Un caso accertato di vaiolo delle scimmie anche in Italia: cosa sta succedendo

L’Istituto Spallanzani di Roma ha confermato di aver isolato il virus in un paziente giovane di ritorno dalle Isole Canarie. Vi sono inoltre altri due casi sospetti, mentre in Europa se ne contano 15 tra Spagna, Portogallo e Regno Unito. Ma la situazione è sotto controllo, confermano le autorità sanitarie, e nessun paziente sembra mostrare sintomi gravi.
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Giulia Dallagiovanna 19 Maggio 2022
* ultima modifica il 28/06/2022

C'è un primo caso italiano di vaiolo delle scimmie. È un paziente rientrato dalle Canarie che si è presentato poi al pronto soccorso dell'Ospedale Umberto I di Roma. Si trova ora ricoverato all'Istituto Spallanzani, dove hanno isolato e sequenziato il virus e dove stanno indagando su altri due casi sospetti. Altri episodi simili erano già stati segnalati in Europa e negli Stati Uniti, mentre l'Istituto superiore di sanità ha costituito una task force di esperti per monitorare la situazione. Ci stiamo confrontando di nuovo con i pericoli dell'eccessiva vicinanza tra esseri umani e animali selvatici.

Aggiornamento del 28 giugno 2022

(Scritto da Kevin Ben Alì Zinati) 

Preoccupazione che significa attenzione e precauzione ma niente emergenza globale. È il messaggio che arriva dall'Organizzazione Mondiale della Sanità secondo cui, ad oggi, il vaiolo delle scimmie "non costituisce un'emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale".

Sono le parole del direttore generale dell'Agenzia, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che attraverso una nota diffusa dopo una riunione di esperti, ha riconosciuto il vaiolo delle scimmie come una minaccia per la salute con un'evoluzione preoccupante ma non come una crisi mondiale.

Come ti abbiamo già spiegato, a preoccupare è soprattutto la rapida e continua diffusione del virus in nuovi paesi e regioni del mondo e per questo il direttore Ghebreyesusha assicurato che nei prossimi mesi servirà rafforzare le "misure di salute pubblica tra cui sorveglianza, tracciamento dei contatti, isolamento e cura dei pazienti e assicurando che strumenti sanitari come vaccini e trattamenti siano disponibili per le popolazioni a rischio e condiviso equamente". 

Intanto in Italia i pazienti confermati positivi al vaiolo delle scimmie hanno superato quota 20. Gli ultimi due, in ordine cronologico, sono stati accertati al Policlinico di Bari: per entrambi, per fortuna, non è stato necessario il ricovero ma solo lo stretto isolamento domiciliare.

Come sta il paziente

Del primo paziente italiano sappiamo che è giovane e che era da poco rientrato dalle Isole Canarie. Quando si è presentato al Pronto Soccorso dell'Umberto I, i sintomi hanno subito fatto pensare al Monkeypox virus, identificato poi all'Istituto nazionale di malattie infettive "Lazzaro Spallanzani" di Roma attraverso "tecniche molecolari e sequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee". Al momento la persona rimane ricoverata, ma si trova in discrete condizioni generali.

Quanti casi in Italia

Tra casi sospetti e confermati, il numero oggi è fermo a tre, ma non è escluso che possa salire nei prossimi giorni. Anche perché, fanno sapere dallo Spallanzani, sono in corso indagini epidemiologiche e tracciamento dei contatti, tutte espressioni che ormai abbiamo imparato a conoscere. Nessuno di loro, però, presenta sintomi gravi.

"Al momento in Italia non si registra una situazione di allarme"

Con tre persone contagiate non si può certo parlare di epidemia, ma l'ISS ha comunque formato una task force preventiva, composta da esperti del settore. Sono state inoltre allertate le reti sentinella dei centri per le infezioni sessualmente trasmissibili, in modo che tengano monitorata la situazione. "Il Ministero della Salute sta monitorando attentamente i casi di vaiolo delle scimmie segnalati in Italia e che sarebbero al momento pochiha spiegato ad Ansa Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento di Malattie Infettive dell'Iss, – e ha allertato le Regioni per un tracciamento degli eventuali casi. Anche l'Istituto superiore di sanità (Iss) ha attivato una task force per seguire al meglio l'evoluzione della situazione. Al momento nel nostro Paese non si registra una situazione di allarme ed il quadro è sotto controllo".

Quanti casi in Europa

In Europa i primi casi sono stati individuati attorno al 16 maggio. Ad oggi sappiamo di 15 confermati tra Spagna, Portogallo e Regno Unito. Vi sono inoltre altre 24 persone che mostrano sintomi sospetti. La penisola iberica è però in allerta sanitaria, in quanto nessuno dei pazienti individuati sul territorio avrebbe avuto contatti con l'Africa, dove il virus è endemico, o con persone infette. L'ECDC ha già attivato la sorveglianza a livello europeo, mentre si conta un primo caso anche Oltreoceano, nel Massachusetts, in un uomo che di recente è stato in Canada.

