Intervento al cuore con una mini-turbina a fibre ottiche: la prima volta in Italia

L’intervento è stato realizzato all’Ospedale Niguarda di Milano e questa nuova tecnologia ha permesso di trattare un paziente ad alto rischio, che di norma sarebbe stato considerato inoperabile.
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Giulia Dallagiovanna 30 Aprile 2021

In Italia è stato realizzato un intervento che ha permesso di salvare la vita a un paziente che, di norma, sarebbe stato giudicato inoperabile. Ed è la prima volta nel nostro Paese. L'ospedale è il Niguarda di Milano, mentre la persona in sala operatoria aveva 68 anni e un cuore molto fragile: soffriva infatti di una sindrome coronarica e di una disfunzione cardiaca severa. Capirai come intervenire in questi casi sia una faccenda davvero molto delicata. Nello specifico, il classico intervento chirurgico nel quale si inerisce un bypass veniva considerato a rischio proibitivo. Ma senza una rivascolarizzazione cardiaca, non sarebbe potuto sopravvivere. La scelta è ricaduta quindi su un'angioplastica con stent, che spesso viene utilizzato per trattare chi ha subito un infarto. La novità, però, sta tutto nell'utilizzo di un'innovativa mini-turbina.

Si tratta di uno strumento che si può posizionare a livello del muscolo cardiaco attraverso un catetere e che permette di supportare l'organo, mentre viene eseguito un delicato intervento. L'intera procedura è stata gestita tramite l'uso di Impella CP SmartAssist, un sistema molto preciso di monitoraggio attraverso fibre ottiche. Solo così è stato possibile intervenire su un paziente che di solito viene definito CHIP, ovvero ad alto rischio per comorbidità o, in inglese, higher-risk and clinically indicated patients.

Il compito della miniturbina era quella di supportare il cuore durante l'intervento e nelle ore successive

La mini-turbina poi è rimasta a supporto del paziente per le successive 24 ore dopo l'intervento. È stata rimossa solo una volta che le sue condizioni sono state ritenute stabili. "Fino ad oggi la tipologia di pazienti CHIP (higher-risk and clinically indicated patients), ovvero una categoria di persone ad alto rischio per comorbidità, disfunzione ventricolare sinistra e severa coronaropatia, non poteva essere trattata per l'elevato rischio di mortalità periprocedurale – ha spiegato Fabrizio Oliva, Direttore della Cardiologia 1- Emodinamica, Unità di Cure Intensive Cardiologiche. – Oggi il trattamento è possibile grazie al miglioramento delle tecniche e dei device come il sistema di supporto temporaneo al circolo Impella, una pompa microassiale intracardiaca che supporta il ventricolo sinistro, che si può posizionare facilmente per via percutanea attraverso un accesso femorale di pochi millimetri. La pompa miniaturizzata permette permette di ottenere una gittata fino a 4.3L/min”.

Fonte| Ospedale Niguarda