Le cure e i trattamenti per i tumori stanno cambiando. Se prima si decideva una terapia in base alla zone in cui si sviluppava il carcinoma, ora si guarda al suo Dna e alle eventuali mutazioni genetiche che lo contraddistinguono. È quanto sta accadendo con successo per il tumore al pancreas, e che ora potrebbe diventare realtà anche per quello al polmone. Negli anni '80 uno dei più importanti ricercatori e oncologi italiani, Paolo Comoglio, aveva scoperto la mutazione RET e ora un farmaco è in fase di test allo Ieo (Istituto europeo di oncologia) di Milano: mira a colpire proprio quell'alterazione e al momento i risultati, presentati al Congresso della Società americana di Oncologia clinica, sono davvero promettenti.
La variazione di RET non caratterizza solo questa forma di cancro al polmoni, ma anche diverse altre neoplasie come quelle midollari e papillari della tiroide, del seno, del colon e nel melanoma. Se si riuscisse a sconfiggere la malattia partendo da questo indicatore, insomma, si potrebbe quindi spianare la strada anche per il trattamento di altre forme di tumori. Ma cosa determina questo gene alterato? Favorisce la proliferazione delle cellule maligne e quindi accelera la velocità di progressione della malattia. Il farmaco Blu-667 sembrerebbe in grado di inibirlo e annullare la sua azione.
Al momento ha superato solo la prima fase di test, ma con successi sorprendenti: su 120 pazienti, pretrattati con inibitori dei checkpoint immunitari e chemioterapia e che hanno poi ricevuto 400 milligrammi al giorno del nuovo prodotto, il 60% ha risposto alla terapia e i risultati sono stati ben visibili già a distanza di un anno. Inoltre, solo il 7% ha mal tollerato la nuova medicina e ha dovuto abbandonare il programma. Il Blu-667 è stato accettato anche da pazienti con metastasi che avevano già raggiunto il cervello.
Numeri così importanti che la Food and Drug Administration, l'ente governativo americano che regola il commercio dei prodotti farmaceutici, ha concesso la "Breakthrough Therapy designation", un riconoscimento che attesta un sostanziale miglioramento rispetto ai trattamenti già utilizzati. “Abbiamo già chiesto di estendere la ricerca ad altri 100 pazienti ma poi faremo un grande studio globale su tutti i pazienti con tumori solidi che hanno una traslocazione Ret perché questo è un tipo di farmaco la cui approvazione deve basarsi non sull’origine del tumore ma sulla sua alterazione genetica”, assicura Giuseppe Curigliano, direttore Divisione nuovi farmaci dell’Istituto Europeo di Oncologia.
Fonte|"Clinical activity and tolerability of BLU-667, a highly potent and selective RET inhibitor, in patients (pts) with advanced RET-fusion+ non-small cell lung cancer (NSCLC)" pubblicato sul sito dell'American Society of Clinical Oncology il 3 giugno 2019