Tumore al polmone: potrebbe arrivare una chemioterapia in pillole e con meno effetti collaterali

Le pastiglie permettono di assumere un dosaggio più basso di farmaci, ma con una frequenza più rapida. In questo modo, si riduce la tossicità dei chemioterapici e aumenta anche il tempo di sopravvivenza libero da progressione. Una soluzione che potrebbe quindi migliorare la qualità della vita, soprattutto per i pazienti più anziani.
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Giulia Dallagiovanna 7 Gennaio 2020
* ultima modifica il 29/11/2020

Le cure contro il cancro esistono. O comunque esistono dei trattamenti che permettono di rallentare o di sconfiggere del tutto alcune forme di tumore. Sono in particolare la chemioterapia e la radioterapia, alle quali in alcuni casi può essere integrata l'immunoterapia. Come ben saprai, si tratta di terapie pesanti da sopportare per l'intero organismo e i cui effetti collaterali possono peggiorare temporaneamente la qualità di vita di una persona, anche se naturalmente il fine è proprio quello di sopravvivere a una delle patologie più gravi che esistano oggi. Ma c'è una novità: da tempo i ricercatori si chiedono se non sia meglio suddividere il dosaggio di farmaci in diverse somministrazioni più frequenti, invece che fornirli tutti assieme in un'unica iniezione che di norma viene effettuata una volta ogni tre settimane. Uno studio presentato all'ultimo congresso della Società Europea di Oncologia Medica a Barcellona fa ben sperare: le pillole chemioterapiche possono essere assunte comodamente a casa e sono meno tossiche per il paziente.

Al momento, si tratta ancora di una ricerca di fase II e che ha coinvolto solo 165 pazienti provenienti da diverse strutture europee e di cui 69 erano italiani. Tutti loro sono affetti da una neoplasia ai polmoni non a piccole cellule, che non era mai stata trattata prima della sperimentazione, anche perché non era possibile farlo attraverso la tradizionale chemioterapia a base platino. Sono stati poi suddivisi in due gruppi. Il primo ha seguito un diverso trattamento chemioterapico con farmaci adatti e con una somministrazione a settimana. Il secondo invece ha adottato quello che viene chiamato schema metronomico, ovvero una dose fissa e assunta tre volte a settimana, attraverso una pillola. Questi ultimi hanno mostrato una sopravvivenza libera da progressione pari a 4 mesi, quasi il doppio rispetto ai primi che hanno fatto registrare invece 2,2, mesi.

L'incidenza degli effetti avversi si è ridotta del 15% grazie alla chemioterapia in pillole

Ma l'aspetto migliore riguarda proprio la qualità della vita. L'incidenza degli effetti avversi visibili in chi segue la terapia standard sfiora l'84%, mentre negli altri scende al 69%. E anche negli altri ambiti ci sono stati miglioramenti. La neutropenia, ovvero la riduzione eccessiva di neutrofili nel sangue, si riduce dal 52% all'11%. Inoltre, una costante assunzione dei farmaci contribuisce anche a bloccare l’angiogenesi neoplastica, ovvero la formazione di nuovi vasi sanguigni che nutrono la massa tumorale e le eventuali metastasi. Infine, una pillola al posto di un'iniezione scongiura anche il rischio, piuttosto frequente, di un'infiammazione venosa che costringe soprattutto i pazienti più anziani ad adottare un accesso venoso permanente.

Come avrai capito sono davvero tanti i vantaggi rispetto alla terapia tradizionale, bisognerà però aspettare ancora qualche test prima di poter utilizzare ufficialmente queste pillole chemioterapiche. La speranza in ogni caso è che possano essere prodotte anche per altre forme di tumore.

Fonte| "Nivolumab plus Ipilimumab in Advanced Non–Small-Cell Lung Cancer" pubblicato su The New England Journal of Medicine il 21 novembre 2019 

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