Niente più sguardi strani e curiosi da parte di estranei. Il gusto dei cibi solidi, il profumo di sua moglie e la patente nuova, con una foto che riflette la sua nuova identità.
È la greatest hits dell’ultimo anno di Aaron James. L’insieme delle preziosissime conquiste centrate a partire dallo scorso maggio, quando è stato protagonista del primo trapianto al mondo di un intero occhio eseguito contemporaneamente a un trapianto parziale di faccia.
Le conquiste di Aaron, che oggi ha 47 anni, fanno parte del resoconto che a un anno di distanza i medici della NYU Langone Health hanno pubblicato sulla sul Journal of the American Medical Association. E non sono le uniche.
Sì, perché oggi l’occhio del donatore trapiantato nel volto di Aaron ha mantenuto una pressione e un flusso sanguigno normali per tutto il tempo. Anche le dimensioni sono rimaste intatte, contrariamente a quanto era stato osservato nei modelli animali di trapianti di occhio intero, in cui l’occhio spesso si è rimpicciolito in modo significativo.
Aaron purtroppo non ha ancora riacquistato la vista ma l’analisi della risposta elettrica della retina dell’occhio trapiantato ha confermato che tutte le cellule nervose sensibili alla luce nell'occhio sono sopravvissute all’intervento. La speranza che Aaron possa davvero riacquistare la vista, dunque, non è per nulla perduta.
Le conquiste raggiunte nel frattempo, tuttavia, non sono affatto un compromesso, anzi: sono un traguardo incredibilmente importante. “Sono tornato praticamente a essere un ragazzo normale, a fare cose normali”, ha raccontato, con emozione, Aaron.
La sua storia forse te la ricorderai. Aaron stava lavorando come guardalinee elettrico in Oklahoma quando è rimasto vittima di un gravissimo incidente con un cavo dell'alta tensione.
Aveva riportato ustioni lungo tutto il lato sinistro del corpo e soprattutto al viso. Il naso era finito gravemente danneggiato, insieme alla bocca e, appunto, all’occhio sinistro.
I successivi interventi di ricostruzione l’avevano costretto a subire l’amputazione del braccio destro con l’impianto di una protesi e la rimozione dell’occhio a causa dell’enorme dolore. Nel giro di due mesi, però, l’incontro con il dottor Eduardo Rodriguez ha cambiato il destino di Aaron, spingendolo ad accettare la possibilità di un trapianto parziale di faccia insieme al pionieristico tentativo di mantenere anche l’occhio del donatore.
I rischi erano alti e le aspettative basse perché i trapianti totali di occhio per ripristinare la vista sono sempre rimasti al di là della frontiera scientifica.
L’occhio è un sistema complesso e delicato così come estremamente difficile sarebbe stato mantenere costante il flusso di sangue verso la retina, scongiurare il rigetto immunitario e garantirne la funzionalità.
Se anche Aaron non avesse recuperato la vista, avrebbe potuto contare su un aspetto estetico decisamente più vicino a quello che era il ricordo del proprio volto prima dell’incidente. Un risultato non da poco.
Più di un anno dopo, la sorpresa dei medici ha fatto il paio con l’entusiasmo. Sì, perché la ripresa di Aaron, dicono, è straordinaria, al punto che oggi l’uomo è tornato alla propria vita quotidiana in Arkansas.
“La prima sfida è trapiantare con successo un occhio intero in un nuovo essere umano e mantenere quell’occhio in vita senza rigetto, un'impresa che il dott. Rodriguez e il team della NYU Langone hanno raggiunto – ha spiegato Paul W. Glimcher, PhD, direttore del Neuroscience Institute della NYU Langone e presidente del Dipartimento di neuroscienze e fisiologia – Il prossimo ostacolo è preservare le cellule nervose nell’occhio durante il processo di trapianto e, in questo caso, è notevole che alcune parti della retina siano sopravvissute nell’ultimo anno. Il compito critico che ci attende è garantire che tutte le cellule oculari sopravvivano al trapianto, il che è essenziale per ripristinare le connessioni con il cervello. Questo è il requisito fondamentale per la vista, poiché la vista è principalmente una funzione del cervello, non solo degli occhi”.
Parole che sanno di determinazione. E quindi di futuro.
Fonte | NYU Langone Health