“Vaccinare anche i senza fissa dimora”: Avvocato di Strada chiede di proteggere gli invisibili delle nostre città

Non sono stati protetti durante la pandemia e potrebbero non esserlo neanche nel piano vaccinale. Migranti, extracomunitari e senza fissa dimora ancora una volta non vengono considerati nella lotta al Covid-19. E l’associazione Avvocato di Strada chiede una loro inclusione nel piano vaccinale.
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Sara Del Dot 14 Maggio 2021
* ultima modifica il 14/05/2021
Intervista a Antonio Mumolo Presidente Avvocato di Strada Onlus

Ci sono persone che vivono in Italia ma non risultano iscritte al Sistema sanitario nazionale. Sono anche fragili, più difficili da proteggere e tutelare a livello sanitario. Spesso vivono per strada. Alcuni sono considerati “irregolari”. Per questo, la protezione da un virus che è quanto di più democratico possa esserci al mondo, non viene loro garantita.

Sto parlando dei grandi invisibili dell’emergenza Covid. Senza fissa dimora, migranti, comunitari irregolari. Persone senza residenza, senza tessera sanitaria, ma persone. Avvocato di Strada ha segnalato più volte, nel corso della pandemia, la difficoltà nel tutelarle, lanciando anche iniziative come la mascherina sospesa, acquistabile nelle farmacie aderenti per garantire protezione ai senza fissa dimora o la richiesta di smettere di multare durante il primo lockdown chi non poteva tornare a casa perché non ne aveva una.

Oggi, l’associazione fa sentire ancora una volta la propria voce per chiedere al commissario straordinario per l’emergenza, il generale Figliuolo, di inserire anche queste figure all’interno dell’ordinanza 7/2021, realizzata appositamente per garantire una somministrazione vaccinale ad alcune figure non iscritte al Sistema sanitario nazionale ma che si trovano in Italia in via temporanea, come i dipendenti delle Istituzioni dell’Unione europea e i loro familiari, gli agenti diplomatici e il personale tecnico-amministrativo delle missioni diplomatiche e i relativi famigliari a carico, il personale di enti e organizzazioni internazionali. Un elenco che sancisce ancora una volta come i soggetti fragili non siano considerati né resi visibili nemmeno di fronte a un virus che ha colpito tutti senza distinzione.

“Le persone fragili, prive di residenza e tessera sanitaria sono state escluse prima dai percorsi di prevenzione e cura e oggi dal piano vaccinale.” Spiega Antonio Mumolo, presidente dell’associazione Avvocato di Strada.

“Basti pensare che c’è stato un intervento da parte delle Regioni soltanto quando si sono verificati dei focolai all’interno dei dormitori. Solo allora sono state organizzate delle Usca che si sono recate nei dormitori per fornire assistenza medica. Oppure ricordiamo che i senza fissa dimora durante il primo lockdown venivano multati perché non stavano in una casa che non avevano, senza guanti, mascherine o gel igienizzante. Oggi tutto questo meccanismo di invisibilità si ripropone con il piano vaccinale.”

Antonio Mumolo sottolinea la discrepanza dovuta al fatto che tra i soggetti fragili previsti dal piano vaccinale sono state annoverate le persone che vivono in stato di convivenza forzata come i detenuti, mentre coloro che vivono all’interno dei dormitori ne sono state escluse. Senza parlare di coloro che vivono in strada, privi di computer o smartphone per iscriversi o di documenti per essere accettati.

Con l’arrivo dell’ordinanza 7/2021 sembrava essersi aperto uno spiraglio di speranza, ma la delusione era dietro l’angolo.

“All’uscita di questo provvedimento eravamo molto speranzosi. Abbiamo letto le prime righe e abbiamo pensato che finalmente forse il Governo si era accorto delle oltre 60mila persone che vivono in strada nel nostro Paese. Proseguendo la lettura, invece, ci siamo resi conto che il testo non citava nemmeno i soggetti fragili. Ora noi chiediamo che il provvedimento venga rettificato oppure che se ne faccia un altro appositamente dedicato a loro in cui il Governo dia un indirizzo alle città per creare hub vaccinali dedicati ai senza fissa dimora. Come lo hanno fatto per gli altri, possono farlo anche per queste persone che, ricordiamolo, se non vengono protette non rappresentano un pericolo solo per se stessi ma per l’intera comunità perché si fanno veicolo di virus senza potersi nemmeno isolare. Senza un intervento queste persone non verranno mai vaccinate e questo non è giusto perché la salute è un diritto collettivo, non solo per pochi.”

Solo il Comune di Napoli sembra essersi mosso, per ora, per vaccinare le migliaia di migranti e senza fissa dimora presenti sul territorio, attraverso le associazioni civiche e la consegna di codici fiscali temporanei.

Fonte | Avvocato di Strada Onlus

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