Di loro sappiamo che la situazione clinica appare stabile e le manifestazioni non sembrerebbero gravi. In ogni caso, si trovano tutti ricoverati e sotto monitoraggio.

Cos'è il vaiolo delle scimmie

Fin qui abbiamo parlato della situazione epidemiologica e abbiamo cercato di capire quali siano effettivamente le dimensioni di questo fenomeno. Ora invece proviamo a capire meglio di quale malattia stiamo parlando. Il vaiolo delle scimmie, o Monkeypox virus, è una malattia virale causata da un orthopoxvirus ed è cugina del vaiolo umano, debellato ormai dalla fine degli anni '70 grazie a un'imponente campagna vaccinale.

Non si tratta di una malattia nuova, dal momento che è stata identificata per la prima volta nel 1958 in alcuni animali provenienti dal Sud-Est asiatico, anche se in realtà è diffusa soprattutto in Africa Centrale e Occidentale. Proprio come il nome suggerisce, il virus attacca soprattutto le scimmie, ma è in grado di infettare anche altre specie, tra cui l'essere umano. Va detto, però, che il contagio di norma è piuttosto raro, motivo per cui i casi che stanno emergendo in queste ore hanno attirato l'attenzione delle autorità sanitarie.

Si rischia di infettarsi soprattutto quando si entra in contatto con animali già malati o, più difficilmente, con persone che hanno contratto il patogeno dopo un soggiorno in zone a rischio. Le vie di trasmissione sono i fluidi corporei e bisogna quindi prestare attenzione a rapporti sessuali non protetti, indumenti contaminati e lesioni. Nella fase acuta della malattia, inoltre, il virus è contenuto anche nei droplets, ma affinché il contagio avvenga è necessario un contatto ravvicinato e prolungato.

Alcuni giornali hanno sottolineato il fatto che i casi al momento sospetti corrispondono a persone omosessuali o bisessuali. È importante invece ricordare che una malattia sessualmente trasmissibile non è legata all'orientamento sessuale. All'inzio dell'epidemia di Hiv persino la prestigiosa rivista The Lancet parlava di "gay compromise syndrome". Pochi mesi dopo avverrà il primo decesso per Aids di una persona eterosessuale.

Come è arrivato in Europa

Non è semplice capire ora come questo virus sia arrivato in Europa e negli Stati Uniti, riuscendo forse a trasmettersi anche sul territorio. Secondo l'infettivologo Massimo Galli, bisogna indagare soprattutto sugli animali esotici importati come animali da compagnia. Nel 2003 infatti un'epidemia di vaiolo delle scimmie era esplosa in America proprio a partire da alcuni esemplari infetti di cricetomys gambianus, un roditore molto simile a un topo, che veniva tenuto in case e appartamenti. Un'eventualità che ci ricorda una volta di più come il traffico e la detenzione di specie esotiche rappresenti un rischio anche per la nostra salute, oltre che per l'ambiente e naturalmente per gli animali stessi.

Dobbiamo preoccuparci?

Sicuramente dovremo stare allerta, ma preoccuparci eccessivamente appare prematuro. Durante la già citata epidemia del 2003 negli Stati Uniti, i pazienti non mostrarono sintomi troppo gravi e non vi fu alcun decesso. E anche gli ultimi casi rilevati sembrano in buone condizioni cliniche. È vero, però, che il tasso di mortalità varia dall'1% al 10% in base al ceppo virale, per cui è bene non sottovalutare l'infezione.

In generale, il vaiolo delle scimmie presenta sintomi simili a quelli dell'influenza, come febbre, mal di testa e dolori muscolari. Si contraddistingue, però, per la comparsa di lesioni cutanee che possono risultare anche molto dolorose e pruriginose. Con il progredire della malattia, queste vescicole evolvono in pustole, fino poi a seccare e a scomparire. Di solito, l'unica terapia prevista è un riposo di una o due settimane, mentre le lesioni cutanee possono impiegare fino a un mese per andarsene del tutto. Quando è necessario, però, si interviene con farmaci antivirali.

Esiste un vaccino?

Non esiste un vaccino contro il Monkeypox virus, in quanto l'unico farmaco (MVA-BN) approvato nel 2019 risulta disponibile solo in quantità ridotte. Sul sito dell'Istituto superiore di sanità si legge che: "È possibile che le persone che non sono state vaccinate contro il vaiolo (vaccinazione abolita in Italia nel 1981) siano a maggior rischio di infezione con il monkeypox per l’assenza di anticorpi che, per la similitudine del virus del vaiolo con il monkeypox, possono essere efficaci a contrastare anche questa virosi".

Fonti| Fondazione Veronesi; Istituto superiore di sanità

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