Un protesi retinica Wi-Fi può ridare la vista a chi soffre di maculopatia senile

La maculopatia atrofica è una patologia legata all’età, caratterizzata da una lesione della retina centrale. Chi ne soffre perde completamente la visione centrale, ma una nuova protesi può restituire la vista.
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Valentina Rorato 30 Gennaio 2023
* ultima modifica il 30/01/2023

Tornare a vedere. Può diventare realtà per i pazienti affetti da maculopatia atrofica, una patologia legata all'età, attraverso una nuova protesi retinica. Il primo impianto è avvenuto a settembre in Italia su una paziente di 91 anni affetto da oltre dieci anni da maculopatia senile a carta geografica ed è stato eseguito dal dottor Marco Pileri, responsabile dell'Unità semplice dipartimentale di Chirurgia vitreoretinica dell'ospedale San Giovanni Addolorata di Roma.

Abbiamo partecipato ad uno studio internazionale multicentrico– ha spiegato il dottor Pileri- per impiantare nei pazienti affetti da maculopatia senile a carta geografica una protesi retinica. Tali pazienti hanno perso completamente la visione centrale a causa della mancanza delle cellule (fotorecettori) deputate al trasferimento delle immagini attraverso le vie ottiche all'area corticale visiva, mantenendo le parti periferiche del campo visivo. La protesi, che viene impiantata sotto la retina (nell'area di distrofia a carta geografica), sostituisce la funzione dei fotorecettori. A seguito dell'intervento chirurgico c'è un periodo di riabilitazione di circa 3 mesi, durante il quale il paziente deve sostanzialmente imparare ad utilizzare la protesi".

Protesi wi fi

In che cosa consiste? I pazienti vengono forniti di  "occhiali ergonomici" (costruiti sulla loro fisionomia) muniti di due telecamere (una rivolta verso il mondo esterno, l'altra verso l'occhio). Ciò che filtra la telecamera ‘esterna' posta sull'occhiale è trasferito attraverso un sistema wi-fi ad un computer portatile tascabile; quindi dal computer (sempre via wi-fi) viene ritrasferito all'occhiale che, attraverso la telecamera rivolta verso l'occhio, traduce l'immagine in forma di raggi infrarossi che vanno a colpire la protesi attivandola. E se questo sembra già futuristico, devi sapere che la protesi si autoalimenta grazie a pannelli fotovoltaici, che le permettono di durare circa 36 mesi.

L’intervento e la protesi sono stati spiegati durante il ciclo di incontri organizzati dall’Associazione Italiana Medici Oculisti (AIMO) e dalla SISO (Società Italiana di Scienze Oftalmologiche) a Sessto Fiorentino.

Fonte | Comunicato stampa AIMO del 21 gennaio 2023

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.