
La società del terzo millennio è ormai così connessa che è impossibile analizzare un problema senza sfociare in altri campi. Perfino quando parliamo di cambiamento climatico c'è un filo rosso che ci lega tutti, e la base per mitigarne gli effetti non può che essere l'accesso paritario alle tecnologie. Il digital divide (letteralmente “divario digitale”) è una delle forme di discriminazione più sottili del nostro tempo: chi non ha accesso a internet viene inevitabilmente escluso dai suoi vantaggi creando un divario socio-economico e culturale enorme.
La ricerca promossa da HP in collaborazione con Oxford Economics sottolinea quanto il divario digitale sia cresciuto negli ultimi anni, lasciando fuori dalla vita economica circa un terzo della popolazione, pari a 3 miliardi di persone. Si tratta di una disparità sociale che si ripercuote in tanti aspetti della vita. Pensiamo all'impossibilità di ricevere in tempo reale un allarme relativo a un fenomeno atmosferico potenzialmente disastroso, eventualità che con il climate change siamo costretti a subìre sempre più di frequente e ad ogni latitudine. Oppure rimanere indietro nel lavoro, senza la possibilità di essere competitivi in una società che va sempre più veloce, o ancora non poter accedere a infrastrutture digitalizzate per lo studio o la salute.
Per lo studio sono stati intervistati leader d'azienda e responsabili di governo di 10 Paesi ed è venuto fuori che 3 su 4 ritengono la tecnologia uno strumento fondamentale per ampliare le opportunità economiche, e l'AI un'alleata indispensabile per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità e impatto sociale positivo. In particolare, infatti, l'intelligenza artificiale può svolgere un ruolo cruciale nell'ottimizzare i consumi delle industrie, migliorare le condizioni di lavoro, gli strumenti sanitari e di conseguenza aumentare le opportunità economiche anche nelle popolazioni più emarginate.
“Per ridurre veramente il digital divide nel nostro mondo in rapida evoluzione dobbiamo anche fornire alle persone le competenze per utilizzare la tecnologia.” ha dichiarato Giampiero Savorelli, AD di HP Italy. L'azienda ha da poco pubblicato il proprio Sustainable Impact Report da cui emerge un dato positivo rispetto ai progressi fatti. Grazie a corsi, progetti e laboratori ha infatti accelerato la digital equity per 45 milioni di persone a partire dal 2021, puntando a 150 milioni entro il 2030.
La transizione digitale è quindi una priorità assoluta, soprattutto se vogliamo puntare a costruire una società equa in cui tutti hanno pari diritti e abbastanza risorse per prosperare in un mondo “smart”. Le potenzialità delle AI sono tante, inesplorate e promettenti, ma possiamo sfruttarle solo se il digital divide smetterà di essere un problema globale.