Test sierologico dopo il vaccino: ha senso farlo? Vediamo cosa consigliano gli esperti

Le indicazioni del Ministero della Salute non lo prevedono, ma tu sei libero di sottoporti a un test sierologico per verificare la presenza di anticorpi dopo il vaccino, così come in seguito all’infezione da Covid-19. La domanda è: quanto è utile davvero?
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Giulia Dallagiovanna 15 Luglio 2021
* ultima modifica il 14/09/2021

Dopo aver completato il ciclo vaccinale, è probabile che tu ti sia chiesto se fosse il caso di sottoporti a un test sierologico per verificare l'effettiva presenza di anticorpi contro il Covid. Ci sono anche diversi laboratori di analisi che lo consigliano, ma la domanda è: ha senso? Molti esperti, tra cui il virologo Roberto Burioni e l'epidemiologo Pierluigi Lopalco, li hanno definiti "inutili". La questione dell'immunità infatti è un po' più complessa del semplice anticorpi sì o no. Ad esempio, non è detto che la mancata presenza di questi significhi anche una totale assenza di protezione contro la malattia, oppure che il vaccino sia risultato inefficace. Proviamo allora a capire meglio come mai e come possiamo essere sicuri di non rischiare più un ricovero per colpa del Covid.

La risposta immunitaria

Partiamo dal nodo centrale della questione, che è anche il più complesso: da cosa è costituita la risposta immunitaria del tuo organismo contro le infezioni. Esiste una prima forma di immunità formata appunto dagli anticorpi. Si parla, più nello specifico, delle famose IgM, IgG e IgA. Le prime compaiono durante la fase più acuta della malattia, mentre le altre si formano successivamente, per prolungare la risposta immunitaria.

E poi esiste la memoria immunitaria formata dall'attivazione dei linfociti T, che possono distruggere la cellula infetta, e dai linfociti B che riconoscono il patogeno e stimolano la produzione di anticorpi mirati. E già, come tu stesso potrai notare, la faccenda si complica.

I tipi di test sierologico

Non esiste un solo tipo di test sierologico ed è importante distinguerli. Se ad esempio vuoi indagare sullo sviluppo di anticorpi in seguito al vaccino non dovrai ricorrere alla stessa tipologia di analisi di chi invece è interessato all'immunità post infezione da Covid-19. Vediamo allora insieme tutte le differenze:

Test quantitativi per anticorpi anti IgM e IgG per la proteina Spike

Questo è il test che conosciamo fin dai primi mesi di pandemia. Serve per individuare tutti gli anticorpi che possono riconoscere la proteina Spike. L'informazione più certa che si può ricavare da questo test non riguarda tanto la presenza di anticorpi neutralizzanti, che non vengono distinti rispetto agli altri, quanto alla possibilità di aver già contratto il Covid. Nello specifico, può darti un'idea di quando è avvenuta l'infezione.

Se infatti le IgM sono positive, mentre le IgG sono ancora negative, è possibile che l'infezione sia avvenuta più o meno entro i 10 giorni precedenti. Se invece sono entrambi positivi, si può presupporre che il contagio è avvenuto da più di 10 giorni ma da meno di un mese. Infine, se solo le IgG sono positive, si può avere una relativa certezza che l'infezione sia avvenuta più di un mese prima.

Test qualitativi per gli anticorpi anti-nucleocapside

Questo invece è un test rapido e non è così preciso come i precedenti. Il suo scopo è quello di individuare gli anticorpi anti-nucleocapside del virus, non quelli anti proteina Spike. Queste specifiche difese vengono prodotte solo in seguito all'infezione e quindi confermano lo sviluppo di un'immunità naturale in non seguito al vaccino. Se però il suo risultato è positivo andrà poi confermato da un test sierologico più preciso e da un tampone molecolare, per essere certi che tu non sia positivo proprio in quel momento.

Test sierologico quantitativo per gli anticorpi anti-RBD

Questo è il test che ti può effettivamente dire se hai sviluppato gli anticorpi in seguito al vaccino oppure no. Si tratta di una tipologia nuova che può trovare quegli anticorpi in grado di riconoscere una specifica regione della proteina Spike, chiamata RBD, ovvero Receptor Binding Domain. È quella parte che in gergo viene definita "uncino", perché permette al virus di entrare nelle tue cellule e infettarle, e contro cui sono diretti tutti i vaccini che stiamo utilizzando in questo momento.

"Questo tipo di anticorpi è quello più efficace nel proteggerci dall’infezione, anche se non sappiamo ancora con certezza per quanto tempo rimanga in circolo", ha spiegato ad esempio il dottor Massimo Locatelli, responsabile del Servizio di Medicina di Laboratorio dell'Ospedale San Raffaele di Milano.

Anche se risulti positivo a questo test, non puoi sapere con certezza se e quanto sarai protetto da una re-infezione

Se risulti positivo a questo test può quindi voler dire che hai sviluppato gli anticorpi anti RBD in seguito a un'infezione oppure al vaccino. Ma rimangono comunque alcuni dubbi ancora da chiarire. Non puoi infatti sapere con certezza se risulterai effettivamente protetto da un'eventuale re-infezione e non è quindi il corretto metro di misura per decidere se sottoporti al vaccino oppure no.

Test sierologico dopo il vaccino

Quindi, tornando al cuore della questione: ha senso sottoporsi al test sierologico dopo la vaccinazione? Le indicazioni dei vari laboratori suggeriscono di attendere almeno 10 giorni dalla seconda dose e poi ricorrere all'analisi. In realtà, questa procedura non viene consigliata dalle autorità sanitarie, che hanno lasciato ai cittadini la libertà di scegliere se effettuare il test oppure no. Questo significa anche che non è gratuito, ma ha un costo, che di norma si aggira attorno ai 40 euro.

Diversi esperti invece hanno già messo in guardia dalla poca utilità di questo accorgimento. L'FDA ha ricordato ad esempio che non abbiamo ancora tutti i dati necessari per poter interpretare con certezza il risultato del test. Come ti ho spiegato prima, infatti, la risposta immunitaria è una questione più complessa.

Più diretto, invece, Roberto Burioni, che su Twitter ha commentato: "Il dosaggio sierologico degli anticorpi dopo la vaccinazione contro Covid-19 clinicamente non serve a niente". E in un commento ha poi aggiunto: "Perché la quantità di anticorpi non è correlata con la protezione". Lo ha ritwittato l'epidemiologo Pierluigi Lopalco, rincarando la dose: "Lo ripetiamo fino alla noia. Soldi buttati per non avere nessuna informazione in termini di comportamento o decisioni cliniche".

E chi non sviluppa gli anticorpi? Sappiamo che una piccola percentuale di persone potrebbe comunque contrarre il Covid anche dopo aver ricevuto il vaccino. Ma bisogna specificare che raramente questi pazienti svilupperanno sintomi gravi ed è davvero bassissima la probabilità che si possa giungere al decesso. Di conseguenza, se ti sei vaccinato, puoi stare tranquillo e non è necessario che tu ricorra a un test sierologico.

Fonti| FDA; Ospedale San Raffaele; Auxologico

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