Un semplice esame del sangue potrebbe diagnosticare il cancro al seno con 5 anni di anticipo

Al momento si tratta solo di uno studio-pilota, ma i risultati sono buoni e il team di ricerca è già passato a testare il metodo su 800 nuovi pazienti. Sembra dunque che un semplice prelievo possa favorire una diagnosi di carcinoma mammario con 5 anni di anticipo rispetto all’inizio della formazione maligna vera e propria.
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Giulia Dallagiovanna 4 Novembre 2019
* ultima modifica il 24/09/2020

Nella lotta contro il cancro è fondamentale arrivare primi. Riuscire cioè ad ottenere una diagnosi definitiva nel più breve tempo possibile. E non ti puoi basare solo sulle tue sensazioni: diverse forme di tumore non danno alcun sintomo, fino a quanto non hanno raggiunto uno stadio avanzato e dunque molto difficile da cure. Per questa ragione vengono messi in campo programmi preventivi sempre più accurati e capillari, come mammografia o colonscopia. In questi anni, però, la ricerca sta prendendo in considerazione metodi sempre più rapidi e meno invasivi, come un banale esame del sangue. Secondo uno studio dell'Università di Nottingham questo screening potrebbe individuare l'inizio di un carcinoma al seno con addirittura cinque anni di anticipo.

Si tratta al momento solo di un'indagine pilota, quindi non è ancora il caso di cantare vittoria, purtroppo. I risultati sono stati però buoni, sebbene non eccellenti. Il team di ricerca del Center of Excellence for Autoimmunity in Cancer ha prelevato campioni di sangue da 180 pazienti, di cui una prima metà aveva appena ricevuto una diagnosi di tumore al seno, mentre la seconda risultava del tutto sana. L'intento era analizzare le provette per valutare la concentrazione dei cosiddetti autoanticorpi, cioè quelle difese immunitarie che il tuo organismo sviluppa in quantità maggiori, quando intercetta gli antigeni delle cellule tumorali (TAA). Sono stati presi in considerazione 40 antigeni associati al carcinoma mammario e 27 che non si sapeva ancora fossero legati a questa patologia.

La scoperta più importante è stata la conferma che questa forma di cancro producesse effettivamente gli autoanticorpi contro gli antigeni presi in considerazione e potessero quindi essere utilizzati come marcatori del problema. A questo punto i ricercatori li hanno divisi in tre gruppi e hanno visto che più altro era il numero di antigeni presi in considerazione, migliore, seppur non perfetta, era la precisione del test. Nello specifico:

  • Il primo gruppo con 5 antigeni ha rilevato il cancro nel 29% dei campioni malati e ha segnalato che non vi fosse alcuna patologia nell'84% dei campioni sani.
  • Il secondo gruppo, con 7 TAA, ha trovato il tumore nel 35% delle provette cancerogene, e non lo ha riscontrato nel 79% di quelle sane.
  • Il terzo gruppo, infine, comprendeva 9 TAA e ha identificato il cancro nel 37% dei campioni dov'era effettivamente presente e lo ha escluso nel 79% di quelli senza.

Naturalmente, le ricerche non possono fermarsi qui e gli esperti stanno già riproponendo il metodo relativo all'ultimo gruppo su 800 nuovi pazienti. Una tecnica che, insomma, deve ancora essere validata e standardizzata, ma che al momento sembra promettente e che permetterebbe di migliorare la vita di tantissime persone. Pensa che nel 2018, il tumore al seno ha colpito più di 52mila donne e 500 uomini, solo in Italia. Ma si stima che, con un sistema di diagnosi più capillare, i numeri potrebbero anche aumentare. Ecco dunque l'importanza di studi che si concentrano sulla prevenzione sempre più mirata.

Fonte| "Study Shows Potential Efficacy of Blood Test for Early Detection of Breast Cancer" pubblicato su The American Journal of Managed Care il 3 novembre 2019

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