Il vaiolo delle scimmie torna a prendersi la scena internazionale, calamitando su di sé le attenzioni ma anche i dubbi, le domande e le preoccupazioni del mondo intero.
Era già successo 15 mesi fa, quando l’ultima epidemia tra il 2022 e il 2023 aveva provocato quasi 17mila casi e una diffusione in ben 74 paesi e costretto l’Organizzazione Mondiale della Sanità a dichiarala un’emergenza sanitaria globale.
Ora il copione sembra purtroppo pronto a ripetersi. Il Monkeypox infatti è letteralmente esploso in Africa.
Da inizio anno si contano oltre 15 mila casi e quasi 500 decessi e la situazione sembra decisamente più rischiosa di un anno e mezzo fa a causa della diffusione di un nuovo ceppo virale, più contagioso e aggressivo rispetto a quello che avevamo imparato a conoscere.
I Cdc africani per questo hanno già dichiarato il Mpox un’emergenza sanitaria pubblica per la sicurezza continentale e nelle prossime ore si attende la mossa dei vertici dell’Oms: si siederanno al tavolo e valutaranno, insomma, se il virus rappresenti un pericolo anche a livello globale.
Quando si parla del vaiolo delle scimmie ci si riferisce a una zoonosi, cioè a un’infezione virale trasmessa all’uomo da un animale che agisce da serbatoio del virus Monkeypox. Un uomo contagiato dal virus del vaiolo delle scimmie a sua volta è in grado di infettare altre persone e diffondere la malattia.
Il riferimento alle scimmie potrebbe farti pensare che siano questi primati a traghettare il virus all’uomo. In realtà la malattia è stata ribattezzata così perché fu scoperta per la prima volta nel 1958 in alcune colonie di scimmie utilizzate a scopi di ricerca ma il vero serbatoio del virus sarebbero tuttavia dei piccoli roditori come scoiattoli, criceti, ghiri.
La trasmissione da animali a uomo avviene per contatto diretto con il sangue, i fluidi corporei e le lesioni cutanee o delle mucose dell’animale che ospita il virus mentre il contagio tra esseri umani è legato al contatto stretto con secrezioni respiratorie o lesioni di una persona infetta mediante un contatto faccia a faccia, pelle a pelle, bocca a bocca o bocca a pelle. È compreso quindi il contatto sessuale.
La malattia si manifesta con sintomi come un’eruzione cutanea o lesioni delle mucose che durano 2-4 settimane, febbre alta e mal di testa insieme a dolori muscolari, mal di schiena e scarsa energia.
Come ti accennavo prima, tra maggio 2022 e luglio 2023 Mpox era stata dichiarata un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazional dall’OMS dopo che erano stati registrati decine di migliaia di casi sparsi in giro per il mondo.
Grazie alle azioni di gestione, controllo e prevenzione messe in campo del autorità locali, supportate dall’OMS, nel giro di 15 mesi i casi globali avevano iniziato a diminuire e con loro paura e sospetto. L’ombra di una nuova pandemia, all’indomani della “fine” dell’emergenza Covid, allarmava non poco.
In Africa tuttavia le cose sono andate nella direzione opposta: i casi sono ampiamente aumentati e l’epidemia è stata di fatto messa nel dimenticatoio della cronache internazionali.
Solo che oggi ciò che sta vivendo il continente africano con il Mpox è facile visualizzarlo come una pentola a pressione pronta ad esplodere.
L’epidemia da vaiolo delle scimmie, in Africa, di fatto non ha mai smesso di espandersi. Secondo l’Oms l’epicentro della diffusione del virus sarebbe la Repubblica Democratica del Congo, dove l’Oms ha segnalato il 96% dei casi confermati di Mpox registrati a giugno.
Il 25 luglio, poi, l’epidemia è stata dichiarata in anche Burundi, più o meno nello stesso periodo in cui Kenya, Ruanda e Uganda hanno dato conferme sui propri casi di infezione.
Oggi sono almeno 13 i paesi africani che hanno registrato focolai più meno grandi di Mpox. Secondo i Cdc Africani, nel 2024 questi paesi hanno confermato 2.863 casi e 517 decessi. I casi sospetti in tutto il continente sono stati oltre 17mila, più che raddoppiati dunque rispetto ai 7.146 casi del 2022. Nel 2023 erano stati invece 14.957.
Da segnalare, secondo i Cdc africani, ci sarebbe anche l’aumento dei decessi e, in particolare, il potenziale collegamento tra HIV e Mpox.
Rispetto a quanto successo 15 mesi fa, tuttavia, in questa nuova ondata di vaiolo delle scimmie c’è da registrare un altro, determinante, dettaglio. In quasi tutti i contagi, il responsabile è stato il ceppo virale «clade Ib», una delle tre varianti riconosciute del virus: non quella che aveva fatto scattare l’allarme tra il 2022 e il 2023.
