Trapianto di fegato da donatore vivente: a Modena il secondo intervento in Italia eseguito con il robot chirurgo

L’organo è stato donato da un giovane di 38 anni alla madre affetta da una neoplasia e ogni fase dell’intervento, dal prelievo del fegato fino al reimpianto, è stata eseguita attraverso il robot DaVinci.
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Kevin Ben Alì Zinati 25 Ottobre 2022
* ultima modifica il 25/10/2022

I trapianti di fegato da donatore vivente, in Italia, viaggiano forte. Nel 2021, dopo l’anno nero dovuto alla pandemia, abbiamo raggiunto livelli mai visti prima, fatti di 21 trapianti pediatrici e 16 adulti.

Poter contare sull’efficienza di questo sistema è fondamentale. Il numero di organi disponibili al trapianto ancora oggi è troppo spesso insufficiente per rispondere alle esigenze di tutti i pazienti e per questo negli anni si è puntato molto sull’implementazione del trapianto da donatore vivente, specialmente per il fegato.

fegato-ingrossato

Come sai, infatti, si tratta di un organo in grado di rigenerarsi una volta asportata una porzione e di ricrescere fino a dimensioni normali dopo il trapianto.

Dalla nostra, però, presto potremmo contare con maggior forza anche su un altro strumento estremamente efficace nel rendere questa pratica ancora meno invasiva per i pazienti: la chirurgia robotica.

Lo racconta l’esperienza dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena: nelle scorse settimane, il team del professor Fabrizio Di Benedetto, Direttore della Chirurgia Oncologica, Epatobiliopancreatica e Trapianti di Fegato ha concluso con successo il secondo intervento mini-invasivo di trapianto di fegato da donatore vivente completamente eseguito con il robot chirurgo DaVinci.

Il professor Fabrizio Di Benedetto e il prof. Stefano Di Sandro, prof. Stefano Di Sandro, chirurgo esperto sul trapianto di fegato da donatore vivente che ha portato a termine l’impianto dell’emifegato prelevato. Photo credit: Aou.mo

L’organo è stato donato da un giovane di 38 anni alla madre, affetta da una neoplasia che le aveva attaccato irreparabilmente il fegato. E dal prelievo del fegato fino al reimpianto, ogni fase dell’intervento è stata eseguita attraverso il robot chirurgo, per una durata di otto ore e quindici minuti.

Oggi entrambi sono in ottime condizioni: il donatore è stato dimesso dopo 48 ore e la ricevente dopo sei giorni. Ma i vantaggi non si limitano solo alla riduzione del tempo di degenza.

La chirurgia robotica porta l’intervento a un livello di mini-invasività ulteriormente avanzato. I chirurghi infatti sono riusciti a intervenire sfruttando solo delle piccole incisioni cutanee, rispettando così l’integrità della parete addominale.

Una fase dell’intervento di trapianto di fegato da vivente eseguito dal team del professor di Benedetto. Photo credit: Aou.mo.

La porzione di fegato è stata poi estratta da una piccola incisione sovrapubica come nel parto cesareo: una pratica che di fatto ha minimizzato l’impatto estetico dell’intervento garantendo poi al paziente una ripresa funzionale globale decisamente più rapida e priva di dolore chirurgico.

"Oggi l’attività di trapianto da donatore vivente rappresenta circa il 7,5% dell’attività del nostro Centro Trapianti, rispetto ad un tasso nazionale dell’1,2% – dati report CNT-2021, tuttavia siamo certi che con l’opportunità di eseguire il prelievo per via robotica e riducendo quindi l’impatto sul donatore, questa chirurgia avrà un’ottima diffusione, specialmente per il trattamento delle nuove indicazioni trapiantologiche, come le metastasi epatiche da tumore del colon” ha spiegato il professor Di Benedetto.

Fonte | Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena

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