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10mila persone a Milano contro l’uccisione dei maiali di Cuori Liberi. Gli attivisti: “In piazza per Pumba, Bartolomeo e Dorothy”

Radunati in 10mila davanti alla sede della Regione Lombardia per i 10 maiali che vivevano sereni al Rifugio Cuori Liberi di Sairano, uccisi il 20 settembre dai veterinari dell’Ats perché secondo loro infettati dalla peste suina africana. Una violenza figlia di un sistema economico insostenibile che vede gli animali solo come prodotti. Ma la paura di Pumba, l’amicizia tra Batolomeo e Carolina e la diffidenza di Mercoledì sono gli stessi sentimenti che proviamo anche noi.
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Evelyn Novello 9 Ottobre 2023

Gli slogan che hanno spinto 10mila persone a radunarsi davanti alla sede di Regione Lombardia sabato 7 ottobre sono stati Giù le mani dai santuari, ma anche Mai più, Go vegan, e Vogliamo giustizia. Giustizia per Crosta, Freedom, Crusca, Pumba, Dorothy, Mercoledì, Bartolomeo, Ursula, Carolina e Spino. I 10 maiali che vivevano al Santuario Cuori Liberi di Sairano, nel pavese, e che venerdì 20 settembre sono stati uccisi dai veterinati dell'Ats di Pavia perchè (forse) infettati dalla peste suina quando la loro unica colpa è appartenere alla specie sbagliata, una specie considerata solo merce a disposizione della filiera alimentare. Rete dei santuari, Oipa, Lndc-Animal protection, Fronte animalista, Alleanza animalista e Lav, sono solo alcune delle associazioni animaliste che avevano dichiarato battaglia e, come promesso, sono scese in piazza richiamando quante più persone possibili, sia per manifestare apertamente il loro dissenso verso le istituzioni, Regione Lombardia in primis, sia per chiedere delle leggi diverse e più chiare, in difesa di animali che sono a tutti gli effetti d'affezione.

Pumba ha lottato fino al suo ultimo respiro e ci ha urlato la sua rabbia e il suo dolore mentre qualcuno esclamava "ce l'abbiamo fatta!"

Quel 20 settembre 2023 è ormai una data simbolo per i diritti degli animali dei rifugi. La mattanza di Sairano è l'esempio della contrapposizione tra due visioni ben distinte, una antispecista, empatica, e una cieca perché abbagliata dal profitto. Durante il comizio iniziale di sabato Roberto Mannelli, attivista e volontario del rifugio Cuori Liberi, ha tuonato: "Avete visto tutti cosa è stato invaso quel venerdì, cosa è stato oltraggiato. Avete sentito nel profondo della vostra coscienza che la paura che provava Pumba non era diversa dalla paura che prova il vostro cane o il vostro gatto e che potete provare voi. Che la tenerezza che si poteva provare verso nonna Dorothy è la stessa che si prova verso ogni nonnina, senza distinzione di specie. Che i sentimenti che hanno tenuto insieme fino alla fine Ursula, Bartolomeo e Carolina sono gli stessi nostri legami familiari e affettivi. Che la diffidenza di Mercoledì è la nostra stessa diffidenza nei confronti di chi ci incute paura. Il 20 settembre Pumba ha lottato con tutte le sue forze per difendere la sua libertà e la sua amata Dorothy. Pumba ha lottato fino al suo ultimo respiro e ci ha urlato la sua rabbia e il suo dolore mentre qualcuno esclamava ce l'abbiamo fatta!".

Il 20 settembre è quella ragione per cui continuare a lottare per pretendere dei diritti che ancora non esistono e per cui ottenere che sia rispettata quella legge che, invece, c'è già, il decreto ministeriale del 7 marzo 2023, che definisce i Santuari non più come allevamenti, ma come "rifugio permanente" per animali non DPA (non destinati alla produzione alimentare). Ma "questo riconoscimento è stato calpestato dalla tragedia di Sairano – ha esclamato sabato Sara D'Angelo, volontaria di Vita da cani e Rete dei Santuari di Animali Liberi – quando abbiamo ricevuto la diagnosi di peste suina sapevamo già cosa avremmo rischiato. Questo per una normativa sanitaria obsoleta che risolve tutto con l'uccisione di tutti i soggetti anche solo per uno malato. Avevamo chiesto almeno del tempo, per curarli, supportarli e accompagnarli noi alla morte se fosse stato necessario, come accade in qualunque famiglia quando un animale non sta bene. Ma gli interessi economici che ci sono in ballo sono troppo importanti e l'unica cosa che interessa alle istituzioni è tutelare la filiera zootecnica e gli interessi di Coldiretti. Questo sistema produttivo è insostenibile e vive solo grazie ai finanziamenti pubblici".

Questa stessa logica è stata applicata agli oltre 34 mila suini imprigionati negli allevamenti del pavese, sterminati in massa per un caso di positività alla PSA con una macchina della morte a gas. "E la Regione l'ha fatto con i nostri fondi perchè ogni giorno di morte ci è costato 74mila euro – continua D'Angelo – Per Cuori Liberi abbiamo chiesto qualunque soluzione alternativa che potesse essere ragionevole ma non siamo stati ascoltati". Nonostante il decreto di marzo, nulla è cambiato nella visione delle istituzioni che continuano a paragonare i maiali d'affezione a quelli d'allevamento, usando, in caso di epidemie, metodi inutilmente violenti e grossolani per tutelare la filiera dei prosciutti. Ma la sensibilità sta cambiando e lo dimostrano le 10mila persone del corteo di sabato.