Un nuovo laser per polverizzare i calcoli al rene e rendere più facile l’espulsione: ce ne ha parlato il dottor Giusti

All’Ospedale San Raffaele di Milano è in corso una sperimentazione che sta dando risultati molto promettenti: l’utilizzo del laser tullio in fibra per polverizzare i calcoli in modo più efficace e consentire un’espulsione per vie naturali meno dolorosa. il dottor Guido Giusti endourologo specializzato in questa chirurgia ci ha spiegato come funziona.
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Giulia Dallagiovanna 30 Ottobre 2020
* ultima modifica il 30/10/2020
Intervista al Dott. Guido Giusti Endourologo presso l'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.

Un problema sempre più diffuso e che è direttamente legato al tuo modo di mangiare. Sto parlando dei calcoli al rene, dei quali, se ne hai sofferto almeno una volta nella vita, ti ricorderai soprattutto il dolore e la difficoltà di espellerli. Per questo motivo, all'Ospedale San Raffaele di Milano si sta sperimentando un nuovo laser che dovrebbe aiutare a polverizzare meglio queste formazioni in modo da rendere più agevole l'eliminazione per via naturale dei residui. Ne abbiamo parlato con il dottor Guido Giusti, endourologo specializzato in questa chirurgia.

Dottor Giusti, prima di tutto come si interviene su un paziente con calcolosi renale?

I calcoli renali devono essere rimossi con interventi che siano il meno invasivi possibile. Per questo motivo si cerca di polverizzarli e fare in modo che vengano eliminati per via naturale. Bisogna tenere presente che la dimensione dei frammenti di norma è tra i 4 o i 5 millimetri, ma l'uretere, cioè il canale che trasporta l'urina dal rene fino alla vescica, non supera i due rendendo di fatto assai difficile la loro espulsione.

Qual è la novità di intervento che avete messo a punto?

All'Ospedale San Raffaele siamo i primi ad avere il laser tullio in fibra, che è nuovo rispetto a quello ad olmio utilizzato fino ad oggi. Lo stiamo sperimentando e i risultati ottenuti fin qui sono molto promettenti: si è dimostrato in grado polverizzare tutti i calcoli, cioè a ridurli in particelle con un diametro inferiore ai 250 micron, un quarto di millimetro. In questo modo si tratta di vera e propria polvere e quindi è intuibile come la sua espulsione sia facile e indolore. Ad oggi invece se le formazioni litiasiche superavano i due centimetri, si doveva ricorrere alla litrotrissia percutanea, che presuppone la creazione di un tramite percutaneo nel fianco (l'introduzione di un tubicino, ndr) grande quanto una penna bic, per raggiungere il rene. Una manovra più invasiva e rischiosa, sebbene quando viene attuata da una persona con esperienza i rischi sono accettabili.

Il laser tullio in fibra è più efficace nel ridurre i calcoli in polvere e consentire un'espulsione facile e indolore

Bisogna poi tenere presente che esistono tante tipologie diverse di calcoli, dai più morbidi a quelli dalla consistenza più dura. Questi ultimi presentano una difficoltà maggiore quando si arriva alla polverizzazione. Per ora i dati sono incoraggianti soprattutto nel primo caso, dove le formazioni sono composte da acido urico, mentre sugli altri ci stiamo ancora lavorando perché sono possibili tante differenze di setting e dobbiamo capire quale sia la migliore.

Chi può accedere a questo trattamento?

Per il paziente è sufficiente prenotare la visita e saremo poi noi a capire se vi siano i requisiti, sia di dimensione che a livello anatomico, per poterlo sottoporre a questo tipo di intervento. L'applicazione di questo laser è infatti possibile soprattutto per calcoli di grandezza medio-piccola, inferiore ai 2 centimetri. Se è invece è maggiore, si ricorre alla litotrissia percutanea di cui parlavamo prima.

È corretto dire che gli uomini siano più a rischio rispetto alle donne di soffrire di calcolosi renale?

La statistica medica ci mostra che il 10% degli uomini viene interessato da calcoli almeno una volta nella vita, mentre sul versante delle donne la percentuale è solo del 5-7%. Non si è però mai capito come mai vi sia questa differenza tra i due sessi. Inoltre, va sottolineato che la calcolosi renale è in grande aumento e la causa è che mangiamo più del necessario e seguiamo una dieta scorretta, con cibi molto ricchi di sale e un eccesso di proteine e zuccheri.

La prevenzione dei calcoli al rene dunque comincia dall'alimentazione?

Proprio così. Anche perché oggi la dieta mediterranea non rappresenta più il 90% delle nostre scelte alimentari. L'averci rinunciato ha avuto come implicazione l'aumento della calcolosi renale, tipico del mondo occidentale. Inoltre, a differenza di quello che crediamo, tutti noi beviamo troppo poco e quindi nel rene le urine tendono a concentrarsi, facendo incrementare il rischio di precipitazione di cristalli nelle vie urinarie e quindi di formazione dei calcoli.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.