Test rapidi per il Covid: come funzionano e chi li può fare

Funzionano più o meno come i tamponi, ma sono in grado di restituirti il risultato nel giro di 15 o 20 minuti. Potresti averli già visti usare in qualche aeroporto, perché sono utili proprio per operare una prima scrematura su flussi importanti di persone. Al momento però non sono affidabili quanto il test classico.
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Giulia Dallagiovanna 10 Settembre 2020
* ultima modifica il 23/09/2020

Potresti averli incontrati in aeroporto al rientro dalle vacanze, soprattutto se sei atterrato a Roma. Oppure ne hai semplicemente sentito parlare. Questi nuovi test rapidi per verificare se sei positivo o meno al Coronavirus potrebbero rappresentare una buona soluzione per quelle occasioni in cui c'è la necessità di testare flussi importanti di persone e avere risultati nel più breve tempo possibile. Ti anticipo subito che non sono attendibili quanto i tradizionali tamponi, ma possono rivelarsi utili per effettuare una prima scrematura. Ma come mai possono dare un responso nel giro di pochi minuti mentre di norma servono ore? Proviamo a capire come funzionano.

Cosa sono

I test rapidi per il SARS-Cov-2 assomigliano ai più classici tamponi. Un operatore sanitario dovrà sempre prelevare un campione delle secrezioni di naso o gola, che servirà per ricercare l'eventuale presenza del virus nel tuo organismo.

Come funzionano

Una volta prelevato il campione cosa accade? I test rapidi funzionano andando a ricercare l'antigene, cioè una proteina che appartiene al virus. I tamponi servono per trovare, attraverso tecniche di biologia molecolare, l'Rna virale che è presente nel tuo organismo. Da qui ne deriva, la differenza nei tempi. Se per il tampone servono circa 8 ore per sapere se sei positivo oppure no, per questi test sono sufficienti tra i 15 e i 20 minuti. Come potrai immaginare, però, la loro attendibilità è minore. D'altronde se hai perso un oggetto e lo cerchi minuziosamente in ogni angolo della casa, avrai più probabilità di trovarle rispetto a una rapida occhiata.

In questo caso, si parla dell'85% di risultati corretti e un 15% di possibili falsi negativi. Secondo l'epidemiologo Paolo D'Ancona, però, le 15 persone positive non rilevate dal test avrebbero comunque una carica virale molto bassa e che quindi non contagerebbe così facilmente altre persone. Una volta ottenuto il risultato, comunque, se è positivo dovrai sottoporti al tampone tradizionale.

Per chi è indicato

La domanda sorge spontanea: ma se devi comunque sottoporti a un tampone, perché passare prima per il test rapido? Perché diventa importante come prima scrematura, soprattutto in porti o aeroporti, dove transiteranno centinaia di persone che rientrano da zone come la Sardegna, la Croazia, la Grecia, la Spagna, Malta e forse anche la Francia. Lo stesso Ministero della Salute specifica che: "Secondo il Comitato Tecnico Scientifico (CTS), questi test potrebbero essere utili nei casi in cui la diagnosi di infezione da nuovo coronavirus assuma carattere di urgenza”.

Se il test rapido è positivo, dovrai poi sottoporti anche a un tampone

Insomma, serve per avere rapidamente un'idea della situazione, ma per essere poi certi della diagnosi bisognerà approfondire la questione con il tampone tradizionale che al momento è lo strumento più preciso che esista, con un'affidabilità superiore al 95%.

Per chi non è indicato

Se il tuo problema è singolo, è meglio se chiedi direttamente di effettuare un tampone. Mi spiego: se sei entrato in contatto con una persona che poi si è scoperto essere positiva o se stai manifestando sintomi che possano far sospettare la presenza del Covid-19, la soluzione più adatta è il tampone. Non ci sarà infatti la necessità di testare gruppi di individui per valutare l'entità di un eventuale contagio ed evitare di intasare i laboratori, ma sarà molto più importante ottenere una risposta affidabile.

Allo stesso modo, non potrà diventare un metodo praticabile nelle scuole. Impensabile infatti gestire numeri così elevati di persone, tra insegnanti, studenti e personale ATA. E soprattutto, impossibile ripeterlo periodicamente, magari dopo la notizia di un positivo all'interno dell'istituto. Il metodo che verrà seguito invece sarà quello del tracciamento dei contatti più stretti e della quarantena o tampone anche per loro.

Fonte| Ministero della Salute

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