Sono servite 10 operazioni chirurgiche e ben 100 giorni di ricovero in ospedale, ma alla fine Christian, paziente di 47 anni affetto da fascite necrotizzante, ce l'ha fatta. Forse non hai mai sentito parlare di questa patologia, ma si tratta di un'infezione batterica davvero grave, tanto da poter provocare la morte nel 30% dei casi. L'uomo è stato preso in carico dal dottor Mario Cherubino, Professore Associato di Chirurgia Plastica Ricostruttiva dell’Università dell’Insubria e responsabile della Microchirurgia e Chirurgia della Mano, che ha eseguito il trapianto di pelle e gli ha letteralmente salvato la vita.
Per capire da cosa era stato colpito il paziente, ti basti sapere che i batteri responsabili vengono chiamati comunemente "mangia carne". Forse nella tua mente l'avrai già visualizzata: un'infezione aggressiva che progredisce rapidamente. Tutto parte da una ferita, attraverso la quale può entrare l'agente patogeno e attaccare i tessuti sottocutanei. Si riconosce perché provoca vescicole e bolle, ma se non viene trattata in tempo, può arrivare a scatenare una setticemia. Il tessuto può andare in necrosi e a quel punto può insorgere lo shock settico e, in seguito, la morte. Pensa che anche quando si interviene con antibiotici e chirurgia, il rischio di perdere gli arti rimane comunque alto.
Ma cosa è accaduto al signor Christian? Si era sottoposto a un'operazione alla schiena, in seguito alla quale avvertiva una strana stanchezza. Per un po' di tempo non sembrava una situazione preoccupante fino a quando, il 7 marzo, non è svenuto. Portato d'urgenza al pronto soccorso dell'ospedale di Circolo di Varese, i medici si sono trovati davanti a una situazione disperata: i suoi organi stavano già cedendo.
A quel punto la decisione: tentare la strada di un intervento chirurgico molto complicato, ma l'unico che potesse evitare la morte del paziente. Così, il dottor Cherubino assistito dalla sua equipe è riuscito a rimuovere piano piano tutta la pelle infetta, un'area molto ampia che andava dalla coscia alla spalla. L'operazione è durata cinque ora, ma è stata solo la prima di una lunga serie. Nelle successive, bisognava ricostruire il tessuto rimosso a partire da un autotrapianto utilizzando proprio la pelle dell'uomo.
In tutto, sono stati necessari 97 giorni di ricovero, di cui 27 trascorsi in terapia intensiva. Ha perso 20 chili, ma ora può dirsi guarito. E di quei giorni in bilico tra la vita e la morte non ricorda nulla.
Fonte| Humanitas