La cifra del conflitto tra Israele e Hamas la fanno i luoghi in cui si sta combattendo: gli ospedali. È notizia di poche ore fa l'irruzione da parte dell'esercito israeliano nell'ospedale di al-Shifa, a Gaza City. Una violazione di un luogo che, secondo il diritto internazionale, dovrebbe rimanere neutrale al pari di ambulanze e personale sanitario. E che arriva solamente un giorno dopo la diffusione di un video girato nei sotterranei dell'ospedale pediatrico Rantisi dove il portavoce dell’Idf Daniel Hagari mostra armi, giubbotti esplosivi e lanciarazzi che sarebbero stati nello scantinato dai miliziani di Hamas. Secondo Isreaele, quello è uno dei luoghi in cui sono stati tenuti prigionieri gli ostaggi, proprio vicino all'entrata di un tunnel utilizzato dai terroristi. E come dimenticare l'al-Ahli Arabi Baptist Hospital, raso al suolo in seguito a un'esplosione che non si sa da quale fazione sia stata provocata. E poi ci sono l'ospedale al-Quds, il secondo più grande della Striscia di Gaza, che ora si trova in mezzo ai bombardamenti, e l'ospedale indonesiano, dove il personale ha dichiarato di essersi "rassegnato al destino" e di non voler abbandonare la struttura.
Non sappiamo quante persone siano morte a Gaza, il bilancio non viene aggiornato da quattro giorni, anche perché gli ospedali non sono più in grado di comunicare con il ministero della Sanità palestinese. "L'ultimo aggiornamento fornito delle vittime palestinesi a Gaza, il 10 novembre, è di 11.078, di cui 4.506 bambini e 3.027 donne. Circa altri 2.700, tra cui circa 1.500 bambini, sono stati dichiarati dispersi e potrebbero essere intrappolati o morti sotto le macerie, in attesa di essere salvati o recuperati. Altri 27.490 palestinesi sarebbero rimasti feriti", ha riferito l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha).
Sono numeri impressionanti, che raccontano il destino di una prigione a cielo aperto dove la convenzione di Ginevra è carta straccia. L'Organizzazione mondiale della sanità ha definito "inaccettabili" gli attacchi agli ospedali, ma i bombardamenti non sono l'unica minaccia. Isreaele sta controllando l'afflusso di carburante nella Striscia, allo scopo di impedire che venga intercettato e utilizzato dagli uomini di Hamas. Così facendo, però, rimangono senza anche le strutture sanitarie che non sanno come far funzionare i macchinari, incubatrici comprese, in assenza di energia.
Ma se "la neutralizzazione" per ambulanze, ospedali, personale sanitario ufficiale, infermieri e volontari che soccorrono i feriti non vale più, come per altro la guerra in Ucraina aveva già dimostrato, vuol dire che stiamo entrando in un nuovo livello di conflitto armato. Dove le strutture sanitarie non solo rischiano di finire in mezzo al fuoco incrociato, ma diventano veri e propri bersagli in aperta violazione del diritto internazionale. È un grande muro che viene abbattuto e che potrebbe dettare la cifra delle future guerre, dove nessun luogo sarà più sicuro.
Fonte| "I principi fondamentali nella condotta delle operazioni militari"pubblicato dal Centro alti studi per la difesa dell'Istituto superiore di Stato maggiore;