Tumore del rene metastatico, una nuova combinazione di due farmaci “già noti” potrebbe aprire nuove strade terapeutiche

Tendenzialmente utilizzati come terapia di seconda linea, il nivolumab e il cabozantinib utilizzati in combinazione sarebbero in grado di aumentare la sopravvivenza libera dalla progressione della malattia e di migliorare anche la risposta alla terapia da parte dell’organismo di pazienti affetti da tumore al rene metastatico. I risultati sarebbero così soddisfacenti che, secondo gli autori dello studio, il nuovo trattamento potrebbe essere comparato alla terapia standard.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Kevin Ben Alì Zinati 25 Settembre 2020
* ultima modifica il 02/10/2020

C’è una nuova potenziale opzione terapeutica per i pazienti affetti da un tumore del rene con metastasi. Si tratta della combinazione di due farmaci già noti e utilizzati come monoterapie di seconda linea. Secondo i risultati dello studio 3 CheckMate 9ER, l’unione di nivolumab e cabozantinib sarebbero infatti in grado di aumentare la sopravvivenza libera dalla progressione della malattia e di migliorare anche la risposta dell’organismo del paziente alla terapia. I benefici sarebbe così importanti che, secondo i ricercatori della Harvard Medical School che hanno condotto lo studio, la nuova terapia è confrontabile al farmaco “standard”, ovvero il subitinib. Gli autori hanno descritto i risultati durante il convegno della Società Europea di Oncologia Medica.

Lo studio

La coorte di pazienti includeva persone con carcinoma renale in stadio avanzato o metastatico non trattato. E sono stati divisi in due bracci: 323 hanno ricevuto la combinazione di nivolumab (in dosi da 240 milligrammi per via endovenosa ogni 2 settimane) e di cabozantinib (40milligrammi al giorno per via orale), agli altri 328 invece è stata somministrata la terapia standard a base di sunitinib, in 50mg al giorno per via orale in un ciclo di 4 settimane. Il trattamento è proseguito fino alla progressione della malattia o finché i pazienti non avessero sviluppato una tossicità inaccettabile alla terapia.

I risultati

Dai risultati sarebbe emersa una sopravvivenza libera dalla malattia di 16,6 mesi per i pazienti trattati con nivolumab e cabozantinib contro gli 8,3 mesi per quelli invece con sunitinib. Secondo gli autori la combinazione dei due farmaci avrebbe dunque ridotto il rischio di progressione o di morte quasi del 50%. Ma sarebbe aumentato anche il tasso di risposta ai trattamenti: oltre la metà dei pazienti che prendevano i due farmaci hanno dovuto ridurre la dose di cabozantinib per effetti collaterali, ma solo il 3% ha dovuto interrompere la somministrazione di entrambi per un’elevata tossicità, tra quelli trattati con solo il sunitinib, invece, addirittura il 9% ha dovuto interrompere la cura. I ricercatori suggeriscono quindi che la nuova terapia potrebbe essere presa in considerazione come strada parallela alla cura standard.

Fonte | "The combination of Nivolumab and Cabozantinib provides a new first-line treatment option in advanced clear cell rcc" presentata il 19 settembre 2020 durante il convegno online della Società Europea di Oncologia Medica

Contenuto validato dal Comitato Scientifico di Ohga
Il Comitato Scientifico di Ohga è composto da medici, specialisti ed esperti con funzione di validazione dei contenuti del giornale che trattano argomenti medico-scientifici. Si occupa di assicurare la qualità, l’accuratezza, l’affidabilità e l’aggiornamento di tali contenuti attraverso le proprie valutazioni e apposite verifiche.
Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.