A La Mecca il turismo religioso diventa ecosostenibile

Ogni anno la città sacra vede più di 2 milioni di pellegrini produrre oltre 42mila tonnellate di rifiuti. Un ritmo insostenibile per l’ambiente. Le autorità saudite hanno così imposto un sistema di raccolta differenziata e riciclo, ma anche promosso una cultura del rispetto della natura e contro lo spreco di cibo.
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Giulia Dallagiovanna 9 Novembre 2018

Ogni anno ad agosto quasi due milioni e mezzo di pellegrini raggiungono La Mecca. E ogni anno riversano nella città sacra circa 42mila tonnellate di rifiuti. Le autorità dell'Arabia Saudita hanno così deciso che era giunta l'ora di fare qualcosa per il bene dell'ambiente, dei visitatori e degli abitanti. "Nella tradizione islamica le aree verdi, i boschi hanno un posto speciale: sono luoghi sacri per Allah", ha spiegato a IL l’imam Isa Abd al-Haqq Benassi, membro del Consiglio delle Guide Religiose della Comunità Religiosa Islamica Italiana.  "L’uomo ha l’incarico di essere il vicario di Dio sulla Terra. Quindi ha una funzione di responsabilità sull'ambiente".

Così da quest'anno hajj, il tradizionale pellegrinaggio che costituisce il quinto pilastro del'Islam, significherà anche prendersi cura del mondo in cui viviamo. In poche parole, raccolta differenziata e riciclo. Sono stati assoldati 13mila operatori e supervisori che, maglietta gialla e giubbotto verde, si aggireranno per le strade della città e si assicureranno che ciascun turista faccia il suo compito e che i bidoni siano sempre agibili.

Cartelli per indicare i luoghi dove gettare i rifiuti saranno disposti in tutte le vie e soprattutto vicino alla Ka'ba, il tempio a forma di cubo che sicuramente conoscerai anche tu, dove i fedeli camminano sette volte in senso antiorario. Il centro di smistamento sarà invece vicino al campo di Mamuniya, a Mina, lontana 5 chilometri da La Mecca, dove solitamente vengono allestite le tendopoli per i visitatori.

Ma le autorità sperano anche di innescare una nuova cultura del rispetto dell'ambiente in nome di Allah e prevedono di arrivare a una riduzione di due terzi del volume dei rifiuti entro il 2030. "I pellegrini devono essere amici della natura e l'educazione in questo senso deve iniziare già nelle loro case", ha detto Mohammed al-Saati, responsabile della sanità per il comune de La Mecca, all'Hindustan Times.

E una volta raccolti, dove finiscono? In buona parte saranno venduti a compagnie di riciclo e il ricavato sarà donato in sadaqah, quella che noi chiamiamo "carità" e che rappresenta un altro pilastro dell'Islam. E proprio per sensibilizzare i pellegrini contro lo spreco di cibo, molti cartelli porteranno la scritta "Sadaqah, non spazzatura".

Ma è un sistema che va collaudato e implementato con molti sforzi e un duro lavoro, visto che le autorità dell'Arabia Saudita si preparano, per il 2030, ad accogliere circa 30milioni di visitatori in un anno nella sola città sacra.