Variante XE: che cosa sappiamo finora sulla nuova forma mutata di Sars-CoV-2 scoperta nel Regno Unito

Ribattezzata XE, la nuova variante del Coronavirus sarebbe nata dal contatto tra i due sottoceppi di Omicron, BA.1 e BA.2, all’interno di un organismo umano. Secondo l’Oms potrebbe essere del 10% più contagiosa rispetto a BA.2 ma per conferme certe servono ulteriori approfondimenti.
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Kevin Ben Alì Zinati 4 Aprile 2022
* ultima modifica il 04/04/2022

Era una questione di quando, e non di se. E allora ecco che la nuova variante di Sars-CoV-2 ha appena fatto il suo ingresso sulla scena mondiale.

I ricercatori dell’Uk Health Security Agency l’hanno individuata per primi nel Regno Unito a partire dallo scorso 19 gennaio 2022 e l’hanno ribattezzata “XE”. Secondo quanto hanno appreso finora, si tratterebbe di una variante ricombinante nata dal contatto tra i due sottoceppi di Omicron, BA.1 e BA.2.

È pericolosa? E se sì, quanto rispetto ad Omicron o alle altre sottovarianti come BA.2, che ad oggi rappresenterebbe già l'86% delle infezioni mondiali? I vaccini sono efficaci? Sono tutte domande lecite che ti staranno ronzando nella testa da giorni, soprattutto ora che in Italia è finto lo Stato di Emergenza e il Governo ha dato il via al graduale abbandono delle restrizioni e del Green pass.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la variante XE potrebbe avere un possibile vantaggio del tasso di crescita di circa il 10% rispetto a Omicron e BA.2: potrebbe, in sostanza, essere leggermente più contagiosa.

Hai notato, però, quanti condizionali? Ecco: al momento non devi assolutamente farti prendere dal panico o azzardare conclusioni improvvisate e parziali. Non ci sono certezze: in queste ore, infatti, gli esperti di tutto il mondo stanno indagando questa nuova variante e le sue potenziali complicanze.

Vediamo, allora, che cosa sappiamo finora sulla variante XE.

Cos’è una variate ricombinante?

La pandemia ci ha spinti un po’ tutti a imparare qualche nozione di virologia e la prima, fondamentale, che non devi mai dimenticare è che per un virus mutare è una cosa normale. Anzi, naturale.

Sars-CoV-2 è un virus a Rna in costante evoluzione e fin dalla sua comparsa modifica il proprio genoma in maniera del tutto casuale: il destino di ogni variante è strettamente legato alle condizioni che incontra nell’ambiente circostante e più questo rapporto è favorevole, più è alta la possibilità che sopravviva.

Una di queste mutazioni, a un certo punto della sua storia, è stata quella vincente che gli ha permesso di fare il salto di specie e passare dall’animale all’uomo.

Come non è solito che nascano varianti “normali” di un virus, non è strano nemmeno che si originino varianti ricombinanti. Come ha spiegato l’Agenzia sanitaria per la sicurezza del Regno Unito si tratta del frutto dell’incontro tra due o più varianti all’interno di uno stesso organismo.

Quando un individuo viene infettato con due o più forme mutate del virus varianti contemporaneamente può verificarsi quello che gli esperti inglesi hanno definito un “mescolamento del loro materiale genetico” all’interno del corpo del paziente.

La variante XE, insomma, avrebbe avuto origine in un paziente contagiatosi allo stesso tempo con Omicron 1 e Omicron 2.

Secondo i dati divulgati dalle autorità britanniche, negli ultimi mesi sarebbero state individuate addirittura 3 varianti ricombinanti. Accanto a XE, i virologi avrebbero scoperto anche XD e XF, entrambe nate da un'infezione combinata tra Omicron e la variante Delta.

Nel Regno Unito per ora XF avrebbe però causato solo 38 casi, sebbene non se ne veda nemmeno uno da metà febbraio mentre XD fino ad oggi non sarebbe stato identificato Oltremanica ma nel resto del mondo, soprattutto in Francia, per un totale di 49 casi globali.

Il primo identikit di XE

Per il momento l’Uk Health Security Agency ha riferito di aver rinvenuto la nuova variante XE in 637 persone. Intervenuta per dare le prime informazioni sulla scoperta, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha spiegato che per il momento considera XE come il frutto di una ricombinazione dei due principali sottotipi della Omicron, BA.1-BA.2.

XE appartiene alla variante Omicron fino al momento in cui non saranno riportate differenze significative nella trasmissione e nelle caratteristiche della malattia, inclusa la gravità, puoi leggere nel loro report.

Secondo la professoressa Susan Hopkins, Chief Medical Advisor dell’UKHSA, “le varianti ricombinanti non sono un evento insolito, in particolare quando ci sono diverse varianti in circolazione e molte sono state identificate nel corso della pandemia fino ad oggi. Come con altri tipi di varianti, la maggior parte morirà in tempi relativamente brevi.

È più contagiosa?

La nuova variante XE sarebbe più contagiosa della sottovariante di Omicron BA.2.

È quello che avrai letto e sentito nelle ultime ore su giornali e televisioni. Lo stanno ribandendo diversi esperti tra cui, per esempio, anche Walter Ricciardi.

La base di partenza per queste dichiarazioni sono sempre le parole dell’Oms secondo cui le prime stime “indicano per questa variante mix un possibile vantaggio del tasso di crescita di circa il 10% rispetto a BA.2”. La frase dell’Organizzazione tuttavia continua ammettendo e sottolineando che “questa scoperta richiede un'ulteriore conferma”.

Dello stesso avviso anche la professoressa Hopkins dell’UKHSA: “Questo particolare ricombinante, XE, ha mostrato un tasso di crescita variabile e non possiamo ancora confermare se abbia un vero vantaggio di crescita. Finora non ci sono prove sufficienti per trarre conclusioni sulla trasmissibilità, sulla gravità o sull'efficacia del vaccino”.

Al momento, insomma, si tratta di stime ed è quindi ancora troppo presto per stabilire se la variante XE è più contagiosa delle altre. Serve, insomma, applicare un'altra lezione che questa pandemia devi averci insegnato: la cautela.

Fonte | Uk Health Security Agency; Oms

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