Quando un bambino nasce con un difetto al cuore, c’è poco da fare: viene portato in sala operatoria e gli viene impiantato uno shunt, cioè una sorta di ponte che che permette al muscolo di funzionare normalmente.
Solo che il bambino cresce mentre questo dispositivo resta sempre uguale: non riesce ovviamente ad adattarsi ai loro corpi in cambiamento e quindi rischia di diventare un limite e dunque un problema.
Anno dopo anno quindi i piccoli pazienti sono costretti a un altro giro in sala operatoria – magari anche più di uno – necessari per sostituire lo shunt e mantenere in buona salute il cuore.
Hai già capito, vero? Quelli a cui vengono esposti i bambini sono interventi complessi e delicatissimi, eseguiti a torace aperto e carichi di rischi che a volte contemplano anche la conseguenza più grave.
La soluzione oggi però c’è. Può sembrare un po’ futuristica – e di fatto lo è perché solo così, osando e sognando si fanno le rivoluzioni – ma ora la scienza ha messo a punto un cuore artificiale in grado di crescere grazie alla luce.
Realizzato dal gruppo di ricerca dell’Università Drexel negli Stati Uniti e presentato al Convegno della Società Americana di Chimica di Denver, negli Usa, il dispositivo si basa sulle potenzialità di polimeri capaci di crescere davvero se stimolati da una fonte luminosa.
In sostanza, i ricercatori statunitensi hanno creato uno shunt rivestito con un idrogel fatto di polimeri capaci di trattenere l’acqua e rilasciarla una volta che vengono sollecitati da una un raggio di luce, espandendosi.
In questo modo i chirurghi possono intervenire su uno shunt già impiantato all’interno del torace di un bambino inserendo una cannula in un’arteria accedendo vicino all’ascella.
Al suo interno viene fatta scorrere una sottile fibra ottica che trasporta un fascio di luce che, avvicinandosi alle pareti interne del tubo, di fatto le fa espandere. Amplia cioè il diametro del tubo da 3,5 millimetri fino a un massimo di 5 millimetri: sto parlando del 40% in più.
Così facendo, riescono ad adattare il dispositivo cardiaco alle esigenze di ciascun bambino trattato senza la necessitò di ricorrere a una sala operatoria e a un intervento delicato e complesso.
Si tratta di una piccola grande rivoluzione se penso che fino ad oggi i bambini nati con problemi ai ventricoli e dotati di shunt “classico” devono sottoporsi a due, tre e magari anche quattro interventi per l’innesto di un tubo più grande.
Ora l’innovativo shunt, che si baso interamente su materiali già testati e biocompatibili, verrà presto testata su modelli animali. La speranza poi è di poter arrivare all’uomo nel giro di pochissimo tempo. Abbiamo coglia di questa rivoluzione, insomma.
Fonte | Convegno della Società Americana di Chimica