Difficilmente non ti sarai mai trovato faccia a faccia con una qualche forma di demenza senile. Se non hai parenti anziani affetti da questa patologia, probabilmente li avrà un tuo amico che ti avrà raccontato diverse volte cosa significhi averci a che fare. Persone che perdono la memoria recente e fanno fatica a riconoscere persino i loro familiari, capacità che piano piano regrediscono fino a rendere il paziente non più autosufficiente nemmeno per mangiare, difficoltà sempre maggiori nel comunicare con gli altri e nel farsi capire e via di seguito. Ed è per tutti questi motivi che Alzheimer e affini fanno davvero tanta paura. Per nessuna di queste malattie neurodegenerative esiste una cura efficace, però la ricerca sta andando nella direzione di un vaccino terapeutico che rallenti la progressione e permetta di guadagnare tempo. Un nuovo studio pubblicato su Alzheimer's Research and Therapy ha dato buoni risultati per quanto riguarda la sperimentazione sui topi.
Ti dico subito che deve essere preso con cautela, perché non si tratta del primo tentativo di elaborare un vaccino contro la demenza e i precedenti al momento non hanno portato a nessun risultato concreto. Quest'ultimo lavoro però sembra aver consentito di fare un passo avanti importante e di avvicinarsi di più all'obiettivo finale.
I ricercatori sono partiti dall'Alzheimer, ovvero la forma di demenza più diffusa. Quello che si conosce è che la causa più probabile della patologia è la formazione di placche amiloidi, provocate dall'alterazione del metabolismo di una proteina, precursore del beta amiloide, che diventa così una sostanza tossica peri l tuo cervello. Inoltre, con il contributo della proteina tau, questi accumuli si aggrovigliano con dei fasci di fibre e creano dei viluppi neuro-fibrillari che ostacolano i collegamenti tra i neuroni. Secondo gli esperti, se i trattamenti vengono iniziati troppo tardi, come accade praticamente in ogni caso, non possono risultare efficaci. L'idea quindi è di intervenire con un vaccino prima della comparsa dei sintomi tipici.
Il farmaco dovrebbe andare a colpire entrambe le proteine alterate e bloccare, o rallentare il più possibile, i loro effetti. Per questo motivo, hanno unito due prodotti già testati in precedenza, chiamati AV-1959R e AV-1980R, e hanno aggiunto un adiuvante, il AdvaxCpG. Quest'ultimo favorisce infatti la risposta immunitaria dell'organismo. E come ci si aspettava, nei topi questa formula ha funzionato e ha permesso loro di sviluppare anticorpi che contengano sia il precursore della beta-amiloide che la tau. Ora però bisognerà capire se risulterà efficace anche negli esseri umani ed è per questa ragione che, purtroppo, non si può ancora parlare di una nuova cura contro la demenza.
Fonte| "Testing a MultiTEP-based combination vaccine to reduce Aβ and tau pathology in Tau22/5xFAD bigenic mice" pubblicato su Alzheimer's Research & Therapy il 17 dicembre 2019