C’è una nuova speranza nel trattamento del cancro alla vescica e si chiama atezolizumab. È un’immunoterapia che, in associazione con la chemioterapia a base di platino, si è rivelata più efficace contro il carcinoma rispetto alla chemio normale aumentando di fatto il tempo medio di sopravvivenza senza progressione della malattia in pazienti con tumore metastatico della vescica di oltre 8 mesi riducendo anche il rischio di progressione del 18% rispetto alla sola chemioterapia. I risultati dello studio IMvigor130 sono stati pubblicati su The Lancet.
Mvigor130 è uno studio multicentrico di fase 3 con cui i ricercatori del Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York hanno voluto verificare gli effetti del farmaco immunoterapia atezolizumab nel trattamento del cancro metastatizzato alla vescica. Così hanno arruolato 1213 pazienti, dividendoli in modo causale in due gruppi: 451 persone (37%) sono stati assegnati al gruppo A e hanno ricevuto l’atezolizumab in associazione alla chemioterapia a base di platino, 362 pazienti invece (30%) sono stati inseriti nel gruppo B, ricevendo solo una monoterapia a base di atezolizumab e gli ultimi 400 (33%) del gruppo C sono stati trattati con la chemioterapia a base di platino e il placebo.
I pazienti sono stati trattai per un periodo di 21 giorni al termine dei quali gli scienziati hanno potuto osservare delle risposte complete in 56 pazienti (13%) nel gruppo A, 22 (6%) nel gruppo B e 27 (7%) nel gruppo C. I risultati hanno dimostrato che la combinazione dell’immunoterapia a base di atezolizumab unita alla chemioterapia con il platino, utilizzata come trattamento di prima linea, aveva allungato la sopravvivenza libera da progressione in pazienti con carcinoma della vescica metastatico di 8,2 mesi. Una differenza importante in confronto ai 6,3 mesi che garantiva invece il trattamento con il solo atezolizumab.
La terapia combinata con chemioterapia a base di platino e immunoterapia con atezolizumab è risultata più efficace, quindi, anche del trattamento con la sola chemioterapia standard. Si legge nello studio che eventi avversi hanno portato alla sospensione del trattamento in 156 pazienti nel gruppo A, 22 nel B e 132 nel C. Tuttavia i risultati, spiegano i ricercatori, hanno dimostrato che il profilo di sicurezza della combinazione è coerente con quello osservato per i singoli trattamenti. L’utilizzo di atezolizumab in unione alla chemioterapia a base di platino, dunque, si candida come potenziale soluzione di trattamento di prima linea per il carcinoma della vescica metastatico.
Fonti | "Atezolizumab with or without chemotherapy in metastatic urothelial cancer (IMvigor130): a multicentre, randomised, placebo-controlled phase 3 trial" pubblicata il 16 maggio 2020 su The Lancet