Ci sono nuove speranze di cura contro il glioblastoma, un tumore cerebrale molto aggressivo che colpisce soprattutto persone dai 65 anni in su, ma non è poi così raro nemmeno tra i più giovani. Oggi è in corso di sperimentazione una terapia che si basa sulla combinazione di due farmaci di ultima generazione: Regorafenib e Nivolumab. All'Istituto Oncologico Veneto ha ricevuto il trattamento la prima paziente italiana, e tra le prime al mondo ad essere arruolate nello studio.
Ma di quali farmaci stiamo parlando? Il Regorafenib veniva già utilizzato per trattare i tumori del cervello, perché attraverso la sua azione riesce a ridurre la vascolarizzazione e la proliferazione delle cellule maligne, inibendo specifiche alterazioni molecolari che queste contengono. Il Nivolumab invece è un farmaco immunoterapico e ha quindi il compito di rendere più efficace l'azione del sistema immunitario contro la neoplasia.
L'ipotesi formulata dagli autori dello studio internazioanle "Rego-Nivo", che arriverà a coinvolgere 210 pazienti, è che questi due farmaci utilizzati insieme diano luogo a un'azione più mirata e potente contro il tumore. La prima italiana a riceverlo sarà appunto una donna di 61 anni, residenze in Friuli-Venezia Giulia e in cura allo IOV, che presenta una recidiva di glioblastoma.
"Il glioblastoma è una forma molto aggressiva di tumore che colpisce il sistema nervoso centrale – spiega il dottor Giuseppe Lombardi, dirigente medico dell’Oncologia 1 dello IOV e coordinatore internazionale dello lo studio -. Sebbene si manifesti quasi esclusivamente nel cervello, il glioblastoma può anche apparire nel tronco cerebrale, nel cervelletto e nel midollo spinale. La terapia sperimentale, che prevede la combinazione di Regorafenib e Nivolumab, potrebbe cambiare le prospettive di cura per gli oltre mille pazienti colpiti ogni anno in Italia da glioblastoma recidivato. L’obiettivo dello studio è dimostrare se questo trattamento aumenta in maniera significativa la sopravvivenza, rispetto al percorso di cura più tradizionale".
Se i risultati dello studio fossero promettenti, come naturalmente speriamo tutti, si potrebbe pensare di utilizzare questa combinazione terapeutica anche contro alcuni tumori che colpiscono l'intestino.
Fonte| Comunicato stampa IOV, 8 aprile 2021