Non presentava alcun problema di salute alla nascita: venuto al mondo, Stefano (nome di fantasia) stava bene.
È stato solo dopo qualche giorno che nelle menti dei medici dell’Oculistica dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino ha cominciato a salire un dubbio.
Quel principio di leucocoria, la presenza cioè di un riflesso bianco anomalo in corrispondenza delle pupille di Stefano, non piaceva affatto.
E avevano ragione perché dopo 40 giorni di vita, avevano diagnosticato al piccolo una cataratta congenita associata ad una rarissima e grave patologia della parte posteriore dell'occhio, provocata da un sviluppo anatomicamente incompleto dell’occhio stesso.
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Stefano rischiava la cecità totale e per salvarlo i chirurghi hanno dovuto agire in maniera tempestiva, eseguendo il primo intervento al mondo di chirurgia a entrambi gli occhi sulla parte anteriore e posteriore di un paziente così piccolo con l’impiego della tecnologia 3D.
Il tempismo è stato un fattore estremamente importante perché non Stefano poteva essere operato nei primi giorni di vita per via di condizioni di salute ancora troppo precaria ma, allo stesso tempo, non avrebbe dovuto attendere più di 6-7 settimane: in quel caso, l’opacità sarebbe stata devastante e il piccolo non avrebbe più sviluppato la vista.
Quello andato in scena nelle sale operatorie torinesi è stato dunque il primo caso al mondo di vitrectomia bilaterale associato alla chirurgia per la cataratta congenita su un neonato, eseguito mediante un sistema di visualizzazione 3D.
Questo nuovo approccio, insomma, ha permesso al chirurgo di avere una percezione della profondità molto più accurata rispetto ai tradizionali microscopi: un dettaglio non secondario se pensi che l’intervento ha riguardato un occhio di dimensioni così piccole come quelle di un neonato.
L’innovativo approccio combinato ha permesso dunque di eseguire manovre chirurgiche delicatissime riducendo al massimo le possibili complicanze durante la chirurgia ma soprattutto ha garantito a Stefano la possibilità di sviluppare la capacità visiva.
“L’intervento rappresenta un esempio significativo dei progressi della chirurgia oculistica e di come l'utilizzo delle innovazioni tecnologiche alla Città della Salute di Torino permettano di affrontare i casi più complessi, fino a poco tempo fa ritenuti non trattabili, come in questo caso, dove i nostri professionisti in un intervento senza precedenti hanno dato nuove speranze di vista ad un piccolo neonato” ha spiegato Giovanni La Valle, Direttore generale della Città della Salute di Torino.
Fonte | Ospedale Molinette della Città della Salute di Torino