Tumore al seno: una chemioterapia “intelligente” contro le forme più aggressive

Nuove speranze contro il tumore al seno triplo negativo metastatico arrivano dal farmaco sacituzumab-govitecan: un anticorpo coniugato capace di legarsi direttamente al farmaco chemioterapico trasportandolo direttamente all’interno della cellula tumorale.
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Kevin Ben Alì Zinati 8 Giugno 2022
* ultima modifica il 08/06/2022

In Italia oggi oltre 37mila donne convivono con un tumore al seno metastatico. E quasi il 15% delle diagnosi riporta la forma triplo negativa, ovvero quella più aggressiva.

Quando insorge, questa patologia molto spesso non ha un buon esito: il tasso di sopravvivenza relativa a 5 anni, purtroppo, è del 30%.

Ora però un nuovo farmaco potrebbe offrire nuove speranze di trattamento e sopravvivenza. Si chiama sacituzumab-govitecan ed è un anticorpo coniugato. In sostanza, l’anticorpo sarebbe capace di legarsi direttamente al farmaco chemioterapico trasportandolo direttamente all'interno della cellula tumorale.

Questa chemioterapia “intelligente” permette di ridurre la tossicità legata all'esposizione delle cellule normali e contribuirebbe a migliorare significativamente la sopravvivenza delle pazienti rispetto alla chemioterapia affette da carcinoma mammario triplo negativo metastatico e la sopravvivenza libera da progressione della malattia nelle pazienti con carcinoma mammario metastatico di tipo Her2 negativo fortemente pre-trattate.

I dati dello studio di fase III TROPiCs-02 – presentato durante l’ultimo Congreso della Società americana di oncologia clinica – suggeriscono, quindi, che una terapia mirata potrebbe davvero migliorare sopravvivenza e qualità di vita di chi soffre di un tumore al seno.

Dopo aver assegnato farmaco e chemioterapia in modo casuale a pazienti ricoverati in 113 sedi internazionali e affetti da carcinoma mammario non resecabile localmente avanzato o metastatico positivo al recettore ormonale/HER2-negativo che avevano ricevuto da due a quattro precedenti regimi chemioterapici, i ricercatori hanno visto che la combinazione di sacituzumab-govitecan offriva effettivamente risultati migliori rispetto alla chemioterapia scelta dal medico.

L’analisi dei dati, infatti, ha evidenziato una riduzione statisticamente significativa del 34% del rischio di progressione della malattia o di morte.

Nei pazienti che avevano ricevuto tre o più linee di chemioterapia, i tassi di sopravvivenza libera da progressione a 6 e 12 mesi erano rispettivamente del 46% contro il 30% e del 21% contro il 7%.

"I ricercatori stanno lavorando per espandere i benefici per il paziente oltre le sue attuali indicazioni per il carcinoma mammario triplo negativo metastatico di seconda linea e per accelerare l'approvazione nel carcinoma della vescica metastatico di seconda linea. Stanno portando avanti studi su più tipi di tumore e linee terapeutiche precedenti" hanno specificato gli scienziati durante il congresso Asco, confermando che per comprendere effettivamente il ruolo potenziale di sacituzumab-govitecan nella lotta al tumore al seno serviranno ulteriori studi e approfondimenti.

Fonte | Asco22

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