350 km in bici a caccia di rifiuti di plastica: il viaggio green di Raffaele Fanini

Appassionato di ciclismo e convinto ambientalista, Raffaele ha percorso il tragitto da Torbole, in Trentino, a Rimini con un proposito ben chiaro in testa: raccogliere la plastica che trovava per strada. E ne ha trovata parecchia. Lo sguardo adesso è rivolto al futuro: “spero di rifarlo in gruppo per dare un segnale ancora più forte”.
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Federico Turrisi 28 Agosto 2019

Sai quanto ci mette una bottiglia di plastica a biodegradarsi? Dai 100 a 1000 anni. Un'enormità. Se pensi a tutte le bottiglie di plastica disperse per l'ambiente, probabilmente ti renderai conto che quello dell'inquinamento da plastica è uno dei problemi più urgenti che dobbiamo fronteggiare se vogliamo dirci di avere a cuore le sorti del nostro pianeta. Lo sa bene Raffaele Fanini, 30 anni, web designer originario di Rovereto, in Trentino. Da ormai quattro anni vive a Torbole, sul lago di Garda. Da qui è partito lo scorso 17 agosto per la sua avventura. Destinazione Rimini. Più di 350 chilometri da percorrere in sella alla sua bici da corsa, una Moser del 1978. Obiettivo, ripulire le strade dai rifiuti di plastica.

"In fondo, con questa iniziativa simbolica non ho fatto altro che unire due mie grandi passioni: quella per la bici e quella per l'ambiente. Faccio parte infatti di un'associazione, chiamata Rotte Inverse, che svolge attività di sensibilizzazione sul tema della sostenibilità", racconta Raffaele, che per la sua impresa si è munito di un carrello monoruota da attaccare alla sua bici. All'interno del carrello una bacinella di plastica, dove accumulare di volta in volta la plastica recuperata, con la scritta "life no plastic is fantastic" e l'hashtag #plasticfreeride. L'armamentario a sua disposizione prevedeva anche un bastone con un gancio all'estremità per raccogliere i rifiuti sparsi per terra.

"La bacinella era in grado di contenere tra le 50 e le 60 bottiglie di plastica. Parlo di bottiglie perché rappresentano la tipologia di rifiuto che ho incontrato più di frequente per strada. Direi almeno il 90%: ce n'è una quantità davvero vergognosa. Poi ovviamente è capitato di raccogliere anche altri imballaggi di plastica, qualche lattina, molto raramente delle bottiglie di vetro. Una volta che la bacinella era piena, cercavo un bidone dove buttare tutto il materiale. Ogni volta che la scaricavo segnavo sulla bacinella con un pennarello una x. Al termine del mio viaggio ne contavo 19″.

Stiamo parlando quindi di circa un migliaio di bottigliette e altri rifiuti raccolti durante i cinque giorni che sono serviti per coprire la distanza tra Torbole e Rimini. Cinque giorni non sono pochi: del resto, Raffaele è dovuto fermarsi parecchie volte durante il tragitto. "Soprattutto nelle periferie dei centri urbani e nelle zone industriali ho trovato così tanta spazzatura per terra che dovevo scendere dalla bici per raccogliere uno a uno i rifiuti abbandonati".

L'altro elemento su cui riflettere riguarda la non biodegradabilità di questi rifiuti. Può sembrare una sciocchezza, ma buttare una bottiglietta di plastica e sottrarla ad un adeguato riciclo ha – non smetteremo mai di ripeterlo – delle conseguenze pesanti sull'ambiente. "Una delle cose che in un certo senso mi ha stupito di più è stata imbattersi in bottiglie e lattine che avevano ancora i loghi degli anni Novanta. Chissà da quanto tempo erano abbandonate lì ai bordi della strada".

Il 21 agosto, dopo cinque giorni di traversata dunque, Raffaele ha raggiunto la tappa finale, Rimini. Missione compiuta. La sua vecchia signora, la bicicletta Moser che gli ha tenuto compagnia durante tutto il viaggio, ha retto benissimo ai chilometri percorsi. Per Raffaele è arrivato il momento di trarre un bilancio da questa esperienza.

"È stato senza dubbio un viaggio interessante, un modo per prendere ancora più consapevolezza del fatto che se vogliamo abitare in un posto migliore e più pulito bisogna cambiare rotta. C'è troppa plastica in giro. Sarebbe bellissimo poter replicare questa avventura. Ancora meglio in gruppo, così da velocizzare il lavoro di pulizia e dare un segnale più forte. Non è necessario coprire distanze lunghe in più giorni, basta anche una pedalata di 50 chilometri in giornata. Deve passare il messaggio che ognuno di noi può dare il suo contributo per l'ambiente".