Non sono gli organi: oggi ci sono moltissime parti del nostro corpo che possono diventare oggetto di donazione, come la pelle.
Forse non lo sapevi ma questi tessuti destinati l’uso clinico vengono conservati a bassissime temperature e una volta scongelati devono essere utilizzati entro e non oltre tre soli giorni.
Come puoi immaginare, si tratta di una procedura estremamente rigida che non ammette errori. Se dovessero insorgere problemi o incidenti, infatti, il tessuto verrebbe subito smaltito, perché inutilizzabile, e andrebbe quindi perso.
Ora però l’Ufficio Brevetti Italiano ha approvato una nuova metodica messa a punto dalla Banca della Cute che permette di rendere ancora più efficiente questo processo.
La nuova tecnica permette infatti di conservare questi tessuti a temperatura ambiente garantendo una struttura di fatto pronta all’uso evitando così il rischio di un eventuale smaltimento.
Si tratta di una soluzione che offre la possibilità di conservare le caratteristiche morfologiche e strutturali dei tessuti fino a tre anni dal confezionamento e il fatto di poterlo mantenere a temperatura ambiente permette di distribuire il tessuto ancora confezionato e di utilizzarlo solamente in seguito a evidenza clinica.
Vantaggi non indifferenti che si uniscono anche a un importante abbattimento dei costi di stoccaggio in vapori di azoto, necessari per la crioconservazione.
“La conservazione a temperatura ambiente semplifica e ottimizza l'utilizzo di alcuni tipi di tessuti per determinate indicazioni cliniche tutto a vantaggio della praticità e, non ultimo, riduce i costi e ne semplifica la conservazione e la distribuzione svincolandoli dalla catena del freddo” ha spiegato il prof. Davide Melandri, direttore della Banca della Cute RER – U.O. Centro Grandi Ustionati dell’Ospedale M. Bufalini, con sede a Pievesestina di Cesena.
Fonte | Banca della Cute