Una nuova speranza contro il tumore al polmone arriva dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Qui un gruppo di ricercatori è riuscito a identificare un marcatore di superficie “doppio” in grado di individuare con più precisione le cellule staminali tumorali, le principali responsabili della crescita e della proliferazione del cancro. Il progetto italiano si è concentrato sul tumore polmonare non a piccole cellule, il tipo più frequente che corrisponde a quasi l’85% dei tumori di nuova formazione. Visto il ruolo sfortunatamente decisivo che hanno queste staminali nella prognosi e nello sviluppo di recidive, l’aver trovato dei marcatori di superficie più efficienti è un passo avanti importante verso una medicina sempre più personalizzata. I risultati dello studio sono stati pubblicato sulla rivista internazionale Oncotarget.
Quello polmonare è considerato il tumore più diffuso a livello globale. Tendenzialmente i metodi di trattamento tradizionali prevedono la chirurgia, la radio o la chemioterapia ma l’elevato rischio di recidiva e la resistenza a queste tecniche aumentano sempre di più i rischi nella popolazione. Succede, infatti, che le cellule tumorali sviluppano la capacità di resistere alle sostanze chimiche utilizzate nel trattamento e la “colpa” sarebbe delle cosiddette cellule staminali tumorali.
Come ti accennavo, lo studio dell’Unimore si è concentrato sul tipo più diffuso di tumore al polmone, quello non a piccole cellule: questo a sua volta si suddivide in tre sottotipi ovvero il carcinoma a cellule squamose, il carcinoma a grandi cellule e l’adenocarcinoma che è il più frequente nei non fumatori. L’altra macrocategoria è il tumore polmonare a piccole cellule. Entrambe le tipologie, comunque, originano dal tessuto epiteliale che riveste le strutture polmonari.
L’individuazione delle cellule staminali tumorali è diventata nel tempo una delle vie principali con cui la medicina e la ricerca stanno cercando di trattare l’avanzata dei tumori. Queste, infatti, hanno diversi ruoli nella generazione e nella progressione del tumore perché hanno la capacità di auto-rinnovarsi e di aumentare la capacità di invasione, di metastasi e la formazione di nuovi tumori oltre ad essere in grado di resistere alla chemioterapia convenzionale, radioterapia e immunoterapia. I primi approcci per l’individuazione e lo studio di queste cellule prevedeva l’utilizzo del marcatore ALDH, cioè un enzima chiamato aldeide deidrogenasi.
ALDH, però, non è un marcatore di superficie ma “intracellulare” e ciò ha sempre reso più complessa la ricerca delle staminali tumorali. Per raggiungere un'identificazione più accurata venivano comunque utilizzati anche su altri marcatori che, invece, si possono trovare sulla superficie di queste cellule, come il CD44. I ricercatori italiani hanno messo a confronto i risultati ottenuti con il marcatore ALDH e quelli raggiunti invece con l’unione di CD44 e un altro marcatore, chiamato EPCAM. Quest’ultima è stata scelta in quanto molecola espressa da tumori solidi di origine epiteliale, proprio come il carcinoma polmonare non a piccole cellule e perché, inoltre, era già noto il suo ruolo di “innescatore” di altri tumori.
Lo studio ha dimostrato che vi è una correlazione, vicino all’uguaglianza, tra i due risultati. Entrambi avevano individuato popolazioni di cellule staminali tumorali praticamente identiche: la novità però, sta nel fatto che i due marcatori CD44 e EPCAM, sono marcatori di superficie. Perciò possono potenzialmente individuare con più efficacia le responsabili della proliferazione del tumore favorendo, si augurano i ricercatori, lo sviluppo di una medicina sempre più personalizzata.
Fonti | "CD44+/EPCAM+ cells detect a subpopulation of ALDHhigh cells in human non-small cell lung cancer: A chance for targeting cancer stem cells?" pubblicata il 28 aprile 2020 su Oncotarget