Via la tampon tax, ma non per tutti. Anzi, per pochi. Dai, diciamolo, quasi per nessuno. Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha annunciato su Twitter che il governo ha ridotto dal 22% al 5% l'aliquota IVA sugli assorbenti, sostenendo entusiasta che si trattasse di "un primo segnale di attenzione per milioni di ragazze e donne nel decreto fiscale su cui abbiamo lavorato con le deputate di maggioranza di Intergruppodonne". Peccato che questa misura incida solo su quelli biodegradabili e compostabili. Ed è così che i milioni di cui parla il ministro si riducono improvvisamente a poche centinaia.
Per tutte le altre, rimangono i dispostivi classici. Quelli che si acquistano al supermercato ogni mese, di ogni anno, a partire dal primo menarca fino alla menopausa. E non sono una moda, né un vizio. Sono una necessità dalla quale, credeteci uomini, vorremmo spesso liberarci pure noi. Un'esigenza che ci costa cara, circa 70 euro all'anno per la precisione. Per fare un raffronto, i rasoi per la barba utilizzati dall'altra metà della popolazione hanno un'IVA che non supera il 4%. E no, non perché siano biodegradabili.
Ma se di radersi il viso si può parlare in serenità, persino in ufficio o quando si è a pranzo, il ciclo mestruale rimane invece un argomento tabù. Ce lo abbiamo, ma è meglio se facciamo finta non sia mai esistito, se ci nascondiamo rapidamente gli assorbenti nella tasca quando dobbiamo andare in bagno a cambiarci, se non ci lamentiamo troppo dei dolori e di tutti i fastidi che le perdite ci creano. E siamo stati bravissimi e bravissime a innescare il meccanismo della negazione. Tanto che parlare di mestruazioni all'interno di aula parlamentare ci sembra una volgarità inaudita. Quindi oggi dovremmo persino essere contente di questo grande annuncio del ministro, uomo, Gualtieri.
Un uomo che probabilmente non sa che gli assorbenti e i tamponi biodegradabili non si trovano in tutti i supermercati, costano già quasi il doppio di quelli classici e per queste ragioni non sono esattamente la prima scelta di ogni donna.
La misura dunque sa solo di contentino dopo le diverse campagne di sensibilizzazione a suon di "il ciclo non è un lusso". O magari ha semplicemente confuso bersaglio: il fine non era aiutare la popolazione femminile italiana, ma varare misure in favore dell'ambiente. Nulla di sbagliato, però lasciamo stare le donne. Quanto meno, non prendiamole in giro. In un Paese dove il ciclo mestruale è considerato un bene riservato ai ricchi come, anzi di più dei tartufi, forse sarebbe necessario più pudore quando si proclamano a gran voce risultati di questo tipo. Inoltre, se proprio vogliamo salvare il Pianeta, perché non riduciamo le tasse anche sulle coppette mestruali? Attirano forse meno attenzioni?
Fonte| Ansa