Uno studio ha messo ordine tra i sintomi del Covid-19: le 7 forme in cui la malattia si presenta

In questi mesi ti sarà sembrato che qualsiasi manifestazione potesse essere riconducibile al Coronavirus, ma una ricerca ha provato a delineare quali sono davvero i sintomi dell’infezione e ha così individuato 7 modi diversi in cui il tuo corpo ti segnala la sua presenza.
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Giulia Dallagiovanna 4 Novembre 2020
* ultima modifica il 29/11/2020

Se ti chiedo quali sono di preciso i sintomi del Covid-19, sai rispondere? Tosse e febbre, d'accordo, e poi? Perdita del gusto e dell'olfatto, raffreddore forse, a volte problemi intestinali e diarrea. Tutto e niente insomma. L'università di Vienna però ha pubblicato sulla rivista Allergy il primo studio in cui vengono evidenziate 7 diverse manifestazioni di questa malattia provocata dal SARS-Cov-2 e allo stesso tempo analizzati quali cambiamenti l'infezione produce nel sistema immunitario: possono durare fino alle 10 settimane successive.

Le 7 forme della malattia

Lo studio ha riguardato 109 persone in convalescenza e 98 del tutto sane. Dopo aver identificato i sintomi che ciascuno dei precedenti malati aveva riportato, i ricercatori hanno identificato 7 tipi diversi di manifestazioni del Covid-19:

  1. Sintomi simil-influenzali: febbre, tosse, brividi e spossatezza
  2. Sintomi simili al raffreddore: rinite, starnuti, gola secca e possibile congestione nasale
  3. Dolori articolari e muscolari
  4. Infiammazioni degli occhi e delle mucose
  5. Disturbi ai polmoni: difficoltà respiratorie, respiro corto, polmonite interstiziale
  6. Problemi gastrointestinali: nausea, mal di testa, diarrea
  7. Perdita del gusto e dell'olfatto (anosmia e ageusia)

Il sistema immunitario

Un altro dato, per la verità ancora più importante, che è emerso dallo studio riguarda gli strascichi che il Coronavirus lascia nel sistema immunitario di chi viene contagiato. I ricercatori hanno parlato di vere e proprie tracce del SARS-Cov-2, che restano rilevabili anche per 10 settimane dopo la fine della malattia. "Alcune cellule T immunitarie sviluppano delle cellule di memoria mentre altre rimangono fortemente attivate. Ciò indica che il sistema immunitario rimane ancora impegnato parecchio con la malattia fino a diverse settimane dall'infezione", ha spiegato Winfried F. Pickl, a capo del team di ricerca.

Ma cosa succede di preciso? Per prima cosa, si assiste a un calo delle cellule T regolatorie, quelle addette a limitare le reazioni del sistema immunitario per evitare che diventino eccessive. E questo è un problema, perché i tuoi anticorpi potrebbero finire per attaccare i tuoi stessi tessuti. Proprio questo meccanismo è alla base delle forme più gravi di malattia.

Nel sistema immunitario le tracce del passaggio del Covid-19 sono rilevabili fino a 10 settimane dopo

C'è poi la questione granulociti, ovvero un tipo di globuli bianchi addetto al contrasto dei batteri e delle infezioni che questi possono provocare. In chi ha contratto il Covid-19, la loro presenza nel sangue è minore, segno che la persona è più esposta al rischio di soffrire di altre malattie. Infine un fatto già noto, ma che trova conferma: il numero di anticorpi sviluppati dal malato è tanto più elevato, quanto l'infezione è risultata grave e la temperatura corporea raggiunta è stata alta.

Una serie di rilevazioni importanti che saranno utili sia per lo sviluppo di un vaccino, sia per delineare meglio le caratteristiche del Covid e capire a quali aspetti è bene prestare più attenzione.

Fonte| "Immunological imprint of COVID‐19 on human peripheral blood leukocyte populations" pubblicato su Allergy il 31 ottobre 2020

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