Ti svelo la nuova strategia contro il Parkinson: un “pacemaker” che legge l’intensità dei sintomi e stimola il cervello solo quando serve

Un gruppo di ricercatori dell’Università della California di San Francisco hanno sviluppato un “pacemaker cerebrale” impiantabile, modulabile e personalizzato in grado di di rilevare cambiamenti nei sintomi del Morbo di Parkinson ed erogare impulsi elettrici necessari per ridurli.
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Kevin Ben Alì Zinati 21 Agosto 2024
* ultima modifica il 21/08/2024

La scienza ha oltrepassato la frontiera tecnologica e nel suo viaggio di ritorno si è portata dietro un’importante novità per le persone colpite dal Parkinson: uno strumento cioè che potrebbe aiutare a gestire i sintomi della malattia, tremori e spasmi su tutti.

Il segreto starebbe in un dispositivo impiantabile, modulabile, personalizzato sul singolo paziente e capace di rilevare cambiamenti nei sintomi ed erogare impulsi elettrici necessari per ridurli.

I ricercatori dell’Università della California di San Francisco che l’hanno sviluppato difiniscono questo «pacemaker cerebrale» come “il futuro della stimolazione cerebrale profonda per le persone con il Parkinson” e le sue potenzialità sono state descritte sulle pagine della rivista Nature Medicine.

Per avere un’idea più chiara della portata dello studio serve fare un passo indietro e fissare qualche punto. Il primo: il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa dovuta alla perdita di neuroni deputati alla produzione di dopamina nelle regioni profonde del cervello che sono responsabili del controllo del movimento.

Questa mancanza provoca dunque problemi nei movimenti, tremori, rigidità muscolare ma anche problemi di memoria, disturbi dell’umore e insonnia.

Oggi colpisce oltre 10milioni di persone nel mondo e normalmente viene trattato con farmaci, come la levodopa, in grado di sostituire la dopamina che queste cellule non sono più in grado di produrre.

Questo farmaci però quando fanno effetto possono portare a un eccesso di dopamina che, a sua volta, può provocare movimenti incontrollati, chiamati discinesia. Effetti che lasciano il posto poi a tremori e rigidità quando il suo effetto finisce.

Altre soluzioni terapeutiche invece prevedono il trattamento con la stimolazione cerebrale profonda. Consiste nell'impianto chirurgico di elettrocateteri che inviano degli impulsi elettrici alle aree del cervello deputate al controllo dei movimenti.

Questa stimolazione blocca i segnali che provocano i sintomi motori disabilitanti dando ai pazienti un miglioramento del loro quadro clinico. Fino ad ieri però la stimolazione cerebrale profonda forniva una stimolazione costante capace di ridurre la quantità di farmaco necessaria e le oscillazioni dei sintomi ma allo stesso tempo poteva anche anche sovracompensare o sottocompensare, innescando paradossalmente quella fluttuazione di sintomi che ceravano di ridurre.

Stimolando sempre con la stessa intensità, questa tecnologia aveva dunque il limite di non poter essere modulabile quando invece l’invio di segnali elettrici dovrebbe dipendere dalla variazione dei sintomi e dell’effetto delle terapie.

I ricercatori americani hanno dunque trovato il modo per rendere adattabile all’intensità dei sintomi idi ciascun paziente un sistema di stimolazione cerebrale profonda.

Dotandolo di un sofisticato sistema di intelligenza artificiale, lo hanno reso cioè in grado di leggere i segnali cerebrali legati ai sintomi della malattia o all’azione delle terapie e di modulare la stimolazione elettrica da applicare in base alla reale necessità.

I test svolti dagli scienziati hanno coinvolto quattro pazienti con Parkinson che sono stati sottoposti ai due diversi metodi di stimolazione profonda (costante o adattabile). I risultati sono stati incoraggianti perché una stimolazione adattabile migliorava la qualità di vita e i sintomi riducendo di circa il 50% quelli più fastidiosi.

Fonte | "Chronic adaptive deep brain stimulation versus conventional stimulation in Parkinson’s disease: a blinded randomized feasibility trial" pubblicata il 19 agosto 2024 sulla rivista Nature Medicine

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.