
Quando senti parlare del cosiddetto "Decreto contaminazioni” devi pensare a un gruppo di nuove misure dedicate all’agricoltura biologica su cui il governo italiano sta lavorando diverso tempo.
La volontà del Ministero dell’Agricoltura di Francesco Lollobrigida è quella di introdurre nuove norme per la gestione delle tracce accidentali di residui di pesticidi nei prodotti biologici.
L’obiettivo del decreto, insomma, è quello di evitare che nella produzione biologica vi sia l’accidentale e involontaria presenza di sostanze non ammesse ma la decisione, come prevedibile, sta raccogliendo diverse critiche e accuse.
Per i più moderati, il nuovo decreto finirà per complicare la vita a un settore in espansione ma comunque delicato mentre secondo altri la bozza di testo, per come appare oggi, sarà un gruppo di norme “ammazza-bio” capaci di marginalizzare e penalizzare ulteriormente il mondo dell’agricoltura biologica.
Secondo l’articolo 3 della bozza del nuovo decreto, nel caso in cui dovesse essere individuata la presenza accidentale di pesticidi o di altre sostanze non ammesse sotto lo zero tecnico, dunque 0,01 mg/kg, allora il prodotto in questione verrà considerato idoneo e conforme.
Questo darà comunque avvio a un’indagine che avrà lo scopo di evitare che un tale episodio si ripeta nuovamente in futuro. Se però i risultati delle analisi rimandassero a più di un pesticida, il prodotto non potrebbe più essere qualificato come “biologico”.
L’articolo 5, invece, dovrebbe prevedere un percorso più blando per un prodotto in cui dovessero essere trovate tracce accidentali di pesticidi in quantità superiori allo zero tecnico.
Il prodotto non verrà dunque declassato immediatamente ma diventerà piuttosto l’oggetto di un'indagine approfondita per stabilire con precisione se si tratta di contaminazione accidentale.
In caso di esito positivo, il prodotto può essere certificato come biologico a patto però che la presenza della sostanza non superi l‘1% del limite massimo di residuo.
Il decreto mette al centro dell’attenzione dunque la cosiddetta contaminazione accidentale. Ovvero la presenza involontaria di tracce residue di sostanze chimiche come i pesticidi all’interno di un prodotto alimentare in questo caso appartenente alla filiera dell’agricoltura biologica.
La contaminazione accidentale può dipendere dalla vicinanza delle coltivazioni biologiche con quelle convenzionali, dove l’uso di pesticidi è permesso oppure può avvenire durante le fasi di trasporto e stoccaggio, attraverso il contatto ambienti non completamente puliti.
L’utilizzo di macchinari agricoli non adeguatamente puliti e sterilizzati può determinare una contaminazione così come anche l’eventuale presenza di pesticidi nel sottosuolo o nelle riserve d’acqua impiegato nella coltivazione.
Il Decreto contaminazioni è diventato subito oggetto di dibattiti e polemiche a causa dei potenziali impatti che potrebbe determinare sulle coltivazioni biologiche.
Secondo alcuni, per esempio, gli agricoltori biologici potrebbero subire pesanti ripercussioni di fronte al declassamento dei propri prodotti biologici a causa di contaminazioni accidentali e a livelli irrisori. Il WWF ha espresso preoccupazioni simili, sostenendo che il simile decreto potrebbe ostacolare seriamente l'agricoltura biologica.
I limiti della contaminazione accidentale, secondo il WWF, sarebbero poi così inverosimili che diventerebbe davvero molto difficile per gli agricoltori biologici mantenere la certificazione bio.
In generale, comunque, se passasse così per come lo abbiamo letto nella bozza, il decreto contaminazione porterebbe inevitabilmente costi aggiuntivi per gli agricoltori biologici nel caso dovessero affrontare indagini o declassamenti dei propri prodotti.