Tumore al fegato in fase avanzato: questa nuova terapia può migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita

Nuova speranza per la cura del carcinoma epatocellulare avanzato. L’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) ha approvato la somministrazione di atezolizumab, assieme al bevacizumab, che insieme riuscirebbero a migliorare la sopravvivenza dei pazienti malati e bloccare la progressione della malattia.
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Valentina Rorato 11 Agosto 2022
* ultima modifica il 11/08/2022

Importante novità per la cura del tumore al fegato, una neoplasia aggressiva, che ha registrato in Italia circa 13mila i nuovi casi diagnosticati nel 2020, 9.100 dei quali sono stati causati dai virus dell’epatite B e C e i rimanenti da altre malattie del fegato. Ma la cosa più grave è che questa malattia non dà segni evidenti finché non è in stadio avanzato, così solo il 10% dei casi viene individuato in fase iniziale e solo il 20% dei malati è vivo a 5 anni dalla diagnosi. Un quadro sconfortante, che incorona il cancro al fegato il sesto tumore più frequente e la terza causa di morte al mondo, che potrebbe migliorare grazie a una nuova terapia.

E' stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale l'approvazione, da parte dell'Agenzia italiana del farmaco Aifa, ad atezolizumab in combinazione con bevacizumab nei pazienti adulti con carcinoma epatocellulare avanzato o non resecabile (Hcc), non sottoposti a precedente terapia sistemica.

I dati relativi allo studio IMbrave150 – ha comunicato Roche in una nota – hanno evidenziato che atezolizumab fornisce la più lunga sopravvivenza globale (Os) osservata in un trial di fase 3 in prima linea nell'Hcc. L'analisi primaria dello studio ha mostrato infatti che, dopo un periodo di follow-up di 8,6 mesi, atezolizumab in combinazione con bevacizumab ha ridotto il rischio di morte del 42%. Dopo un follow-up mediano di 15,6 mesi, il trial ha indicato come il mix atezolizumab più bevacizumab abbia ridotto il rischio di morte del 34%, con una Os mediana di 19,2 mesi rispetto a 13,4 mesi per sorafenib.

Antonio Gasbarrini, ordinario di Medicina interna all'Università Cattolica del Sacro Cuore, Campus di Roma, direttore del Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma, ha dichiarato:  "L'approvazione della combinazione atezolizumab-bevacizumab rappresenta una pietra miliare nell'ambito dell'epato-oncologia. Dopo più di 10 anni di immobilità, è finalmente disponibile un trattamento di prima linea capace di prolungare la sopravvivenza dei pazienti affetti da epatocarcinoma non resecabile: pazienti delicati che non sono solo affetti da una malattia tumorale, ma anche da una disfunzione del fegato". Lo specialista parla di "un grande passo avanti nella gestione del paziente affetto da epatocarcinoma, che non solo amplia l'orizzonte terapeutico, ma ci guida verso una sempre maggiore personalizzazione della terapia, a vantaggio del paziente".

Lo studio ha preso in considerazione non solo la sopravvivenza, ma anche il miglioramento della qualità di vita. Tra gli ambiti indagati rientrano parametri come l'impatto sul lavoro, sul tempo libero, sulla capacità di percorrere distanze a piedi e sui sintomi. Emerge che i pazienti trattati con la combinazione atezolizumab-bevacizumab riportano un deterioramento della qualità della vita e delle funzionalità fisiche significativamente più lento rispetto al braccio di controllo.

Ivan Gardini, presidente dell'associazione EpaC Onlus, ha aggiunto: “Data la particolare complessità della patologia spesso diagnosticata tardivamente, e che sovente presenta comorbidità, è importante che i pazienti con epatocarcinoma vengano seguiti da una squadra multidisciplinare composta da specialisti con diverse competenze. Mettere a sistema una presa in carico nella quale intervengono parallelamente gastroenterologi, oncologi, chirurghi e radiologi diagnostici e interventistici può rappresentare la strategia funzionale per guidare i pazienti verso strutture con i migliori percorsi diagnostici e terapeutici".

Fonte | A Clinical Trial to Compare Atezolizumab plus Bevacizumab with Sorafenib in Patients with Untreated Advanced Hepatocellular Carcinoma (IMbrave150) pubblicato su Roche; Adnkronos

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.