Tumore al seno, una nuova terapia ridurrebbe il rischio di recidive: rivoluzione nel trattamento in vista?

I risultati dello studio di fase 3 “monarchE” avrebbero dimostrato che nel caso del carcinoma mammario HR+ ad alto rischio e in fase iniziale, l’unione del trattamento endocrino adiuvante con l’abemaciclib, un inibitore delle chinasi ciclina dipendenti 4 e 6, ridurrebbe il rischio di recidiva del 25% rispetto alla sola terapia standard e sarebbe anche efficace nella protezione da metastasi a fegato e ossa.
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Kevin Ben Alì Zinati 23 Settembre 2020
* ultima modifica il 02/10/2020

Si prospetta un cambio di rotta nella pratica clinica per i pazienti affetti dal tumore al seno HR+ ad alto rischio e in fase iniziale. O almeno, è quello che si augurano gli autori di un nuovo studio presentato al simposio virtuale della European Society for Medical Oncology e poi pubblicato sul Journal of Clinical Oncology. Dai risultati del progetto “monarchE”, la combinazione della classica terapia endocrina adiuvante con l’abemaciclib, un inibitore delle chinasi ciclina dipendenti 4 e 6, ridurrebbe il rischio di recidiva del 25,3% rispetto al solo trattamento standard.

Lo studio

Quando senti parlare del tumore al seno, devi sapere che la forma HR+ è, purtroppo, la più comune con circa il 70% dei casi che per la maggior parte vengono diagnosticati in fase iniziale. Ma se molto pazienti hanno soluzioni come la chirurgia o la radio e la chemioterapia, c’è una fetta di popolazione, intorno al 20%, che invece ha più possibilità di sviluppare una recidiva (al seno o in altre organi) durante i primi 10 anni con la terapia standard.

Lo studio di fase 3 “monarchE” ha incluso 5637 pazienti con il tumore del seno HR+/HER2 in fase iniziale, arruolati da più di 600 centri situati in 38 Paesi. Questi dopo il primo trattamento sono stati divisi in due gruppi di cui uno ha assunto l’abemaciclib in combinazione con la terapia endocrina adiuvante standard e l’altro solo il trattamento, entrambi per un periodo di 2 anni.

Risultati

Quando hanno descritto i risultati durante il simposio virtuale, gli autori hanno sottolineato che la combinazione terapeutica avrebbe ridotto del 25,3% il rischio di recidiva del cancro al seno nei primi 2 anni: l’11,3% dei pazienti trattati con la sola terapia ormonale standard avrebbe avuto una recidiva del cancro rispetto invece al 7,8% di quelli a cui era stato somministrato l’abemaciclib. Sarebbe stata significativa, del 28,3%, anche la riduzione del rischio di sviluppare metastasi, specialmente nelle ossa e nel fegato.

Cambio di rotta?

Secondo gli autori, la pratica clinica nei casi di tumore al seno HR+ ad alto rischio sarebbe pronta ala svolta: con un miglioramento significativo della sopravvivenza libera da malattia, la combinazione dell’abemaciclib con la terapia standard potrebbe aprire nuove e importanti strade per quel 20-30% di pazienti su oltre 53mila che in Italia sviluppato un carcinoma mammario.

Fonte| "Abemaciclib Combined With Endocrine Therapy for the Adjuvant Treatment of HR+, HER2−, Node-Positive, High-Risk, Early Breast Cancer (monarchE)" pubblicato il 20 settembre 2020 sul Journal of Clinical Oncology

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