Vaccini e trombosi: i rischi per ogni fascia di età secondo un report di EMA

L’Agenzia europea per il farmaco ha incrociato tutti i dati che abbiamo a disposizione fino ad ora e ha messo in relazione i rischi e i benefici dei vaccini di AstraZeneca e di Johnson&Johnson con le diverse fasce d’età. E va detto, i secondi superano sempre di gran lunga i primi. Con un’eccezione: gli under30.
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Giulia Dallagiovanna 5 Maggio 2021
* ultima modifica il 08/06/2021

L'EMA, l'Agenzia europea per i medicinali, ha pubblicato un documento che aiuta tutti noi a vederci un po' più chiaro rispetto al problema delle trombosi legate ai vaccini di AstraZeneca e Johnson&Johnson. Una questione che, possiamo ammettere serenamente, preoccupa ciascuno di noi. La domanda che anche tu ti starai facendo, alla fine, è una: dopo l'iniezione, quanto rischio ho di andare incontro a un coagulo e magari addirittura a un decesso? Il report incrocia tutti i dati che oggi abbiamo a disposizione e di fatto risponde proprio al tuo quesito. Vediamolo meglio insieme.

Cosa sappiamo oggi

Prima di tutto, un rapido riassunto della situazione. Alcuni casi di trombosi si sono verificati in concomitanza con la somministrazione del vaccino di AstraZeneca e di quello di Johnson&Johnson. Si è trattato principalmente di trombosi cerebrale dei seni venosi associata a trombocitopenia, una patologia rara che di norma si verifica con un'incidenza molto bassa.

Al momento siamo a conoscenza di 5 o 6 casi ogni milione di persone vaccinate, dunque anche come effetto collaterale è davvero raro. Non a caso è emerso solo una volta che ha preso il via la campagna vaccinale vera e propria, coinvolgendo le popolazioni di Regno Uniti, Unione europea e Stati Uniti. Tra loro si sono verificati purtroppo anche una decina di decessi. Oggi però partiamo in vantaggio: sappiamo che questo evento avverso può verificarsi, abbiamo qualche informazioni in più sull'origine e soprattutto, entro certi limiti di tempo, possiamo intervenire riducendo il rischio di mortalità.

La questione rischi e benefici

Ormai dovresti avere imparato a memoria anche la frase che viene ripetuta in sede istituzionale ogni qualvolta si passa al vaglio un vaccino e i possibili effetti collaterali: i benefici superano i rischi. È proprio con questo metro di misura che si valutano i singoli farmaci e si decide se approvarli o meno. Ed è sempre lo stesso principio di base del documento di cui ti sto parlando.

Il significato di un'espressione che a volte potrebbe esserti sembrata un po' brutale è piuttosto semplice da capire e anche molto concreto: il vaccino serve per prevenire le forme gravi di Covid-19 e quindi i decessi. Fino a quando le morti evitate saranno di gran lunga superiori a quelle che forse il farmaco ha provocato, i benefici continueranno a essere maggiori degli eventuali rischi.

Il 23 aprile Israele registrava zero decessi, il 3 maggio i nuovi casi di Covid erano 13

E ad oggi i numeri che ci arrivano dai Paesi più avanti nelle campagne vaccinali ci raccontano proprio questo. Il 23 aprile Israele registrava per la prima volta zero decessi provocati dal Covid e il 3 maggio la conta dei nuovi casi si esauriva a 13. Tredici. Nel Regno Uniti 34 milioni di persone hanno già ricevuto almeno una dose e il 3 maggio piangevano un solo morto in tutto il territorio.

In Italia, la prima iniezione è già stata fatta a 15 milioni di persone. E mentre purtroppo i decessi superano ancora le 300 unità – a causa naturalmente dei contagi avvenuti nelle settimane precedenti e non negli ultimi giorni – ieri i nuovi contagi erano "solo" 9mila e il tasso di positività era fermo al 2,9%. L'Istituto superiore di sanità ha confermato che i primi effetti della campagna vaccinale si possono già vedere sia tra gli operatori sanitari che tra gli ospiti delle RSA.

Dopo tutte queste considerazioni, fondamentali per capire meglio il documento di EMA, scendiamo nel dettaglio e vediamo cosa dica di preciso.

Il problema sono le fasce d'età

Tutto il ragionamento del paragrafo precedente ora deve essere messo in relazione con due variabili: quanto sta effettivamente circolando il virus e l'età della persona che viene vaccinata. Questo perché le persone più colpite dalle trombosi sono state donne tra i 18 e i 48 anni. Tra gli over60 praticamente nessuno è andato incontro a questo effetto collaterale, stando naturalmente alle informazioni che abbiamo oggi.

Over60

Per chi ha più di 60 anni la questione proprio non si pone. A partire dagli over80, vaccinarsi significa salvarsi la vita. I dati mostrano che in una situazione di elevata intensità dell'epidemia, quindi con un tasso di infezioni mensili che è pari a 886 persone ogni 100mila, l'immunizzazione si è dimostrata in grado di prevenire 1.239 ricoveri nei reparti ordinari, 110 nelle terapie intensive e 733 morti. Sempre considerando una popolazione di 100mila abitanti. Le trombosi provocate dal vaccino? 0,4.

Anche per chi ha più di 70 anni, le discussioni sono davvero ridotte al minimo. Mentre l'epidemia è in una fase particolarmente intensa, i vaccini evitano 547 ricoveri nei reparti ordinari, 78 ingressi in Terapia Intensiva e 172 morti. Tutto questo a fronte di 0,5 possibilità su 100mila di andare incontro a una trombosi provocata da un vaccino.

Infine per la fascia over60, si parla di 324 ricoveri evitati, 50 terapie intensive e 45 decessi. Con 1 solo possibile caso di trombosi.

Under60

Al di sotto dei 60 anni la questione è un pochino più da valutare, sebbene i benefici del vaccino rimangano evidenti. Con un'elevata intensità dei contagi, tra i 30 e i 59 anni si evitano tra le 3 e le 14 morti, tra i 5 e i 10 ricoveri in reparti ordinari e tra gli 8 e i 28 ingressi in Terapia Intensiva. Il tutto a fronte di eventuali casi di trombosi che restano comunque attorno agli 1,8.

Under30

Questa fascia è risultata essere la più problematica. Come ben saprai infatti, più una persona è giovane e sana e meno rischia di incorrere nelle complicanze del Covid-19 e di conseguenza anche di morire. Così, se la curva epidemica è verso il picco, il vaccino evita 64 ricoveri e 6 ingressi in Terapia Intensiva, ma nessun decesso. E naturalmente queste cifre calano, quando la circolazione del virus si fa meno intensa, magari proprio perché tutte le altre fasce sono state immunizzate. L'incidenza delle trombosi? 1,9.

Il problema per gli under30

Proprio in questi giorni il generale Francesco Figliuolo, commissario straordinario per l'emergenza, ha dichiarato che si sta prendendo in considerazione la possibilità di tornare a somministrare i vaccini di AstraZeneca e di Johnson&Johnson anche a chi ha meno di 60 anni. Naturalmente, il tutto avverrà dopo aver richiesto un parere all'AIFA, l'agenzia italiana del farmaco, ma è chiaro che per gli under30 – e solo per loro – esista un problema: si rischia di più con alcuni vaccini che con il Covid-19.

Fonte| "Annex to Vaxzevria Art.5.3 – Visual risk contextualisation", pubblicato da EMA il 23 aprile 2021

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