e penduli, da raggiungere in alcuni casi anche il suolo. La chioma invece è molto larga e ha una caratteristica forma ovale al di sotto della quale sono presenti le ramificazioni pendule. Quest'ultime arrivano molto spesso a raggiungere anche il terreno, creando quasi un nascondiglio per chi si trova sotto la pianta. Le foglie del salice piangente sono poi disposte a spirale, hanno un margine seghettato e sono di colore verde molto brillante, tendenti al grigio nella parte inferiore.

Dal momento che i salici sono piante dioiche (gli organi riproduttivi maschili e femminili si trovano su piante diverse), i fiori maschili sono formati soltanto da stami che possono variare da due a dieci, ma si distinguono per i colori sgargianti che attirano oltretutto molti insetti impollinatori. Anche i fiori femminili sono privi di calice o corolla, consistono in un singolo ovario che presenta una ghiandolina in grado di produrre nettare che attira, a sua volta, gli insetti impollinatori.

Un salice piangente mediamente impiega circa 15 anni per crescere e raggiungere le sue caratteristiche dimensioni,

Significato

Dall'aspetto un po' spettrale per via dei suoi rami che si ripiegano sul suolo, nell’Antica Grecia il salice piangente era legato simbolicamente all’aldilà, per la facilità con cui i rami della pianta ricrescono. Anche i Britanni trovavano una connessione tra la pianta e il mondo delle streghe, anche dal punto di vista linguistico visto che la radice di “willow” (tradotto significa "salice") è la stessa di “witch” (tradotto dignifica "strega"). Ad ogni modo, forse non è un caso che la scopa attribuita alle streghe fosse realizzata proprio con rami di salice.

In Oriente il legno del salice piangente è stato ampiamente impiegato nella costruzione di edifici sacri, perché legato in qualche modo al principio di immortalità. Per i cristiani invece, il salice piangente è stato simbolo di purezza, riverenza e dolore. Si narra, per esempio, la leggenda secondo cui sul Golgota Gesù si rialzò aiutandosi con un ramo di salice. Il salice avrebbe teso i rami verso il basso per aiutarlo, ma dopo che Gesù ebbe ripreso il suo calvario, il salice ne pianse per sempre assumendo il portamento che tutti conosciamo.

Coltivazione

Il periodo della riproduzione del salice piangente coincide con il mese di aprile e avviene attraverso una talea legnosa. Ciò significa che dopo aver tagliato accuratamente la talea, vale a dire una parte della pianta che una volta interrata, è in grado di generare una nuova pianta, questa dovrà essere posta in terriccio e sabbia, e qui dovrà rimanere circa un mese in attesa che spuntino dei nuovi germogli.

Esposizione

Il salice piangente non teme le temperature rigide e sopporta senza problemi gelate molto intense e prolungate. E' una pianta che ama la luce e pertanto viene consigliata un’esposizione diretta o a mezz’ombra.

Terreno e concime

Il terreno in cui coltivare il salice piangente deve essere leggero e poco drenante, quasi fangoso o sabbioso, e sempre e comunque umido per consentire alle foglie di crescere forti e sane. Per quanto riguarda il concime, va sempre somministrato prima della messa a dimora; successivamente, in autunno può essere usato un concime organico in polvere diluito nell’acqua, mentre in primavera meglio optare per un prodotto fertilizzante a base di ferro, che sia di sostegno allo sviluppo delle radici e delle foglie.

Innaffiature

Innaffiature frequenti e abbondanti, durante l’estate soprattutto, anche in presenza di acqua stagnante: è questa la regola da rispettare per avere un salice piangente sano e vigoroso. La pianta non teme i ristagni d'acqua, tant'è che il suo habitat naturale, lo ricordiamo, si trova lungo i corsi d'acqua in terreni sabbiosi o fangosi.

Potatura

Solo per motivi estetici, la potatura del salice piangente deve essere fatta all'inizio dell'inverno così da avere in estate un fogliame molto ricco. Diversamente, di norma vengono potati solo i rami che vengono colpiti dai parassiti o danneggiati da condizioni atmosferiche avverse come il vento o l'eccessivo freddo.

Malattie e parassiti

Tra i parassiti più temuti dal salice piangente, sicuramente vanno menzionati gli afidi e i pidocchi, in grado di danneggiare la pianta che presenta rami sottili e un legno abbastanza delicato. Molto comuni nel salice piangente sono anche i rodilegno, che altro non sono che particolari bruchi che possono arrecare danni gravi alla pianta fino alla morte. Per quanto riguarda le malattie che colpiscono più comunemente la pianta, ci sono la ruggine e il cancro.

Il salice piangente in letteratura

Per la sua forma e il significato che porta con sé, il salice piangente è stato di ispirazione per diversi poeti e scrittori. Armando Dittongo ha scritto un romanzo dal titolo “Il salice piangente” in cui, fin dal primo capitolo, racconta di come un salice piantato vicino al fosso che correva lungo un podere di famiglia, portasse alla memoria innumerevoli ricordi dell’infanzia. C’è poi “Il segreto del salice piangente” di Massimo Furetti, una storia di delitti che si consuma nella tranquilla provincia pescarese. E ancora “Mi chiamavano salice piangente” di Ilaria Guidantoni, una storia che coglie la fragilità dell'infanzia e il potere della memoria sulla mente e sul corpo.