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Violenza negli ospedali: il governo risponde con l’annuncio di presidi di polizia nelle strutture sanitarie

La misura è contenuta in un emendamento del dl bollette e prevede l’installazione di postazioni fisse di polizia nelle strutture sanitarie. Già qualche mese fa il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva annunciato di voler ricorrere alle forze dell’ordine per garantire la sicurezza del personale sanitario e prevenire gli episodi di violenza in corsia e soprattutto in pronto soccorso. Ma i rappresentanti di categoria (e lo stesso ministro della Sanità Schillaci) non sembrano convinti che puntare solo sulla presenza delle forze dell’ordine possa bastare.
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Maria Teresa Gasbarrone 12 Maggio 2023
* ultima modifica il 12/05/2023

Contro i sempre più frequenti episodi di violenza nelle corsie d'ospedale e soprattutto nei pronto soccorso il governo annuncia che verranno installate postazioni fisse di polizia nelle strutture sanitarie.

Il provvedimento è contenuto in un emendamento del dl bollette e rappresenta la prima risposta ufficiale dell'esecutivo di Giorgia Meloni a quella che i rappresentanti di medici e infermieri definiscono una vera e propria emergenza: solo negli ultimi 3 anni sono stati almeno 5mila gli episodi di minacce, lesioni e aggressioni negli ospedali, soprattutto nei Pronto Soccorso. Le più colpite sono le donne, vittime del 75% degli episodi registrati.

Cosa contiene l'emendamento

L'emendamento riformulato al dl bollette, approvato in commissione alla Camera, stabilisce che "presso le strutture ospedaliere pubbliche e convenzionate con un servizio di emergenza-urgenza", in considerazione del "bacino di utenza e del livello di rischio della struttura", possono essere costituiti posti fissi della Polizia di Stato per la "tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica", prevenzione e repressione dei reati, e per "assicurare l'incolumità" dei sanitari.

Cosa chiedono medici e infermieri

Contro la violenza subita dal personale sanitario il governo sembra voler rispondere quindi con il ricorso alle forze dell'ordine. Ma si garantisce davvero così la sicurezza di medici e infermieri? Già a gennaio il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi avverava annunciato l'intenzione di rafforzare la sicurezza: in quell'occasione il ministro della Salute Orazio Schillaci aveva però ribadito che resta fondamentale "decongestionare" i pronto soccorso.

"Forse è la misura più importante. È fondamentale – aveva precisato Schillaci – che i malati arrivino al pronto soccorso soltanto quando ne hanno veramente bisogno. La strada è una sola: la medicina territoriale. Fino a oggi è stata l’anello debole del nostro sistema sanitario, ma ora è indispensabile rafforzarla, potenziarla, riqualificarla. Devono esserci altri luoghi in cui chi sta male riceve le prime cure".

Anche molti tra i medici sembrano non essere troppo rassicurati da azioni che si concentrano solo sul rafforzamento delle forze dell'ordine nei presidi ospedalieri. Solo qualche mese fa, all'indomani dell'ennesimo episodio di violenza  – in quell'occasione ad essere stato aggredito era stato un medico del Policlinico Vanvitelli di Napoli – il segretario nazionale di Anaao Assomed avverava sottolineato Pierino Di Silverio come ormai sia "improcrastinabile un intervento urgente e concreto per spezzare la catena di violenze, altrimenti nessuno vorrà più curare".

"Evidentemente non sono sufficienti le forze dell'ordine, ma serve una legge immediata che restituisca sicurezza ai luoghi di cura e ruolo ai dirigenti medici e sanitari", ha ribadito Di Silverio.

Fonte | OMCeo Roma

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