A Genova ci sono dei guerrieri che difendono gli alberi della città, ecco come nasce Greenova161

Come a Milano e a Roma, anche a Genova da tempo sono nate realtà cittadine che si occupano del verde pubblico, spesso lasciato senza cure dalle amministrazioni. Greenova161 è un gruppo di attivisti di Genova, li abbiamo contattati per raccontare la loro storia.
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Francesco Castagna 13 Giugno 2023

Non tutti i guerrieri indossano delle armi, o meglio, non sempre queste sono negative. Stiamo parlando di un gruppo di ragazzi della città di Genova, che con il tempo si sono riuniti amichevolmente e hanno creato Greenova161: un collettivo di persone che si prende cura del capoluogo ligure interessandosi del verde urbano.

La comunicazione di questo gruppo di attivisti è diretta, d'impatto. Emergono trend social, vecchi personaggi e vecchie serie televisive prese in prestito per sensibilizzare i cittadini.

Abbiamo contattato uno dei rappresentanti del gruppo, Vincenzo, per raccontare di come è nata Greenova161 e del perché questo potrebbe diventare un esempio per altre realtà cittadine in tutto il Paese.

Come nasce Greenova161?

L'iniziativa nasce da quelle che solitamente vengono definite come "chiacchiere da bar". Un gruppo di amici che, parlando della situazione attuale, ha deciso di riunirsi spontaneamente nella lotta al riscaldamento globale in un modo abbastanza personale, facendo guerrilla gardening, quindi andando a occupare gli spazi pubblici abbandonati.

È stato un gesto molto spontaneo e genuino. Non ci siamo messi a studiarlo al tavolino, abbiamo detto: "ma perché il Comune non mette più alberi? Se non lo fa, ci pensiamo noi".

Siete partiti dalle "chiacchiere da bar", adesso?

Siamo quattro persone nel nucleo fondante, ognuno si occupa di una gestione specifica. Tutti noi, a parte un ragazzo che cura la comunicazione di Greenova161 e lo fa perché di mestiere è un social media manager, facciamo altri mestieri.

A seconda dei blitz notturni che si fanno possono partecipare tutte quelle persone che hanno deciso di far parte della nostra chat personale. Ogni volta comunichiamo dove andremo a piantare l'albero, poi l'adesione dipende dai giorni.

Come sta andando l'attività in città e qual è il riscontro da parte della cittadinanza?

Noi abbiamo piantato poco più di venti alberi in un anno, che sembra poco ma inizialmente non pensavamo di riuscirci. Di questi ne abbiamo adottati oltre i due terzi, quindi stiamo parlando di quindici esemplari. C'è molto sostegno perché le persone ci scrivono in privato per segnalarci le aiuole vuote o mal gestite. Chi invece ci  scrive da altre parti d'Italia per chiederci come sia possibile fare quello che facciamo noi. Noi ogni volta rispondiamo che non serve altro che la voglia di fare, di unirsi e di collaborare insieme.

Da questo punto di vista il supporto dei cittadini è costante. C'è stato un boom soprattutto negli ultimi mesi, dopo che abbiamo saputo della volontà del Comune di voler rimuovere gli alberi che abbiamo piantato.

Perché il Comune li vuole rimuovere?

Noi abbiamo piantato un albero nei pressi della Foce, una zona piuttosto sotto i riflettori soprattutto perché c'è un polo importante che la giunta sta realizzando. Un altro giornale ha pubblicato un articolo su quest'albero e sulla nostra realtà e il fatto è finito sotto gli occhi del municipio, il quale ha fatto sapere che hanno l'intenzione di rimuovere i nostri alberi. Uno di quei consiglieri municipali d'opposizione ce lo ha fatto sapere e, di conseguenza, noi abbiamo comunicato quest'intenzione ai cittadini.

Il compito del Comune dovrebbe essere l'opposto, ovvero implementare il verde, rispettare il regolamento urbano, impedire un ulteriore consumo di suolo. Noi abbiamo cercato di accrescere una coscienza comune, abbiamo avuto il supporto di cittadini, delle realtà ambientaliste, di alcuni partiti d'opposizione che hanno portato le nostre istanze in consiglio comunale.

La motivazione fornitaci dal Comune è che non siamo competenti del verde urbano e non siamo legali, perché non chiediamo i permessi. Noi infatti operiamo in questo modo: ci muoviamo di notte, scegliamo una aiuola abbandonata, dopo esserci accertati che ci sia un cittadino in grado di accudire un albero decidiamo di piantare l'arbusto cercando di capire anche la biodiversità e il tipo di albero da rispettare.

C'è stata un'interrogazione presentata al Comune della consigliera Ghio all'assessore al Verde Urbano Mauro Avvenente, avete avuto rapporti con le istituzioni?

No, non ci siamo mai interfacciati con la giunta ma lo abbiamo fatto con alcuni consiglieri d'opposizione. Siamo stati avvicinati da consiglieri di diversi partiti politici, tutta la fazione che è all'opposizione e che fa del verde una delle proprie battaglie. Noi con Bucci e gli assessori non ci siamo mai interfacciati direttamente.

Cosa consiglieresti a chi vi ha chiesto sui social come fare per fare questo tipo di attivismo in altre città?

Oltre a riunirsi spontaneamente tra amici, accertarsi di avere una base di cittadinanza disponibile a partecipare. Dal punto di vista della scelta dell'albero non c'è una regola fissa, ma va studiata posto per posto. Quello che penso è che dovremmo pensare a vivere e percepire la nostra città come se fosse un giardino. È giusto delegare in parte un compito all'amministrazione, ma bisogna costruire anche dal basso una comunità più virtuosa.