Di fronte a questa situazione, l’Africa Centres for Disease Control and Prevention ha dunque deciso di dichiarare ufficialmente l’attuale epidemia di Mpox un’emergenza sanitaria pubblica di sicurezza continentale: è la prima dichiarazione di questo tipo dalla sua istituzione nel 2017.
“Oggi, dichiariamo questo PHECS per mobilitare le nostre istituzioni, la nostra volontà collettiva e le nostre risorse per agire, rapidamente e con decisione – ha spiegato il dott. Jean Kaseya, direttore generale dell'Africa CDC, ribadendo poi l’appello ai partner globali – Esortiamo i nostri partner internazionali a cogliere questo momento per agire in modo diverso e collaborare strettamente con l'Africa CDC per fornire il supporto necessario ai nostri Stati membri”. Il riferimento, si legge nelle sue parole, è il modo in cui il mondo si sarebbe «dimenticato» dell’Africa dopo l’epidemia tra l 2022 e il 2023.
Ha continuato poi: “Vi chiediamo di stare al nostro fianco in quest'ora critica. L’Africa è da tempo in prima linea nella lotta contro le malattie infettive, spesso con risorse limitate. La battaglia contro l'Mpox richiede una risposta globale. Abbiamo bisogno del vostro supporto, della vostra competenza e della vostra solidarietà. Il mondo non può permettersi di chiudere un occhio su questa crisi”.
Clade Ib, dunque. È lui il nuovo ceppo del virus del vaiolo delle scimmie che sta seminando il panico in Africa.
Rispetto al cugino che si era diffuso a cavallo tra il 2022 e il 2023 in tutto il mondo (noto come «Clade IIb»), questa variante è più virulenta e si trasmette molta con più facilità, anche per esempio attraverso i contatti ravvicinati come quelli sessuali. Clade Ib sembra anche più pericoloso rispetto al virus gemello che da tempo è endemico in Africa centrale.
A lui, insomma si deve il netto e drammatico rialzo di contagi registrato negli ultimi mesi in più di 10 paesi africani, a partire dalla Repubblica Democratica del Congo.
Ad aggiungere dubbi, domande e preoccupazioni a una situazione già di per sé complicata c’è anche il fatto che il profilo delle persone contagiate oggi appare diverso rispetto al 2022-2023, purtroppo.
Sì, perché se prima i più colpiti erano i maschi adulti, oggi il bersaglio principale è la popolazione più piccola. Secondo i dati dell’Oms, il 39% dei contagi e il 62% dei decessi registrati da gennaio a maggio 2024 nella Repubblica Democratica del Congo riguardavano bambini con meno di 5 anni di età.
Riportando i dati di Save The Children, Ansa riferisce che il 20% dei decessi riguardava individui che non avevano ancora compiuto nemmeno un anno.
C’è di più. Perché non preoccupa solo la dimensione dell'epidemia africana e il profilo degli infetti ma anche la capacità del virus di varcare i confini e insediarsi in aree in cui fino a oggi non era presente.
Dalla Repubblica democratica del Congo, come ti raccontavo prima, Mpox si è poi spostato in Burundi, Kenya, Rwanda e Uganda. È per questo che l'Oms sta cercando di capire se sia necessario o meno dichiarare lo stato di emergenza internazionale.
Come ha scritto su X il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, il Comitato d’emergenza dell’Agenzia darà il suo parere “in merito a questa eventualità che l’epidemia costituisca un'emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale e, in tal caso, mi consiglierà sulle raccomandazioni temporanee su come prevenire e ridurre al meglio la diffusione della malattia e gestire la risposta sanitaria pubblica globale”.
In tutto questo, però, c’è una buona notizia. Oggi abbiamo già a disposizione un vaccino contro il vaiolo delle scimmie. Si chiama Imvanex, è arrivato anche in Italia ed è un farmaco che nel 2013 aveva ricevuto luce verde dalle autorità internazionali per combattere l'infezione da vaiolo umano. Per fortuna, però, si è dimostrato assai efficace anche nel bloccare il Monkeypox o nel rendere più lieve l’infezione.
I CDC africani ha già firmato un accordo di partnership con l'Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie della Commissione europea e Bavarian Nordic, l’azienda produttrice di Imvanex, per fornire oltre 215mila dosi di vaccino.
La società biotecnologica danese, nel frattempo, ha dichiarato che donerà 40mila dosi del suo vaccino mpox al principale ente sanitario pubblico africano. E ha anche aggiunto che l'Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie acquisterà 175.420 dosi del vaccino e le donerà agli Africa Centres for Disease Control and Prevention e che poi donerà altre 40mila dosi.
Fonti | Cdc Africa; OMS; Nazioni Unite